IL PROBLEMA DEL TEDIO DEMOCRATICO (di Matteo Fais)
Potrà sembrare un paradosso, ma è esattamente ciò che avviene in un regime di benessere diffuso. Non è un caso che, almeno in Europa, cioè in una società dell’opulenza, totalmente pacificata, in cui, malgrado tutta l’immigrazione e i vari fattori perturbanti, gli omicidi e la violenza sono sostanzialmente meno che all’inizio del secolo scorso, la gente stia molto peggio rispetto al passato.
Se, qui da noi, come nel resto dei Paesi del vecchio mondo, trovate persone che sostengono Putin, che esaltano i vecchi Stalin, Pol Pot, e persino chi vede in Kim Jong-un una specie di leader antitetico alla nostra decadenza, esiste una motivazione psicologica alla base di tutto ciò.

Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione.
L’uomo, nella sua essenza, è sempre stato una bestia, un barbaro. Lasciate perdere i libri di scuola che vi restituiscono una visione hegeliana delle Storia, intesa come avanzamento dello spirito umano verso una sempre maggiore consapevolezza e sapere. Quei movimenti hanno riguardato unicamente una minoranza. Per intenderci, è un po’ come dire che la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma il 90 percento di coloro che vivono intorno a voi non sono in grado, poi, di capire come funzioni realmente la macchina con cui vi fanno un eco ai reni e neppure di acquistare il servizio di hosting che materialmente mantiene in piedi questo sito – persino io, stentatamente, ho inteso solo per sommi capi il lavoro del webmaster, limitandomi a caricare i pezzi.
Ad un certo punto dello sviluppo storico, abbiamo deciso di mandare chiunque a studiare. Eppure la società non è enormemente migliorata. Non troviamo in circolazione un maggior numero di scienziati e neppure – cosa apparentemente molto più probabile – più lettori di poesia. Semplicemente, non è questo il destino delle masse.
Abbiamo un bel lottare per ridurre la fatica e gli orari di lavoro. Dall’inizio dei tempi, il grosso dell’umanità è stato abituato ad ammazzarsi di fatica già solo per recarsi sul luogo di lavoro e, poi, sgobbare dalle 12 alle 14 ore consecutive, mangiando poco più di un pezzo di pane e uno stufato, quando andava bene. Alla fin fine, non avrebbero potuto fare molto di più.

È un falso mito che tutti possano reggere l’innaturale condizione di stare otto ore seduti a meditare, come Heidegger, sulla differenza tra l’essere e gli enti, senza essere sopraffatti dalla nevrastenia e la depressione. La gente è fatta per lavorare i campi con la zappa e, successivamente, tornare a casa a sbronzarsi, non senza prima essersi recata a osservare l’impiccagione di un povero disgraziato. Lasciate perdere che, grazie al cielo, oggi, il tutto sia stato sostituito dalla partita di calcio e dalle successive risse fuori dallo stadio.
Sarà pure un luogo comune, ma non è privo di fondamento: oggigiorno, si sta troppo bene. Poter andare tutti o quasi al ristorante, almeno una volta a settimana, e scegliere di consumare quello che ci pare, calamari come carne di cervo, non ci ha addolciti, ma resi degli squilibrati che, a notte, non riescono a dormire senza l’ausilio di psicofarmaci.

(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)
Ripeto, non è un caso che, oggi, nel 2025, in una società enormemente migliore di quella in cui vissero i nostri nonni nati all’inizio del ’900 – non parliamo neppure di ciò che c’è stato prima –, le persone siano totalmente impazzite e invochino il Fascismo, l’Unione Sovietica, e ogni aberrazione trascorsa.
La tranquillità che si accompagna al benessere, il dover scegliere solo che marca di sigarette fumare, o doversi districare tra le possibilità offerta dalla carta dei vini, contrariamente a ciò che si crede, non è in prima istanza una condizione materiale, ma una conquista intellettuale. Stare a riposo, non lavorare, nel senso di non doversi massacrare per la mera sussistenza, è un qualcosa che in pochissimi possono permettersi a livello spirituale.
Il complottismo, per intendersi, è un esempio di come il cervello umano, che non riesce a sopportare il peso dell’insegnamento razionale, inizi a girare a vuoto, invece che in senso produttivo. Esso ha certo assimilato un sapere nobile, ma non riesce ad applicarlo in alcun ambito positivo, così fonde come un motore di auto eternamente acceso e lasciato a girare senza scopo.

AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979
Seppur per sommi capi, questa condizione è ciò che sta alla base del tedio democratico, il motivo per cui tante persone, che praticamente non hanno mai conosciuto l’inedia, ma un regime medico senza pari nella storia e una condizione di vita igienicamente incomparabile a quella del passato, in cui chiunque ha del tempo libero, la possibilità di intrattenersi e intrecciare libere relazioni, dice di rimpiangere i tempi andati o fa sue battaglie collocate in parti del mondo che non saprebbero neppure individuare su una cartina geografica. Per lo stesso motivo, alcuni, a un certo punto, hanno inventato la moda del bungee jumping. Secondo voi, se avessero dovuto prendere parte a una guerra che dura trent’anni, come nei secoli passati, sarebbero andati a caccia di emozioni forti, per di più pagando per viverle?
Davvero, tutto ciò capita non solo nelle migliori famiglie, ma anche nei migliori regimi democratici. In Norvegia, tra gli anni Ottanta e i Novanta, in una delle Nazioni con il miglior welfare state e una condizione economica idilliaca, alcuni ragazzi di famiglia per bene, per ingannare la noia, inventarono il black metal – l’unica cosa positiva che fecero – e, frattanto, si dettero al satanismo, al vandalismo e alla piromania a danno delle Chiese, all’omicidio e all’autodistruzione. Tutto ciò è raccontato nel libro e nell’omonimo film Lord of Chaos. Non molto diversamente dai sostenitori dell’autocrazia russa, della Cina o della Corea – non per niente, Euronymous, uno dei loro leader, apprezzava tali regimi –, per disperazione esistenziale, si sono buttati sulla prima idea che è passata loro per la testa e hanno finito per crederci davvero. Il loro problema? Stavano troppo bene.
P.S: naturalmente, esiste una soluzione a questo baratro esistenziale. La descrive Albert Camus in Il mito di Sisifo. Ma di ciò, magari, ne parlerò in un prossimo articolo…
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Instagram: https://www.instagram.com/matteofais81/
Facebook: https://www.facebook.com/matteo.fais.14/?locale=it_IT
Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).