MOSTRI IN PRIMA PAGINA – CASO GENOVESE? DITEMI QUELLO CHE VOLETE, MA HO I MIEI DUBBI
Cosa volete che vi dica, io ho i miei dubbi. Ogni volta che uno ben voluto e circondato da centinaia di persone, apparentemente tutte amiche, viene sbattuto in prima pagina ed etichettato come mostro, a me qualcosa non torna.
Improvvisamente, quello alle cui feste tutti volevano andare si ritrova non so quante accuse di stupro. Stranamente, mai una che sia andata, immediatamente dopo il fatto, a denunciarlo. Questi incontri andavano avanti da anni, ma il marcio viene fuori solo ora? No, non è una giustificazione dello stupro, ma l’espressione del legittimo sospetto che qui più di una ci stia marciando. Io non ci credo che nell’ambiente nessuna sapesse. Semmai mi meraviglio nel constatare che tutte queste giovani ragazze stessero tranquillamente fuori per notti intere. Ma ce l’hanno una famiglia? Qualcuno mi dice che è normale per ragazze di tra i diciotto e i venticinque anni uscire tutta la notte senza dire ai genitori dove sono. Sarà! Io mia figlia non la farei andare in giro così, di questi tempi, a cuor leggero. Mi spiace, non sarò moderno, ma non me ne frega un cazzo.
Poi, non mi piace questo moralismo da Santa Inquisizione che si sente proferire ogni volta che viene fuori la vicenda. Genovese aveva dei video dei suoi rapporti? Beh, siamo in molti ad aver scattato foto o girato immagini di certe nostre interazioni sessuali. Non siamo, comunque, mostri o maniaci. Questa è una società dell’immagine. Per una strana distorsione mentale della nostra epoca, niente è vero o realmente accaduto se non c’è almeno un’immagine o un filmato a testimonianza. Non ci accontentiamo più della semplice esistenza. È sbagliato? Possibile, ma cionondimeno non siamo ancora nell’abito del reato, ma unicamente del moralismo spicciolo. Avere un filmato di una fellatio ricevuta, grazie al cielo, non vuole ancora dire essere uno stupratore. Io per primo possiedo registrazioni che potrebbero far crollare sulle ginocchia più di un marito. Non vi è alcuna violenza dietro, solo un gioco di coppia – spesso clandestina.
Ribadisco, troppe cose non tornano. Centinaia di persone e nessuno che si sia mai accorto di niente, se non adesso, quando sono iniziati gli interrogatori della polizia? Decine di ragazze e tutte che sono andate lì per discutere di letteratura? Sarà! Per carità, tutto è possibile ma, per come conosco io il mondo, nessuno si incontra in piena notte per leggere a voce alta e commentare San Tommaso.
Per di più, ragazze poco più che maggiorenni a feste di quarantenni-cinquantenni. Anche qui tutto normale, secondo voi? Mi è oscuro che genere di rapporto paritario possa intercorrere tra un cinquantenne e una diciottenne, ma si vede che sono troppo malizioso. Sarà che io le ragazze di oggi le faccio troppo sveglie per non capire che qualcosa non quadra nell’andare alla festa di un miliardario che potrebbe essere tuo padre. Ma, a sentire la gente saggia, “loro non sapevano”. Tutte nate avantieri, che vi devo dire. Tutte drogate illegalmente e costrette ad avere rapporti sessuali? Va bene. Adesso, chiamo un paio di tizie e vediamo se vengono a casa mia verso le due di mattina. Tanto non c’è niente di male, giusto?
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.