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UN MONDO SENZA INTERNET? LA RICHIESTA DEI GIOVANI È UN’IDIOZIA DERESPONSABILIZZANTE (di Matteo Fais)

Uno dei principali problemi del mondo è che nessuno vuole assumersi la responsabilità di questo. La kafkiana situazione che quotidianamente si palesa ricorda un po’ quella di uno dei tanti enti nei cui meandri il cittadino può avere la sfortuna di perdersi, uno di quei posti in cui viene rimandato di sportello in sportello, senza che nessuno sappia materialmente chi debba fare cosa, dare garanzie rispetto alla effettiva realizzabilità della richiesta presentata, o assumersi la dannata responsabilità di una risposta chiara e netta.

In tal senso, dovrebbe far riflettere un sondaggio condotto dal British Standards Institution (BSI), i cui risultati essenziali riferiscono che, su 1.293 giovani britannici intervistati in merito, il 47% dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 21 anni preferirebbe essere giovane in un mondo senza Internet, mentre il 50% afferma che un coprifuoco per i social media migliorerebbe la loro vita. Il 68% ha dichiarato di sentirsi peggio con sé stesso, dopo aver trascorso del tempo online.

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Naturalmente i giornali, sempre a caccia di coltelli dell’assassino e notizie catastrofiche, stanno enfatizzando questa ricerca come il simbolo della fine di un’era. Tutto ciò va, manco a dirlo, ben oltre il ridicolo e ci fa capire che generi di idioti siano i giovani – e diversamente giovani – intorno a noi. La situazione è grottesca, come vedere una puttana in casino che tuona contro la facilità con cui le donne si abbandonano a un sesso libero e senza peso. Qualsiasi persona sana di mente le risponderebbe “D’accordo, gioia, comincia a chiudere le cosce”.

È curioso come probabilmente queste generazioni di snowflake lobotomizzati non si sia neppure resa conto che, se internet fa schifo ed è una cloaca, ciò accade perché loro lo rendono tale. Se il pavimento di casa tua fa vomitare, non puoi che assumerti la responsabilità di aver dato vita a un porcile.

Internet non è un moloch che si muove in totale autonomia, bensì il prodotto delle nostre scelte individuali che in esso vanno a sommarsi e manifestarsi come totalità. Se il porno ne è l’asse portante, non è certo per un complotto sotterraneo degli ebrei, come pensano i complottisti paranoici, ma semplicemente perché la gente cerca molti più “Exploited College Sluts” che “ Van Gogh – I Girasoli”. Similmente, se la propaganda filorussa pro Putin e le fake news circolano più di una seria riflessione di Bernard-Henri Lévy o Fukuyama, ciò è dovuto al fatto che gli imbecilli, tendenzialmente, preferiscono affidarsi al guru social di turno, forte della sua terza media, piuttosto che a un serio intellettuale francese amico di Jean-Paul Sartre o a un professore universitario americano.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
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Tra parentesi, se è vero, per esempio, che Instagram, per la maggior parte, è il trionfo dell’egoità e del narcisismo più patologico – oltre che più ridicolo – è anche vero che è tramite quella piattaforma che noi di “Il Detonatore”, per esempio, entriamo maggiormente in contatto con i poeti che proponiamo sul nostro magazine. Ma non è colpa della gente per bene come noi e meno che mai dei poeti se la foto del culo di qualsiasi stronza – e quando dico qualsiasi stronza intendo proprio anche un cesso a pedali – prende quindicimila like, mentre persino l’autore più noto oltreoceano, quando va proprio benissimo, ne raggranella massimo 500. Sono quelle stesse persone che sognano un mondo senza internet e che provano schifo dopo averlo usato, come dice la ricerca inglese, a spargere tutta quella approvazione, sui social, verso i fenomeni più squallidi e meno nobili.

È uscito il nono numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/007748197e21705cb7264

È d’obbligo far notare, peraltro, che eventuali blocchi, interdizioni, limitazioni, o coprifuochi delle piattaforme, come li hanno chiamati loro, non farebbero che aggirare il problema, senza fornire una reale soluzione. Sarebbe come ritirare dal commercio libri quali quello delle barzellette di Totti, o il testo di Giorgia Soleri. È chiaro che chi si reca in libreria solo per acquistare simili porcherie non devierà verso Honoré de Balzac perché non trova lo schifo che cerca.

Come al solito, il processo psicologico in gioco consiste nel proiettare all’esterno il male che abita il soggetto deliberante nell’intimo, così la colpa di tutto assume di volta in volta la maschera del demonio, del neoliberismo, del capitalismo e, nella fattispecie di cui si sta parlando, il capro espiatorio diviene internet.

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In verità, con buona pace di questi poveracci di ragazzini così terribilmente turbati dalla navigazione tra un reel su Instagram più cretino dell’altro, lo strumento è fantastico, impareggiabile, il regalo più bello che la globalizzazione ci abbia donato, esattamente come, per secoli, il testo a stampa ha garantito la sopravvivenza della cultura a ogni latitudine. L’unica differenza è che, un tempo, le voci a venir diffuse erano tendenzialmente più selezionate – anche se, almeno dall’800 in poi, la platea va gradualmente allargandosi, quindi aprendosi anche a voci discutibili o passeggere.

No, signori, Internet non ha nessuna colpa ma è la risultante di tutte le vostre scelte e decisioni prese nello spazio virtuale. Se vi dà tanto fastidio, abbandonatelo, mondatelo dalla vostra insignificante presenza per lasciare spazio a chi ha veramente bisogno di nuovi mezzi per esprimere e diffondere un nuovo pensiero. Effettivamente, le coglionate potreste limitarvi a dirle ai vostri amici, quando vi incontrate per l’aperitivo. Noi non potremmo che esservene immensamente grati.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

Instagram: https://www.instagram.com/matteofais81/

Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14/?locale=it_IT

Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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