RE TRUMP E LA NUBE PURIFICATRICE: APOLOGETICA DELLA DEIEZIONE (di Lord Harold Crichton)
C’è un che di platonico, credetemi, nel gesto con cui Mr Trump, il Presidente più indegno e perciò più sincero della storia americana, ha vestito i panni del novello Top Gun e fatto calare dal cielo un bombardamento simbolico di feci fumanti sopra una folla che lo odia.
Un gesto che Aristofane, se fosse vivo, avrebbe trasformato in tragedia comica; che Nietzsche avrebbe benedetto come “trasvalutazione di tutti i valori”; e che Freud, sospetto, avrebbe diagnosticato come stadio anale della civiltà occidentale, ma con un certo rispetto, of course.

Il video, dicono, è frutto dell’intelligenza artificiale. Io credo invece sia frutto dell’intelligenza naturale di un’epoca disperata, che ha bisogno d’icone, non per amarle, ma per proiettare su di esse i propri istinti repressi.
E quale simbolo più adeguato della defecazione dall’alto, sublime allegoria di un potere che restituisce alla folla ciò che la folla stessa produce ogni giorno: scorie morali, rifiuti ideologici, liturgie di indignazione a orologeria?

La cosiddetta maggioranza silenziosa, quella che lavora, paga le tasse e viene insultata dai professoroni di etica da salotto, che magari sotto sotto simpatizzano per terroristi o criminali, ha visto in quel video non una volgarità, ma una liberazione catartica.
È ciò che lei, caro manifestante da strapazzo, avrebbe meritato ogni volta che, con aria da intellettuale della ztl, ha bloccato strade, incendiato cassonetti e impedito al prossimo di tornare a casa dopo dieci ore di fabbrica o di ospedale.
Le feci del Re, insomma, come sacramento della democrazia: un ritorno alle origini corporee del potere.

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Quando il filosofo Hobbes scrisse che l’uomo è lupo per l’uomo, non aveva ancora incontrato i social network. Oggi scopriamo che l’uomo è piuttosto scimmia per l’uomo, e che l’unico modo per mantenere un minimo di equilibrio civile è affidarsi al più grosso e più peloso del branco. Mr Trump rappresenta esattamente questo: il bullo che tiene a bada altri bulli, il maiale che difende l’aia dal macellaio.
È sgradevole, certamente; ma è efficace. E nell’epoca in cui le virtù civiche vengono recitate come post di Instagram, la brutalità sincera appare come una forma di verità.

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Lei, caro progressista radical chic, con la sua aria moralmente ispirata e il suo lessico da manuale universitario (che in realtà neppure comprende), non ha ancora capito che la gente non vuole essere educata: vuole essere vendicata.
E Trump, con un video scatologico e geniale, ha semplicemente offerto al popolo ciò che il popolo cercava: una vendetta che non uccide, ma sporca, come solo la satira divina sa fare.
Re Trump, insomma, non regna: ma defeca su tutti voi indignati a giorni alterni.

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E nella sua lordura simbolica c’è la purezza di un’epoca che ha perso il pudore ma non il senso del grottesco.
Come avrebbe detto il buon Cioran, “solo chi ha toccato il fondo può permettersi di ridere del fango”.
E, in fin dei conti, chi siamo noi per giudicare il Re quando il trono su cui siede non è che lo specchio rovesciato del nostro stesso gabinetto morale?
Con permesso
Lord Harold Crichton