MISTERI ITALIANI: IL MOSTRO DI FIRENZE E LA PISTA INCEL (di Lord Harold Crichton)
PREFAZIONE NECESSARIA, MA NON IPOCRITA
Chi scrive non ha intenzione di mancare di rispetto alla memoria delle vittime, né tantomeno ai loro cari (come troppi han fatto fino ad oggi).
Ciò premesso, è giunto il momento di dirlo chiaramente: sul Mostro di Firenze è stato fatto un mercato editoriale che nemmeno Peter Foster nei giorni di gloria. Super (ex) poliziotti, magistrati pensionati, avvocati con manie di protagonismo, giornalisti col braccino corto, blogger e youtuber in cerca di gloria hanno prodotto, negli ultimi quarant’anni, più carta e trasmissioni di quanto la povera provincia fiorentina abbia mai potuto digerire.
Eppure, in questo carnevale macabro, manca ancora una chiave di lettura essenziale (in realtà fu proposta dagli americani, ma subito scartata) . Un’ipotesi che, sebbene disturbante, è maledettamente coerente con la natura degli omicidi, la scelta delle vittime, e la dinamica ossessiva con cui sono stati compiuti. Perciò, nel pieno rispetto delle regole del fair play anglosassone, vi annuncio che sentivo il dovere intellettuale di scriverlo: il Mostro di Firenze era quello che oggi definiremmo un incel redpillato. E vi spiego perché.

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ANNI ’80. ITALIA. MASCHI REPRESSI. BERETTA FUMANTE E COLTELLI AFFILATI
Il contesto è tutto. Non parliamo degli anni Dieci con Tinder, pornografia on demand e femminismo algoritmico. Parliamo dell’Italia degli anni ’80: un paese ancora impastato di colpa cattolica e sessualità strisciante, dove fare l’amore in macchina era sia un rito di passaggio che un reato morale non scritto. La provincia fiorentina, bella fuori, medievale dentro, era il teatro perfetto per il risentimento silenzioso di un maschio inadatto, represso e furioso.Quel tipo che oggi passerebbe le notti su Telegram a parlare di “ipergamia”, all’epoca si limitava a guardare le coppiette col binocolo dalla collina, ingoiando bile e nutrendo vendetta.
E un giorno, semplicemente, ha deciso che ne aveva abbastanza.
LA DINAMICA DEGLI OMICIDI: QUANDO IL SESSO DIVENTA PUNIZIONE
Otto duplici omicidi. Otto coppie appartate, in macchina, intente ad amarsi in quella che per il buon moralista toscano era già una dichiarazione di guerra al decoro. Il Mostro colpisce sempre lì: due giovani, uomo e donna, in un momento di intimità. La donna viene spesso mutilata con una precisione rituale che non può non evocare simbolismi sessuali e repressivi. Il coltello non è solo un’arma: è un bisturi ideologico.Ma attenzione: l’uomo non viene mai infierito come la donna. Viene eliminato, sì. Con freddezza, con efficienza. Ma non con sadismo. Non viene torturato. Non viene mutilato.
Perché, in fondo, il Chad, il maschio dominante che ha accesso all’amore, è invidiato, non odiato. È l’oggetto oscuro del desiderio frustrato: l’incel non vuole eliminarlo, vuole essere lui, incarnare il suo erotismo (come coi fratelli Bianchi).
È la donna, invece, a diventare il simbolo dell’esclusione. Colei che sceglie. Colei che rifiuta. Colei che, agli occhi del carnefice, assegna arbitrariamente la felicità o la solitudine. E che quindi deve essere punita.

REDPILL RAGE: IL MANIFESTO SESSUALE DELL’UOMO ESCLUSO
Il movente non è il satanismo. Non è la necrofilia. Non è nemmeno il piacere. È l’odio per la felicità erotica altrui. Se si osserva il modus operandi, emerge un pattern che oggi chiameremmo, senza troppo girarci attorno, da incel ideologico con sindrome da rigetto verso l’SMV (Sexual Market Value).
Il Mostro non uccideva per gelosia specifica, né per vendetta personale. Uccideva per principio. Perché quelle coppie incarnavano tutto ciò che lui non poteva avere. Ogni colpo inferto era un rosario rovesciato del dolore maschile, incapace di accettare che il mondo non gli debba niente.Nel gergo delle sottoculture online, si chiamerebbe redpill rage: la furia di chi, avendo “capito” (o così crede) le regole darwiniane del mercato sessuale, decide che la selezione femminile è inaccettabile. Il risultato? Una narrazione paranoide in cui la donna viene vista come artefice suprema dell’esclusione, e l’uomo rifiutato come vittima sacrificale. Una pulsione di morte mascherata da giustizia cosmica.
Ecco il punto centrale: il Mostro non cercava sesso. Non violentava. Non possedeva.
Puniva.

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LA BUFALA DELLA “SETTA” E DEL “SECONDO LIVELLO”: FICTION PER BORGHESI SPAVENTATI
Certo, ogni volta che un delitto sfugge alla logica rassicurante dell’investigatore di quartiere, l’Italia tira fuori il jolly: la setta esoterica. Meglio ancora se con appendici “massoniche” e un “secondo livello” misterioso, magari con dentro un cardinale, un questore in pensione e l’autista di Moro. È la versione mediterranea del mostro sotto il letto: spaventa ma consola, perché ti dice che dietro c’è un disegno.
Ma la verità è che questa ipotesi, per quanto suggestiva, solletica la fantasia più che la ragione. È elegante pensare che dietro ci fosse una congrega occulta, perché la banalità del vero è troppo scomoda: non c’era nessun rituale. Unicamente un uomo di provincia, solo, arrabbiato, escluso dal sesso e convinto che l’amore fosse un complotto.Niente patti satanici. Solo rancore. Solo repressione. Solo fallimento convertito in violenza. Una provincia malata, ma non mistica. Nessuna evidenza probatoria.
Attribuire a una setta ciò che è in realtà un gesto profondamente individuale è il modo perfetto per non guardare in faccia il vero orrore: un uomo solo, mediocre, e furioso.

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CONCLUSIONE: UN MANIFESTO DI SOLITUDINE ARMATA
Il Mostro di Firenze non era solo un criminale. Era una rappresentazione deviata ma, ahinoi, coerente di un modello maschile in implosione. Il suo messaggio non era silenzioso, ma urlato col sangue: “Se io non posso avere l’amore, allora nessuno deve”. Questo, più di ogni altra perizia, lo colloca tra i pionieri inconsapevoli della rabbia sessuale politicizzata. Un redpillato senza internet, ma con una Beretta calibro 22.Ecco perché, a distanza di decenni, il caso non smette di affascinare: perché il suo odio non era personale, era dottrinale. Non contro individui specifici, ma contro l’idea stessa che il piacere possa essere accessibile a chi non soffre.
E noi, oggi, ce lo ritroviamo ovunque: nei forum, nei podcast, nei libri di pseudo sociologia da edicola. Ma lui ci era arrivato prima. Solo, e con molto più sangue.
Lord Harold Crichton
L’ idea non è nuova, c’ è anche in rete il racconto “coniglio al martedì ” , in cui si ipotizza una mutilazione sessuale con relative derisioni alla base della nascita del mostro di Firenze. E a mio avviso l’ idea non è peregrina. Ovviamente il MDF non era Pacciani né tantomeno la ” mostri di Firenze spa/coop “. Necessita una precisazione : redpill non significa incel e lo dico da critico delle istanze incel che finiscono con l’ essere negative per le sacrosante rivendicazioni maschili