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REDPILL, MASCHI FRAGILI E INCATTIVITI: CRONACA DI UNA DERIVA REAZIONARIA (di Lord Harold Crichton – infiltrato non redento)

C’è stato un tempo in cui le fragilità si nascondevano sotto l’impermeabile di Humphrey Bogart. Oggi, invece, si manifestano in forma di meme sgrammaticati su Telegram e lunghi thread su Facebook in cui l’autocommiserazione esistenziale si mescola alla nostalgia per un patriarcato che queste generazioni non hanno mai conosciuto. Benvenuti nel mondo dei gruppi Redpill, dove ho vissuto – con l’anima in bilico tra l’antropologo e il masochista – per circa quattro anni.

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DIARI DA UNA TRINCEA DIGITALE

Da infiltrato consapevole (e con una pazienza degna del Mahatma Gandhi), ho osservato un microcosmo popolato da giovani uomini disillusi, ansiosi, spesso soli, che cercano di dare un senso a un mondo in cui non si sentono più protagonisti. Il punto di partenza è quasi tenero: “Perché le ragazze mi ignorano?” Il punto di arrivo, invece, è talvolta inquietante: “dovremmo abolire il suffragio femminile e imporre il niqab.”

Come si arriva da una frustrazione sentimentale all’esaltazione dell’Islam come panacea autoritaria contro il “femminismo degenerato occidentale”? Facile. Basta qualche algoritmo, un paio di influencer narcisisti e una discreta dose di dolore non elaborato.

LA DONNA COME NEMICO E COME OSSESSIONE

Nel lessico Redpill, la donna (chiamata “np”, ovvero “non persona”) non è mai un soggetto ma un oggetto mitologico, oscillante tra Lilith e Barbie, una usurpatrice dell’ordine naturale. In quanto nata come tale viene considerata colpevole di aver avuto accesso al sesso grazie alla “liberazione sessuale” (vista non come emancipazione, ma come tradimento), e di esercitare un potere selettivo che esclude la stragrande maggioranza dei maschi considerati non attraenti (“sotto il 7 non è vita”, dicono i nostri, riferendosi ad una scala estetica da 0 a 10)

La figura del “Chad” o del “Tommy”– maschio alfa, bello, alto, ben dotato (oppure meno esuberante, ma che piace, nel secondo caso)  – è tanto odiata quanto invidiata. È il capro espiatorio perfetto. E qui il pensiero corre a René Girard: quando una comunità è in crisi, elegge un colpevole da sacrificare. I Redpillati ne hanno trovati due: Chad e le donne. La rabbia si riversa in un loop tossico che mescola misoginia, razzismo e un antisemitismo talmente surreale da risultare – se non fosse tragico – quasi comico.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

EBREI, MASSONI E IL RITORNO DEL GRANDE COMPLOTTO

In questa nuova mitologia postmoderna, ogni narrazione ha bisogno di un burattinaio. E nei gruppi Redpill, i burattinai sono sempre gli stessi: gli ebrei e i massoni. Un’accoppiata da romanzo ottocentesco che ritorna puntuale come la muffa nei forum cospirazionisti.

I primi vengono chiamati “i nasoni”, con quel pregiudizio becero e infantile da caricatura scolastica, usato da chi si sente vittima dello stesso body shaming che ora esercita verso altri. I secondi – i “massoni” – sono descritti come una setta occulta che, in combutta con l’élite globalista, avrebbe progettato la decadenza dei costumi occidentali, sponsorizzato il femminismo, promosso il sesso libero e reso l’uomo moderno un “cagnolino da compagnia con l’ansia da prestazione”.

“Dietro ogni movimento progressista c’è un grembiule”, scrive uno con evidente disprezzo sartoriale. La retorica è chiara: il mondo era bello quando gli uomini comandavano, le donne tacevano, gli ebrei venivano perseguitati e i massoni stavano in loggia a fumare in silenzio. Ora invece, secondo questi teorici della domenica, tutto sarebbe opera di un piano orchestrato da salotti segreti, simboli arcani e banche “controllate da nasoni col grembiule” – una fantasia medievale, ma con Wi-Fi.

Non è solo disinformazione: è la ricerca disperata di un ordine, di un senso, di una struttura piramidale dove almeno si sappia chi comanda e chi obbedisce. E in mancanza di un vero potere a cui ribellarsi, si costruisce un nemico mitico. Il meccanismo è sempre quello girardiano: quando il caos dilaga, si elegge un colpevole da immolare. E se possibile, che porti un kippah e compasso.

