IL GRIDO DELL’AMERICA PROFONDA CHE SI RIBELLA (di Matteo Fais)
L’Italia non è una Nazione seria, gli USA sì. La nostra terra è fatta di ignavi, di maggioranze silenziose che si leggono il libro del Generale Vannacci ma non avrebbero mai il coraggio, come lui, di mettere a rischio la carriera per far valere le proprie idee. I cowboy vincono sugli eredi di Dante e mostrano di avere le palle che noi non abbiamo mai tirato fuori.
Certo, l’America è la culla del progressismo, dei woke, ma anche la terra di coloro che, con sempre maggiore forza, stanno cercando di opporrsi a quel sistema corrotto e marcio, che si occupa solo di questioni lessicali, come chiamare in termini neutri chi ha disturbi sessuali.
Dall’altra parte dell’oceano, si sta assistendo a una vera è propria rivolta del popolo contro l’élite. È la rivincita della cosiddetta white trash, tutta quella popolazione rurale, bianca, sempre al limite della sopravvivenza, vessata dal sistema delle tasse, da un welfare che non li riguarda mai veramente e dal buonismo imperante che certo non si associa nel migliore dei modi con i discorsi dei blue collar (“i colletti blu”), cioè gli operai che, di ritorno dal lavoro, prima di cena, hanno voglia di farsi una birra al bar, scambiare 4 chiacchiere con gli altri avventori, dopo una dura giornata. Loro di tutte le farneticazioni sconclusionate dei gretini, della loro ecoansia, degli offesi e dei sensibili per professione, se ne battono il culo. Chiamano la cameriera honey, sweetheart, le guardano il fondoschiena, credono nella Bandiera e in un Cristo americanizzato circondato da lucine elettriche, nel barbecue, nel fucile in garage, nelle battute di caccia tra amici.
È esattamente questo che si respira in due canzoni diventate recentemente virali sui social, da Twitter a YouTube, Rich men North of Richmond di Oliver Anthony e Try That In A Small Town di Jason Aldean. La prima è l’anatema della classe subalterna verso la politica nazionale che non conosce i problemi delle masse, o se ne disinteressa. La seconda è un avvertimento neanche troppo velato a tutti quei protestatari della Sinistra progressista, dai Black Lives Matter agli ambientalisti. Qualcosa come “provate a farlo qui nella nostra cittadina quello che fate in posti come New York, che poi ve la facciamo vedere noi, certo non chiediamo aiuto alla polizia”. C’è davvero poco di ermetico in quei versi: se ci fate incazzare, sono calci in culo, baby. Del resto, quando un uomo armato solo di smalto sulle unghie incontra un americano col fucile, lo smaltato è meglio che vada a farsi la permanente se non vuole finire crivellato.
Naturalmente e giustamente, i Conservatori stanno cavalcando l’onda e alimentando il malcontento verso i Democratici. Poi, certo, resta il fatto che una seria politica non può essere basata su un ragazzone canterino che, visibilmente, ha mangiato troppa salsiccia e bevuto troppa birra, o da un altro che si concia come il vecchio zio ubriacone del Texas. O meglio, una simile prassi non può funzionare sul lungo termine.
Anche il fatto che tutti questi cantanti improvvisati guadagnino una certa notorietà presso un mondo che non ha mai trovato rappresentanza a Hollywood, in televisione, nella musica – insomma, nell’industria culturale -, non vuol dire aver conquistato la tanto decantata egemonia culturale. Le genuine manifestazioni del popolo vanno salutate con felicità, perché costituiscono il primo momento, la manifestazione base del malessere, ma la massa ha bisogno di trovare una guida, anche per essere aiutata a muoversi oltre. La pancia del Paese è condizione necessaria, ma non sufficiente. La Destra americana, come quella italiana, non capisce che è necessario il passo ulteriore.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.