MARTIRI E SOLDATI, CANCEL CULTURE E DIFFUSIONE DELL’ODIO (di Matteo Fais)
Condannare un gesto, non vuol dire dover tacere su tutto ciò che ruota intorno a una vicenda e un uomo. C’è un punto, quando si parla di Charlie Kirk, anzi quando lo si racconta come martire di un’idea: si omette che lui non era un semplice signore che esponeva e difendeva le sue idee. Strano perché, se scrivi che ti piace il salmone, su un qualunque social, qualcuno arriva e ti accusa di essere pagato da un’organizzazione mafiosa – o finanziata dagli ebrei – di allevatori del noto pesce. Il caro Charlie viene fatto passare per un uomo del tutto slegato dai meccanismi del potere, quando aveva dietro di sé un’organizzazione, l’associazione Turning Point USA, finanziata da molta gente affiliata al MAGA – quei viaggi in lungo e in largo per l’America, per dibattere a destra e a manca, non erano certo uno sfizio di uno qualsiasi.

Anche se tecnicamente C. non era un dipendente trumpiano, diciamo un Emilio Fede d’oltreoceano, risultava comunque compromesso mani e piedi con un movimento che, in un modo o nell’altro, lo aiutava, almeno per vie traverse. Quindi, no, non era un illustre sconosciuto che dibatteva amabilmente su un social. Era posto lì per uno scopo e per tal motivo foraggiato – era un politico, insomma, almeno in senso lato. Niente di illegale, per carità, ma il professionista non è un semplice attivista allo sbaraglio che distribuisce volantini o un individuo isolato che scrive post in favore o contro un partito.

Riguardo al suo “seminare odio”, la faccenda è complessa, difficile da veicolare. Definirlo fascista sarebbe ovviamente un’idiozia, come il 99% delle volte in cui si parla di fascismo oggigiorno. La cultura che sta cercando di prendere il sopravvento è autoritaria e non c’entra niente con il Ventennio. Anche perché, malgrado le spinte nefaste, un “fascismo” da passo militare, in divisa per così dire, non tornerà mai più. Il ragazzo che adesso esprime le idee peggiori, a Destra, ha l’aria di un normie; esattamente come quello di Sinistra non è vestito da Guardia Rossa – probabilmente ha solo i capelli di tale colore, per via della tintura.

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Un pensiero autoritario, se si imporrà, non sarà mai a manganellate. Anzi, si fingerà molto democratico, fin troppo apparentemente. Non picchierà, magari si limiterà a umiliare dei ragazzini sprovveduti durante un dibattito americano. Chi pensa di vedere squadracce in giro è un povero fesso. I tempi sono cambiati e una violenza immediata ed esplicita non farebbe presa su masse troppo ingentilite.

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Se una svolta più dura ci sarà, prima di tutto dovrà passare a mezzo di una lenta persuasione. Anche la Sinistra, progressista come storica, arriva sempre in lacrime a chiedere di poter parlare, non fa mai vedere i muscoli prima di poterselo permettere.
Del resto, avrete notato tutti che i MAGA, quando la Sinistra metteva in atto la sua Cancel Culture, chiedevano più libertà, invocavano il free speech. Al momento, guarda caso, invece, per loro è lecito far licenziare una persona se ha scritto male della vittima. Ciò ci insegna che, più spesso di quanto si possa credere, chi domanda più libertà lo fa solo per poterla togliere meglio agli altri.

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Dunque, sì, si può tranquillamente diffondere odio con il sorriso sulle labbra, basta non usare toni troppo sopra le righe. Persino quelli del KKK, oramai, non parlano più apertamente di segregazione e schiavitù. Hanno semplicemente adeguato il tiro o fatto quello che, in americano, si chiama un rebranding. Tanto più che non è necessario dire tutto ciò che si pensa subito, lo si fa per gradi. Se voi voleste la sottomissione delle donne, uscireste per strada con un cartello che lo dice esplicitamente? A meno di non essere dei cretini completi, no. Iniziereste sottolineando che, oggi, le femmine sono più infelici di un tempo, consumano più psicofarmaci e blah, blah, blah. La gente va abituata a una certa visione. E determinati soggetti sono l’ideale, perché hanno un’aria rispettabile, quella della persona da cui compreresti un’auto usata.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).