È uscito l’ottavo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/0077481974591de30877f

LA FRAGILITÀ MASCHILE COME DETONATORE SOCIALE

Ma sarebbe un errore ridurre tutto alla caricatura. Questi ragazzi – molti tra i 16 e i 30 anni – non sono tutti degli esalatati con idee reazionarie. Sono, più spesso, figli di un’epoca che ha smantellato i vecchi modelli di virilità senza offrirne di nuovi ed ha esaltato la femminilità abbandonando i giovani ragazzi che, oltre a non percepire un ruolo nella società, devono anche fare autodafè e chiedere scusa in quanto tali e, quindi, potenzialmente assassini e di donne (perché “non tutti gli uomini”, afferma certa propaganda femminista). Cresciuti in una società che premia la comunicazione emotiva, la bellezza, la fluidità e la condivisione, si ritrovano privi degli strumenti culturali per interpretare il proprio ruolo.

Abbandonati dalla società che premia le ragazze (ritenute più brave a scuola, all’università e nella vita), la loro frustrazione è reale, tangibile, ma viene gestita malissimo, si tramuta in rabbia e disprezzo.

I gruppi Redpill funzionano come camere dell’eco: chi prova a ragionare, a proporre un’uscita costruttiva, spesso viene ignorato, chiamato “cucco”, “sottone”, “simp” o “drone”. Invece, chi minaccia il suicidio riceve paradossalmente più attenzione, ma non sempre nella direzione sperata. Alcuni lo incitano (“tanto sei un fallito”), altri empatizzano (“anch’io ci ho pensato”), ma la solidarietà non è mai totale. Perché, nella gerarchia emotiva Redpill, c’è spazio solo per due emozioni: rabbia e rimpianto. Ogni altra cosa è “da femminucce”.

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DAL PATRIARCATO PERDUTO ALL’UTOPIA ISLAMISTA

Uno dei fenomeni più curiosi è l’esaltazione crescente della sharia. Non per una sincera conversione religiosa, sia chiaro. L’islam viene qui strumentalizzato come simbolo di ordine, controllo e – soprattutto – sottomissione femminile. “In Arabia Saudita non esiste il femminismo” scrivono con entusiasmo, dimenticando che in Arabia Saudita non esiste neppure Reddit.

Il paradosso è tragico e illuminante: alcuni giovani europei, cresciuti in libertà, desiderano ardentemente la fine della libertà. Ma non la loro: quella delle donne. Sognano una restaurazione in cui il sesso sia un diritto maschile e non una libera scelta, e la donna torni ad essere ciò che – secondo loro – la natura aveva deciso: una ricompensa.

COSA FARE, ALLORA?

Bisogna smettere di ridere. O almeno, ridere meglio. Con l’ironia acida dei Monty Python, sì, ma anche con lo sguardo attento di chi sa che il disagio maschile è reale, e non va lasciato in mano agli influencer reazionari. Serve educazione emotiva. Serve un nuovo linguaggio della mascolinità, che non sia né violento né ridicolizzato. Serve, soprattutto, che la società si prenda cura dei suoi figli dimenticati, prima che questi decidano di vendicarsi della madre.

L’elefante è nella stanza, ingombrante ed imbizzarrito, non si può più ignorarlo.

E forse, serve anche che qualcuno, ogni tanto, entri in quei gruppi non per giudicare, ma per ascoltare e smontare, con calma, con empatia, e – perché no – con un pizzico di British humour.

