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LO STILE DI CHARLIE KIRK: UN DIBATTITO TRA WRESTLER VITTIME DI UN LAVAGGIO DEL CERVELLO (di Matteo Fais)

Non perdiamo tempo dicendo che quanto accaduto – l’assassinio di Charlie Kirk – è sbagliato. Questo è ovvio per qualsiasi persona sana di mente – semplicemente, sono pochissime le persone sane di mente, ma a questo sarà difficile che io possa porre rimedio.

Fatto salvo ciò che bisogna precisare per rasserenare i disagiati che hanno sempre la necessità delle note a piè di pagina, corre l’obbligo, per una questione di onestà intellettuale, di specificare un punto: il giovane uomo in questione era una fanatico in lotta contro altri fanatici. Smettiamola di dipingerlo come il nuovo Socrate del Mondo Occidentale.

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Per carità di Dio, una faccia da bravo ragazzo, rispettabile, apparentemente aderente a tutti i dettami fondamentali del libero pensiero, ma sostenitore di una posizione, o meglio di un movimento politico, il MAGA, che tutto è fuorché alfiere del dibattito più sano a oltranza. Anzi, come abbiamo tutti avuto modo di notare, lo schieramento trumpiano, che tanto si lamentava del fatto che non si potesse più parlare ed esprimere sé stessi senza finire ogni volta sotto attacco, adesso, nel dubbio, se sei un soggetto scomodo, nella land of freedom, ti carica su un aereo, senza processo, neppure una breve udienza, e ti sbatte a El Salvador senza stare tanto a discutere. Infatti, mai fidarsi di chi vorrebbe più libertà: nel 90% dei casi, se la prenderà tutta togliendola completamente agli altri.

Ma dicevamo di Charlie Kirk. Il giovane padre di famiglia e influencer – Cristo Santo! – era esattamente quel che serviva ai conservatori per sembrare cool, come si suol dire in America, cioè fighi, non una massa di poveracci, bigotti e leccaculi dei preti. I Democristiani italiani, per dire, come tali apparivano: dei signori ingessati, sessuofobi – per quanto, come si soleva dire di loro, mangiavano rosari e cagavano demoni. Il povero Charlie era abbastanza strutturato fisicamente da non sembrare un secchione cicciobomba, aveva una moglie decisamente fica, e dunque serviva per far apparire la famiglia tradizionale non per la trappola che è, ma come una “roba fichissima”, tra persone stilose, che sì vanno in Chiesa, ma poi mangiano hamburger come tutti e finiscono la serata al bowling. In sostanza, era necessario correggere la solita immagine del conservatore brutto e pingue, serioso e mesto, con una moglie che è una chiavica, e due figli rincoglioniti a furia di frequentare solo l’oratorio. L’uomo giusto al momento giusto, non c’è che dire!

È uscito il dodicesimo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/00774819711c36dcf8adc

Mr. Kirk era pure un giovinastro dialetticamente svelto, lesto, con poche idee ma ben chiare e una discreta capacità di parare i colpi e rigirare le argomentazioni altrui. Un talento naturale, questo è incontestabile – anche perché i conservatori americani, se non sono proprio il massimo della cultura umanistica, sono comunque gente pragmatica e sveglia, incredibilmente vitale, che certo si sa muovere meglio degli omologhi italioti.

Se si guardano le pagine social del suo movimento, Turning Point USA, specie i video più brevi, sembra realmente che lui vinca a mani basse e questo è un trucco molto semplice da mettere in atto, specie su tali piattaforme. Basta tagliare ad arte e rimuovere le parti più scomode.

Terza uscita per la collana “Scavi Urbani”: Il cielo è uno straccio sporco nella stretta della materia, di Luca Parenti (prefazione di Matteo Fais). Disponibile in formato cartaceo ed ebook:
(cartaceo 10 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

A ogni modo, in effetti, lui tante volte ha la meglio. Non perché sia stato questo Wittgenstein in pantaloncini corti e t-shirt, semplicemente perché si scontrava con dei giovani collegiali che non hanno la benché minima né più vaga idea di cosa sia uno scontro dialettico – per di più, lui lo faceva circondato dai suoi supporter, i quali ululavano come spettatori del wrestling, quando un interlocutore non era nelle loro corde. Uno spettacolo molto americano, insomma indecente e di basso livello, non esattamente un dialogo platonico, se mi si consente.

Il nostro eroe aveva buon gioco nel demolire dei disadattati, tutti tatuaggi, piercing e capelli blu, imbevuti di propaganda fatta di frasi fatte e slogan ripetuti come pappagalli strafatti di marijuana. Attenzione, non che lui non fosse a sua volta invasato quanto loro e pieno delle solite stronzate, semplicemente di segno opposto. Chiaramente, essendo maggiormente abile rispetto a loro, era riuscito a connettere i puntini, a collegare i pensieri tra loro, a inserirli in una struttura logica e concettuale del genere vagamente consequenziale.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Ma va da sé che chiunque abbia un minimo di cervello non avrà problemi a rigirarsi tra le palle quattro scemi di guerra in tempo di pace. Una ragazzino/a che non sa neppure rispondere alla domanda “Cosa è una donna?”, e farfuglia idiozie tipo “Può considerarsi donna chiunque si identifichi con una donna”, è un avversario che si dovrebbe semplicemente rifiutare. Sarebbe come se Mike Tyson salisse sul ring contro un uomo con la sclerosi multipla: una roba da infami, come sparare sulla Croce Rossa.

