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ZIBALDONE NIFFOIANO – L’AMICA DELLE LUCERTOLE (di Matteo Fais)

Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male”, diceva così una vecchia canzone di De André, per l’occasione traduttore di Georges Brassens. Ciò sa bene il suo vecchio amico sardo Salvatore Niffoi, il quale, intorno a tale consapevolezza ha edificato il suo universo letterario, una formazione calcarea fatta di infiniti strati di storie sedimentate nella geologia di un tempo così difficile da penetrare.

Una delle sue strategie tipiche dell’autore, a livello narrativo, consiste, partendo da una toponomastica molto precisa, nel costruire un paese o zona immaginaria della Sardegna e, intorno a essa, far emergere una serie di storie minime che hegelianamente si condensano in una storia massima, un grande racconto, uno zibaldone barbaricino che fa da sineddoche del mondo e dell’umanità.

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In quest’ultimo suo testo, L’amica delle lucertole, uscito per La Nave di Teseo, l’avamposto d’osservazione è Corunas. “un piccolo paese barbaricino sconosciuto al mondo e forse dimenticato anche da Dio che lo aveva inventato […] dove le case e le persone sembravano piantate in terra come betili di pietra, attaccate da sempre senza radici a una calamita che aveva la forma dello zoccolo del demonio”.

Attorno a questo nucleo di polvere, amore, tragedia ed estrema malasorte, ha inizio il girotondo delle tante figure: la donna sposata male e il suo amante, gli spagnoli anarchici fuggiti dalla dittatura di Franco, il popolino travolto dal progresso tecnologico, l’uomo che dalla vita di campagna ha imparato solo la legge della violenza, e i piccoli Don Rodrigo di una ancora più disgraziata provincia ai confini dell’impero. Inutile anche ricostruirne la trama e i suoi snodi attraverso cui bisogna perdersi, come capiterebbe appunto tra i vicoli di un paese in cui si entra da stranieri e si vaga disorientati.

È uscito l’undicesimo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/00774819711c36dcf8adc

Quello che è importante intendere, per quanto ardita possa sembrare una simile esegesi, è che in questo romanzo – come del resto in altri dello stesso autore – non esistono, per così dire, personaggi principali, comprimari o secondari. Nella scena delineata da Niffoi, i protagonisti sono tali su base quantitativa – compaiono con maggiore frequenza –, ma umanamente siamo tutti solo apparizioni, incarnazioni di una lotta senza quartiere con l’attrito del mondo e le sue catene.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Qui tutti in buona parte perdono o sperimentano una dose di piacere, i buoni e i cattivi, ognuno compie il suo calvario – certo, con maggiore o minore dignità. Il paese intero sprofonda in una tragedia che conosce improvvisi barlumi di bellezza (“aprì la finestra e fece entrare in casa le prime manciate di sole. Il cielo era un sudario di luce trasparente che ovattava il canto delle poiane che volavano in cerchio sopra il monte del Redentore”), visioni oscure (“Fuori il cielo era un lenzuolo nero bruciato dalle stelle e la luna una grande ostia sconsacrata”), dolcezze momentanee destinate a divenire fiele (“La pelle umida di Celestina Bonosia sapeva di ciclamini appena raccolti […] Lì dentro i loro corpi sprigionarono fiamme e fumo. Alla fine di quella corsa, quando la corda del loro desiderio si spezzò, caddero a corpo morto sulle lenzuola”) e, in ultimo, dato che Niffoi ne sa una più dei piccoli demoni a cui dà voce, una sopraffina ironia (“Quando pochi giorni prima di Natale del 1956 seppero che entro Capodanno sarebbe arrivato il segnale televisivo, fu davvero festa grande […] C’era chi pur di averne una in casa avrebbe ceduto in cambio il letto insieme alla moglie e chi la lasciava sempre accesa come una porta aperta in attesa che tornassero a presentarsi gli ospiti in bianco e nero che la notte sparivano come banditi”).

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I temi sono tanti – si distingue, per la sua particolare potenza e peculiarità, quello della pazzia e dei manicomi –; la dote descrittiva resta, poi, la vera forza di Niffoi che ricorda un po’ quei viaggiatori i quali, quando vanno in un posto, non si limitano a osservarlo, ma tastano ogni pietra di muro per saggiarne la consistenza materica e ricostruirne in seguito, nella propria narrazione, tutto l’impatto sensoriale.

L’amica delle lucertole e il suo paese di Corunas si inseriscono, dunque, come un’altra deviazione nel dedalo dello Zibaldone niffoiano, in questo mondo così vero soprattutto perché massimamente verosimile, come il sogno della notte è la realtà rimossa della vita quotidiana cosciente. Noi lo seguiamo, tra volti di “uomini che sanno di velluto e tabacco” e donne che quando muovono “i fianchi era come se qualcuno avesse sparato in aria un colpo di fucile”. Raccogliamo, insomma, l’invito a smarrirci nel mondo tra i vicoli di Sardegna.

Matteo Fais

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Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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