Lord Harold Crichton

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4 Commenti

  1. Anch’io, con pari masochismo, ho vissuto per qualche tempo (non 4 anni, non penso ce l’avrei fatta…) da “infiltrato” in un famoso gruppo “Redpill”.
    Se posso, aggiungerei un paio di spunti di riflessione.
    Il primo: ogni teoria del complotto funziona in quanto muove da un nucleo di verità, il quale, nel caso della redpill, è rappresentato dal fatto che, effettivamente, alcuni uomini abbiano più chances di altri nel reperire un partner.
    Si tratta, peraltro, di considerazione assai banale.
    Un po’ meno banale, ma sempre vero, è che le donne siano molto più selettive degli uomini (è la biologia…)
    Ed è anche vero che, mentre, ai tempi “che furono”, una donna, pur di non rimanere zitella, si sarebbe pigliata anche The Elephant Man, oggi (e fortunatamente!) non è più cosí, con la conseguenza che, per i maschiacci, la “patata free” non è assicurata o perlomeno bisogna impegnarsi anche bel po’ per trovarla e soprattutto abbassare di molto le aspettative.
    Da queste -invero, assai banali- verità, i redpillati partono per i loro voli pindarici, o meglio si avvitano in un abisso di delirio totalmente autoreferenziale.
    A fungere da carburante alle loro farneticazioni sono sostanzialmente due punti fermi del pensiero Redpill:
    1) l’equiparazione tra valore sessuale e valore umano complessivo, il cui curioso corollario è che Nikola Tesla sarebbe inferiore al peggior tamarro di periferia.
    2) la mistica del concetto di validazione: per i redpillati l’unica cosa davvero in grado di conferire autostima a un individuo sarebbe il successo sessuale; tutto il resto è “coping”.
    Così, sebbene anche i topi di fogna siano capacissimi di fare sesso, mentre solo gli esseri umani sanno dipingere, cantare, scrivere poesie o concepire pensieri critici, ecc., per i redpillati, tra Stephen Hawking e il cizzauro ignorante come una capra e povero in canna (ma felicemente accoppiato con sciampista di pari spessore intellettuale), quello “validato” dovrebbe essere il secondo.
    Come ben si vede, il livello di delirio è tale da diventare praticamente impermeabile e chiunque osasse mettere in dubbio il dogma in base al quale un uomo si identificherebbe con la qualità e quantità dei pertugi in cui ha saputo e potuto infilare il pupparuolo verrebbe tacciato di essere anch’egli parte del complotto anti patriarcale.
    Che poi, in pieno patriarcato, nelle trincee del Carso o fra le dure zolle della Bergamasca, avrei proprio voluto vederli, sti poveretti: temo avrebbero accettato pure di farsi transfemministi militanti in cambio di tutte le libertà e comodità del secolo in cui sono cresciuti…

    1. Mi permetto di segnalare quelli che sono a mio parere due errori di interpretazione o meglio di attribuzione. Sul punto 1 non sono i redpillati ad equiparare valore umano e sessuale ma tendenzialmente sono le donne a farlo. Precisamente la teoria redpill parla di LMS cioè look Money e status. Tale teoria si basa su dati e studi antropologici: sul sito ilredpillatore (tanto parliamo di lui immagino…) ci sono le fonti disponibili a tutti. Ovviamente la teoria redpill è un modello e come tale non rappresenta la “realtà” ma un tentativo di una sua descrizione.
      Sul punto 2: viviamo in una società iper sessualizzata dove l ‘uomo è costantemente sottoposto a stimoli sessuali da qui l’ovvia conseguenza che una validazione per un uomo passa necessariamente per la sua vita sessuale. Falso? Sicuramente ma non sono ancora una volta i redpillati ad inventare.
      Concordo che i richiami all islam lascino il tempo che trovano.
      Certi movimenti sono sicuramente appannaggio della destra ma anche a sinistra si cerca di analizzare la questione senza scadere nel cosidetto pensiero unico dominante. Si pensi a Fabrizio Marchi de “linterferenza”.
      Sul Carso morivano uomini “privilegiati” non donne oppresse

      1. Molto probabilmente devo aver capito male…
        In base a quanto sostieni parrebbe che la donna media (non la sciampista ignorante) attribuisca a Fabrizio Corona (absit iniuria verbis…) maggior valore umano che a Giacomo Leopardi o a Stephen Hawking…
        E, perdonami, ma mi pare davvero un’assurdità!
        Certamente preferirebbe andare a letto col primo, ma già come amico opterebbe per uno dei secondi….
        In ogni caso non credo proprio alla sua incapacità di distinguere due piani (quello sessuale e quello del valore complessivo di un uomo) che sono e rimangono separati per chiunque sia fornito del minimo raziocinio.

  2. Concordo, invece sulla “ipersessualizzazione” della nostra società.
    Il che però non implica che l’unica o la principale forma di validazione sia quella sessuale.
    Mi vien da dire che, anzi, è la validazione di chi non ha niente di meglio…
    Immagina il tamarro di periferia: ignorante come una capra, povero in canna ma pieno di donne… chi fra lui e un docente universitario stimato all’interno della comunità scientifica ha maggior motivo di sentirsi “validato”?
    E chi sta facendo “coping”?
    “Però quello scopa”, dirai tu… il che certamente è vero, ma comprenderai che fare dello “scopare” (attività certamente piacevole) l’alpha e l’omega della natura umana (cioè equipararla a quella degli insetti) può forse comprendersi a 13 anni, non a 30…

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