Se fosse stato dialetticamente onesto, avrebbe accettato di andare solo contro personaggi di una certa caratura, con un po’ di consuetudine con i microfoni e un linguaggio più tagliente. Non per niente, per quanto posto in modo discutile, è difficile non concordare con la ragazza che, in uno dei tanti filmati che si trovano online, gli dice qualcosa come “Ma non ti sembra un po’ strano che tu, trentenne, venga qui in un campus a parlare con dei ragazzi?”. La considerazione non è schiocca: tra un trentenne preparato, in carriera, e uno diciottenne appena uscito dalle superiori, che se va bene ha due scopate alle spalle, quando lui aveva due figli, c’è un abisso di esperienza. Io l’avrei voluto vedere contro una Leeja Miller, contro la trans di Philosophy Tube, e tanti altri woke di quelli con un poco di pelo sullo stomaco, dialetticamente ipertrofici.

A Charlie piaceva vincere facile. Eppure, più di una volta la strategia non gli è riuscita. Di fronte a chi non andava lì a insultarlo, al ragazzo o alla ragazza più preparati, al nero che lo incalzava dicendogli “Non cambiare sempre argomento, quando ti conviene”, anche lui doveva abbassare la cresta da gallo cedrone (https://www.youtube.com/watch?v=rjOgFxUrtCo; https://youtu.be/TGOMQdyyjmU?si=U_pwdGNqL5OwAlQd). Perché sarà anche vero che la maggior parte dei giovani sono sciocchi e superficiali, ma ci sono sempre le eccezioni.

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In fin dei conti, a ogni modo, con tutto il dovuto rispetto che si deve ai defunti – specie quelli morti in tal modo –, Kirk era un talebano come i suoi avversari. Era solo più bravo a nascondere la Bibbia sotto il libro di logica; a dire “buonsenso” in luogo di “Il Vangelo”; a parlare di rispetto della donna per arrivare in ultimo a stigmatizzare l’aborto, a dare una spruzzata di socialismo (“I giovani non si possono più comprare una casa o pagare il college”), quando in realtà sosteneva un movimento che non ha mai avuto alcuna attenzione per le persone in difficoltà. Era, insomma, come la maggior parte dei soggetti che infestano il web (femministe e maschilisti, complottisti e gente che ha fede nella scienza), i quali sono l’uno l’altra faccia della medaglia dell’altro, ognuno in cerca di imporre il proprio potere per primeggiare sull’altra fazione. Sentire quelli come lui dibattere con i woke più deficienti è come assistere allo scontro tra un fascista e un comunista: in un dialogo tra due folli, non può mai venire fuori qualcosa di buono.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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Un commento

  1. “Una ragazzino/a che non sa neppure rispondere alla domanda “Cosa è una donna?”, e farfuglia idiozie tipo “Può considerarsi donna chiunque si identifichi con una donna”, è un avversario che si dovrebbe semplicemente rifiutare.”

    Il problema fondamentale risiede proprio nella struttura stessa della democrazia. Questo “ragazzino” vota, ed ha lo stesso ed identico peso di Socrate. Il paragone con Tyson pertanto a mio avviso non regge, in quanto secondo il ragionamento democratico, pareggerebbe col malato di sclerosi multipla in uno scontro. Accetterei questo ragionamento se al ragazzino in questione non fosse permesso di votare, se non appunto quando ha una famiglia, 2 figli da mantenere, etc.

    La sinistra si è nascosta per decenni in una presunta superiorità culturale, con quell’aria da tediosi professorini di campagna, giusto che ora venga a galla che in realtà altro non trattasi che di una massa di lobotomizzati esattamente come tutti gli altri.

    Ho visto giusto ieri un divertente video su youtube in cui le persone dicevano che vanno al pride per ottenere il riconoscimento del matrimonio gay, una cosa che in Italia esiste già da circa 10 anni, 9 volte su 10 si tratta di persone che lottano per diritti immaginari come pappagalli senza neanche sapere ciò che fanno/dicono.

    Il problema è un altro. Può esistere uno stato senza le famiglie? Senza figli? Fatto solo di aborti, diritti lgbtq, femminismo, e pro pal?

    La risposta è no, mentre una civiltà fatta solo di famiglie eterosessuali (che magari si mettono pure le corna ma comunque procreano) può durare anche migliaia di anni.

    Mi dispiace, ma il woke non può essere messo sullo stesso piano di un altro qualunque pensiero sia liberale che socialista che democristiano che qualunque altra cosa, perché è semplicemente follia e stupidità, frutto di irrazionalità totale allo stesso modo del nazismo e del fascismo.

    In tutta la sua follia e stupidità, dopo le sue battaglie contro il maschio bianco e patriarcale e il libero commercio delle armi, usa un bianco maschio armato per uccidere chi la pensa diversamente da lui, non so cosa ci possa essere di più ridicolo di tutto questo.

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