NUOVE REGOLE PER LA PROCREAZIONE ASSISTITA, MA CONTRO IL MASCHIO (di Matteo Fais)
Altro che complotto! Qui è tutto alla luce del sole, addirittura in Gazzetta Ufficiale. Per farla breve, e andando a ciò che è di reale interesse, chi si sottopone a procreazione assistita, se è maschio, sappia che da una simile scelta non esiste ritorno. La compagna potrà, comunque, richiedere l’impianto dell’ovulo, anche qualora il rapporto dovesse essere già concluso, come stabilito in precedenza dalla sentenza n. 161 del 2023 e confermato dalle nuove linee guida appena fornite dal Ministero della Salute.
Qui siamo ben oltre il famoso slogan “l’utero è mio e me lo gestisco io”. Si è giunti al punto che, pure a eiaculare, bisogna pensarci bene perché, una volta che qualcosa è uscita fuori – ed è noto che lo sperma segue traiettorie imprevedibili –, qualcuno potrebbe appropriarsene contro il tuo volere, forte del suo diritto alla maternità.
Fuor di tecnicismi e di valutazioni giuridiche, il quadro che viene delineandosi è chiaro: al netto di una coscienza non ancora totalmente mutata presso la pubblica opinione, si fa di tutto per far sentire il maschio in catene. Ogni proprio gesto invasivo – anche un semplice “ciao” lo è, per intenderci –, può facilmente mutare in molestia, o come tale essere percepito. Persino lo sguardo che superi la frazione di secondo, su un corpo esposto in spiaggia, o per strada, può andare incontro allo stigma, essendosi stabilito che una donna ha diritto a spogliarsi, senza che ciò implichi il diritto della controparte a osservare quanto lei volontariamente mostra.
La situazione è grottesca e tragica, sfiora oramai il ridicolo. Non è strano che tutto ciò possa avere effetti devastanti sul lungo termine. Impaurito e in preda all’ansia – cosa del tutto normale, vivendo in un sistema carcerario senza sbarre –, il soggetto finisce per chiudersi in sé stesso e sviluppare passioni tristemente pericolose.
Sempre più uomini iniziano a covare un sentimento di astio viscerale verso il genere femminile e il suo costante piagnisteo che, poi, si risolve ogni volta in atto di forza e prevaricazione. Molti psicologi e osservatori dei fenomeni sociali denunciano il diffondersi di una pornografia che veicola un’immagine della donna degradata e umiliata.
Se tutto ciò è assolutamente da condannare senza riserva alcuna, è altresì vero che alla radice di tali fenomeni si cela una risposta irrazionale a una situazione diffusa di demonizzazione e maltrattamento psicologico, a cui la virilità è sottoposta oramai da decenni, nella nostra società, da una certa qual sovrastruttura di stampo femminista – per niente celata, anzi sempre più sfacciata.
Diciamocelo chiaro e tondo, a essere uomini, oggi come oggi, si vive nel terrore. La possibilità che anche la persona più tranquilla e rispettosa di questo mondo si ritrovi accusata esiste, inutile far finta che non sia così. Basta che lei abbia bevuto una birra, che non abbia detto “sì” urlandolo a squarciagola dalla finestra, che adduca la motivazione di essere stata manipolata – qualunque cosa ciò voglia dire. Non si può vivere in questa incertezza perenne, senza confini netti tra lecito e illecito, senza potersi abbandonare con leggerezza, e dovendo girare con un dannato consenso informato in tasca.
Ciò la dice lunga su cosa siamo diventati, o meglio su quello in cui ci vogliono trasformare, introducendo ogni giorno una nuova follia a cui piano piano ci abitueremo, prima di passare alla successiva.
Sta di fatto che il risultato di tutto ciò, se non sarà il rovesciamento violento dello stato di cose venutosi a creare – cosa praticamente impossibile, perché gli Italiani sono troppo abili a sopportare, invece che saltare su alle prime avvisaglie del male –, non potrà che essere l’inazione. Smetteremo di amare, di provare passione e slancio, di rinnovare la vita per timore e terrore di tutte le possibili conseguenze – inutile precisare che il Diritto di Famiglia attuale fa passare qualsiasi voglia di sposarsi. Ci mancava solo questa della procreazione assistita, con l’impossibilità di ritirare il consenso, a marginalizzare e rendere ulteriormente superfluo il maschio. Il passo successivo è abbastanza ovvio, sarà la morte sociale.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
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