LIBRI DA RISCOPRIRE – “L’EPIGRAMMA A STALIN” DI ROBERT LITTELL (di Davide Cavaliere)
In genere, le fascette rosse o gialle che avvolgono i romanzi, coi loro strilli promozionali, mentono sulla reale qualità del libro, ma questa considerazione non si applica al romanzo di Robert Littell, L\’epigramma a Stalin (Fanucci Editore, 2010). Questa volta, siamo davvero in presenza di una «lettura ricercata ed essenziale, profonda e commovente».
Robert Littell, padre del più celebre Jonathan, autore di quel «classico contemporaneo» che sono Le benevole, già scrittore di superbi romanzi di spionaggio che gli sono valsi il titolo di «John le Carré americano», rivisita e romanza una tragica vicenda storica: la discesa negli inferi staliniani del poeta Osip Mandel\’štam.

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Nel 1934, Mandel\’štam compose una poesia ferocemente sarcastica, in cui presentava Stalin come il «montanaro del Cremlino» dalle «dita grasse come una larva» e dai «baffi da scarafaggio», intento a fare «strage di contadini». Il riferimento è all\’Holodomor, la carestia organizzata da Stalin in Ucraina tra il 1932 e il 1933, oltreché allo sterminio dei kulaki ordinato negli anni della collettivizzazione delle terre.
Il romanzo procede spedito attraverso i resoconti in prima persona attribuiti ai personaggi coinvolti nella vicenda: innanzitutto la moglie di Mandel\’štam, Nadezhda, lo stesso Osip, e gli amici di lunga data Boris Pasternak e Anna Achmatova, che così esprime la sua angoscia nei confronti di Nadezhda, dopo l\’arresto del poeta: «cercò di abbracciare il marito, ma uno degli agenti si intromise. Con le labbra tremanti, Osip recitò un verso del suo ciclo di Tristia. \”Ho studiato la scienza dei commiati…\”».

Littell rievoca l\’atmosfera di tremenda e disperata tensione che segnò gli anni del Terrore staliniano e dei processi di Mosca, giustapponendo agli squallidi orrori dell\’epoca, un complesso e luminoso ritratto dell\’amicizia e dell\’amore che sostennero Mandel\’štam nei momenti più difficili.
In poche e suggestive pagine ricostruisce la telefonata di Stalin a Pasternak, i tre minuti che decisero della vita di Osip – argomento su cui, poco prima della morte, avvenuta meno di un anno fa, era tornato anche il grande scrittore albanese Ismaïl Kadaré (Quando un dittatore chiama, La nave di Teseo, 2024).

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Stalin non è commosso dalla carestia e dalla morte che derivano dal suo programma di collettivizzazione forzata. L\’unica cosa a cui tiene davvero, in questo romanzo, è ricevere un sincero tributo da parte di un autentico poeta, non da uno dei numerosi valletti letterari del regime, ossia proprio da Mandel\’štam. Lui e il poeta ne discutono faccia a faccia, per così dire, poiché alla Lubjanka il povero Mandel\’štam si vede camminare attraverso i muri e poi ottenere un\’udienza privata da Stalin, che pretende nevroticamente la sua trenodia.
Tali invenzioni romanzesche sono i momenti più riusciti del libro. Non meno inquietante è anche il personaggio inventato di Fikrit, un forzuto del circo che viene mandato in Siberia perché ha un adesivo della torre Eiffel sul suo baule da viaggio di seconda mano. Ottuso e ingenuo, viene indotto a credere all\’assurda teoria di una cospirazione trotskijsta-americana per riportare gli Zar sul trono della Russia.

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Maestro della spy fiction, Littell trasforma la paura e la paranoia in due protagoniste. Nessuno può rilassare i nervi nella Russia di Stalin, «uno dei capitoli più spaventosi della storia millenaria della Russia». Di fronte a una comunicazione ufficiale o alle affermazioni di un funzionario della polizia segreta, i personaggi non fanno che «rigirare le parole come se fossero pietre, cercando vermi di calamità sotto di esse». Il linguaggio del potere è anti-poetico: falsifica e distorce la realtà invece d\’illuminarla.
L\’epigramma a Stalin è un accorato omaggio al «potere dell\’arte» e al poeta Osip Mandel\’štam, incalzato e, infine, raggiunto dal temuto «secolo cane-lupo».
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.