L’ACCUSA DI STALKING NEI CONFRONTI DI VALERIA FONTE E PERCHÉ DOVREMMO RIDISCUTERE I RUOLI DI GENERE (di Matteo Fais)
Tutti quanti, se frequentate i social e avete una certa diffidenza per il nuovo femminismo, dovreste conoscere Valeria Fonte, figura di spicco dell’attivismo 2.0 – insomma, diciamo dunque di un attivismo di bassa lega, non certo a livello di quello di una Simone de Beauvoir e neppure di Judith Butler.
Ora, sta di fatto che lei, insieme alle sue sorelle – come si chiamano tra loro -, Carlotta Vagnoli e Benedetta Sabene, è indagata per concorso di stalking e diffamazione dalla procura di Monza. In sostanza, per farla breve, avrebbero perseguitato un maschietto femministO, il quale aveva portato avanti un paio di storie parallele, in una delle quali sarebbe stata coinvolta una loro amica. La vicenda è complicata quanto la trama di un film con Alvaro Vitali – dunque anche altrettanto profonda, come potrete immaginare. A quanto pare, costui, messo alla gogna sui social, in cui veniva fatto passare per abuser e manipolatore, avrebbe anche tentato un gesto estremo. Della questione, ammetto, non ne so molto e me ne frega meno di un cazzo. Vi lascio un paio di link, se davvero avete il fegato di voler approfondire (https://www.ilgiorno.it/monza-brianza/cronaca/le-femministe-accusate-di-stalking-fara-la-fine-della-mera-che-e-si-ammazzi-avra-una-morte-sociale-ce4a71f9-sck, https://www.ilgiornale.it/news/politica/tradisce-femminista-gogna-social-dalle-attiviste-2557197.html, https://www.open.online/2025/10/24/carlotta-vagnoli-valeria-fonte-benedetta-sabene-stalking-diffamazione/).

Il motivo per cui vale la pena di riflettere sul fatto non è certo fare le pulci alla Fonte, visto che basterebbero le sue idee, in un Paese di persone normali, anche se lei fosse la più onesta al mondo, per ignorarla beatamente – al resto, penserà la magistratura. Il punto è che quanto accaduto, ammesso che sia vero, ci invita a meditare sull’importanza di ridiscutere i ruoli di genere, specie la visione che abbiamo della donna e che – in ciò hanno ragione le femministe – è ferma a un’immagine cristallizzata da secoli. Sono addirittura le femministe stesse, ancora oggi, a consolidarla con questa narrazione della donna eternamente vittima, di violenza come di oggettificazione da parte del desiderio maschile.

Tale ritratto dell’altra metà del cielo è, in fin dei conti, nient’altro che una riproposizione della patriarcale e sciocca idea della donna angelicata, ma sempre in balia della sorte, fondamentalmente un poco ingenua e di buon cuore, in una certa misura incapace di scegliere per sé stessa e comprendere le dinamiche del mondo – è la Fonte stessa a dire che molte hanno capito di essere state vittime di violenza solo dopo aver parlato con lei. È la consueta costruzione antropologica – a seconda dei casi declinata in senso progressista o conservatore – che da millenni ci racconta ogni femmina come santa, angelo del focolare, remissiva e appassionata, tendente allo slancio di pura abnegazione e via sviolinando.
Questa è una prospettiva che, bisogna dirlo, fa comodo un po’ a tutti: a chi la vuole martire e a chi la preferisce ancella. In verità qualsiasi uomo di mondo, che nutra sincero rispetto e ammirazione per il genere femminile, sa che le donne sono sempre troppo oltre per essere rinchiuse in un ritratto macchiettistico di un improponibile pittore della domenica.

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Se è vero per la maggior parte dei casi che una donna, almeno da sola – in gruppo già le cose cambiano -, non ha solitamente la stessa forza fisica del maschio, sul piano emotivo e intellettuale, spartisce con il sesso opposto gli stessi splendori e miserie. Questa può dunque, come gli altri, essere manipolativa e calcolatrice, arrogante e subdola, infame e priva di pietà, in una parola, a sua volta capace di compiere il male. Le donne docili e sottomesse non esistono, se non nelle fantasie erotiche di qualche cretino di Destra. Semplicemente, sanno quando non conviene fare braccio di ferro. Esattamente come sono coscienti che, se ci sono uomini che hanno i soldi, loro possiedono un capitale di altrettanto valore e immediatamente spendibile. E, sia chiaro, non c’è niente di sbagliato in tutto ciò: nella vita, ognuno fa il suo gioco e partecipa al tavolo con le carte che ha in mano. La descrizione colorita non faccia perdere di vista che essa non contiene alcun giudizio discriminatorio verso il genere in questione. L’umanità è ciò che è, senza distinzioni sessuali.

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Perciò si può tranquillamente sostenere, con buona pace di quei cretini dei conservatori, che i ruoli di genere sarebbero tutti da ridiscutere e decostruire radicalmente. L’unico punto è che non bisognerebbe farlo come vorrebbero i progressisti, al solo fine di colpevolizzare il maschio, ma anzi per renderci finalmente conto che le donne, con cui ci troviamo ad avere a che fare, non sono riducibili a quelle patetiche figure in cui la società vorrebbe dall’inzio dei tempi imprigionarle. Se sono vittime, lo sono tanto quanto potrebbero mutarsi in carnefici. Se quasi mai abusano con la forza fisica, non si trascuri la loro capacità di colpire sul piano psicologico.

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Se pure un maschilista come Nietzsche – sì, dai, un poco lo era, bisogna riconoscerlo – dice nello Zarathustra “Stai andando dalla tua donna? Porta la tua frusta”, è perché sapeva bene che le nostre compagne sono da sempre tutt’altro che innocui animali da soma addomesticabili e che, sovente, come diceva in un altro passaggio, nascondono gli artigli sotto i guanti.
Se tanti uomini, oggi, odiano l’altro sesso, come spesso si vede in certi forum incel e redpill, è proprio perché adesso la vera natura della donna emerge in tutta la sua spaventosa potenza e non collima minimamente con quella descrizione idiota che ci si rimbalza di generazione in generazione. Forse, se non avessero conosciuto solo quella rappresentazione, frutto di una narrazione di genere stupida, non le detesterebbero tanto. Magari le ammirerebbero, come accade per qualsiasi soggetto che, pur non avendo la forza bruta, riesce a piegare l’esistenza alla propria volontà.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).