L’EDITORIALE – “LA FAMIGLIA È DOVE C’È AMORE”? NO, LA FAMIGLIA SONO TUO BABBO E TUA MAMMA E TE LI TIENI (di Matteo Fais)
Apro Facebook, al mattino, e le bestemmie mi si incastrano tra i denti da quante sono, mescolandosi a vomito e bile. Ecco cosa leggo tra i commenti, sotto la foto di due padri lgbt con i loro figli: “Nell’asilo di mia figlia non festeggiano la festa della mamma o del babbo ma solo la festa internazionale delle famiglie. Hanno infatti visto che se festeggiavano la festa della mamma o del babbo c’erano spesso dei bambini in difficoltà perché senza mamma, senza babbo o con alle spalle dei divorzi difficili. Quindi hanno deciso di festeggiare solo la festa della famiglia, intesa in senso ampio: solo con un genitore, con due genitori dello stesso sesso, con un genitori e due nonni o anche con un genitore un fratello e due gatti. Secondo me una scelta fantastica e pienamente inclusiva e ieri mia figlia è tornata a casa con un fantastico disegno di una famiglia di gatti”.
Una famiglia di gatti? Cioè una famiglia dove il figlio scopa con la madre, la madre con il nonno e via immaginando incroci. La poliamorosa famiglia animale. Ditemi voi se, dopo aver letto una cosa simile, non vi giunge, persino se siete dei bravi cattolici, da bestemmiarlo perché non manda un diluvio universale.
Il fatto è che qui bisogna chiarirsi. La famiglia è una, o meglio si forma solo con l’unione di un uomo e una donna, perché solo così è possibile generare per via naturale. Il resto sono eccezioni. Se i tuoi genitori muoiono quando hai un anno e gli zii ti prendono in carico, certo che siete una famiglia, ma una famiglia d’emergenza. Normalmente, fino a una certa età e salvo gravissime situazioni di necessità, si vive con la mamma e il papà. Dagli zii si finisce per carità cristiana, o dovere civile e morale dei famigliari più stretti. L’eccezione conferma la regola, non la può sovvertire, altrimenti è il caos. Se il padre e la madre del bambino si sono separati, passando per un brutto divorzio, cionondimeno e per quanto divisa, la sua famiglia c’è, esiste.
La famiglia “in senso ampio”, come viene inquadrata nel commento, è sempre esistita nella condizione patriarcale. Spesso, sotto lo stesso tetto, in ampie dimore contadine e non solo, vivevano un gran numero di nuclei, da quello più anziano a scendere. Ma erano comunque nuclei famigliari autonomi quasi assembrati a mo’ di piccole tribù, in una sorta di mutuo soccorso, date anche le scarse risorse.
Ma la cosa più assurda, al di là dell’uso dei segni di interpunzione nel commento Facebook, è la ridicola idea di non dover mai turbare o far trovare a disagio i nostri bambini. Tua mamma e tuo babbo si sono separati? È bene che lo capisca subito cosa comporta e comporterà per il resto della tua vita. Il mondo non si deve adeguare alla tua stortura o cospargertela con lo zucchero. Altrettanto dicasi se tua madre è morta, o tuo padre è uno stronzo: ci devi fare i conti, bello mio, i genitori non te li scegli.
Questa malsana convinzione secondo cui, se sei basso, ti devono raccontare la cazzata che sei diversamente alto rovina la mente, sfalsa le prospettive, non aiuta a sviluppare la consapevolezze e trasforma i bambini in delle delicatissime belle fighette.
Similmente, se la tua famiglia è finita in merda, ti devono far capire – e a te deve entrare in testa – che qualcosa è andato storto tra babbo e mamma, non che tanto ogni famiglia è normale, altrimenti tu per primo non potrai mai cercare di fare di meglio. Ma i progressisti non ce la fanno. Secondo loro, se uno è nato senza un braccio, tutti devono agire come se ce l’avesse comunque, addirittura far finta di vedergli l’arto mancante. Ma questa è pazzia, come chiamare amore l’odio, o pace la guerra – esattamente ciò che fanno, insomma.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Facile capire dunque il boom delle scuole private cattoliche.
“Secondo loro, se uno è nato senza un braccio, tutti devono agire come se ce l’avesse comunque, addirittura far finta di vedergli l’arto mancante”
A dire il vero loro tagliano un braccio a tutti gli altri per parificare le cose: è l’equality, bellezza.