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LA TRAGEDIA DI UN’INDUSTRIA EDITORIALE A TRAZIONE FEMMINILE (di Andrea Rodolfo Nadia)

Ho cominciato a scrivere nel 2016 dell’argomento più ovvio di cui un maschio etero, nel mezzo dei suoi vent’anni, potesse scrivere: la figa.

Per esser più precisi, le disavventure surreali in cui mi trascinavo nell’incessante ricerca della stessa. I miei racconti tragicomici in breve tempo hanno acquisito una platea abbastanza ampia di lettori di ambo i sessi da permettermi di notare le differenze fra i riscontri dei giovani uomini e quelli delle giovani donne di fronte agli spaccati di vita di un coetaneo, messi a nudo in tutta la loro tristezza da un’ironia cinica e spietata.

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I primi mi apprezzavano perché ero un personaggio tangibile; le seconde lo hanno fatto finché gli sono sembrato una caricatura. Non appena ho preso a trattare più seriamente le implicazioni della realtà che descrivevo, un velo si è strappato dagli occhi delle mie lettrici e la stessa identica ironia è diventata all’improvviso fastidiosa, inopportuna e misogina.

Molte di quelle che prima avevano riso senza ritegno leggendo la storia di una poveraccia che alcuni anni prima mi aveva sboccato sul cuscino, mentre la tenevo a novanta gradi, sono poi rimaste sconvolte e indignate scoprendo quanta poca considerazione avessi delle tipe che si calano sei shots davanti a uno sconosciuto e come la cosa non mi avesse comunque impedito di andarci a letto, né causato particolari rimorsi di coscienza, in un periodo storico in cui scopare ubriachi significava semplicemente scopare ubriachi e una pessima esperienza sessuale fra due ragazzini non era un trauma per la vita.

Quarta uscita per la collana “Scavi Urbani”: Psicosi dei giorni pari e dispari, di Fabio Orrico (prefazione di Viviana Viviani). Disponibile in formato cartaceo ed ebook:
(cartaceo 10 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Più mi aprivo su ciò che davvero provavo e più diventava chiaro quanto fosse incompatibile con la tipica sensibilità femminile. Nel momento in cui ho spostato del tutto il focus della mia attività online sull’aiutare gli uomini, questi ammontavano ormai a quasi il 90% del mio seguito, da un iniziale 40%, e le pochissime donne rimaste hanno cominciato a preferire astenersi dal lasciarmi commenti pubblici, all’occasione esprimendomi il proprio apprezzamento in privato.

Non lo rimpiango, giacché in ultima istanza è in ciò che faccio ora che ho trovato la mia vera vocazione. Ma mi ha dato da riflettere sul mio iniziale sogno di pubblicare un giorno un libro apprezzato dal pubblico mainstream, raccogliendo le mie storie dissacranti in un filone narrativo coerente, che mostrasse il processo di autoesplorazione e maturazione a cui sono andato incontro fra l’una e l’altra, passando da sfigato totale a playboy degenere e, infine, a compagno affidabile. Se avessi proseguito su quella strada, sarei riuscito mai a pubblicare un libro così presso una casa editrice di spessore? Sarebbe stato mai stato letto in una libreria?

È uscito il tredicesimo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/008031206475e701d32fd

La risposta è, con ogni probabilità, no. Non in un’industria editoriale quasi del tutto in mano alle donne, diventata l’ennesima roccaforte di una cultura che invita gli uomini ad aprirsi emotivamente in modo non dissimile a quello in cui una madre dice al figlio “vieni qui, che non ti faccio niente!” aspettandolo con la ciabatta alzata.

Una delle cose che insegno ai miei compagni di pene ancora poco smaliziati è che quando una donna chiede a un uomo di esprimere le proprie emozioni in realtà ciò che vuole è che rifletta le sue, così da sentirsi rassicurata di non essere sola. Quel che a lui passa davvero per la testa le è così alieno che assaporarlo tale e quale, senza alcun edulcorante, non potrà che scatenarle una reazione di disgusto. Se è troppo forte penserà sia tossico e se è troppo debole penserà sia codardo. In ambo i casi penserà sia un depravato e, se ha la fortuna di risultare perfetto, penserà stia mentendo.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

E avrà ragione. Non esiste uomo eterosessuale con delle gonadi funzionanti che si emozioni allo stesso modo in cui si emoziona una donna. Chi tira le file dell’odierna letteratura d’intrattenimento non può non saperlo, giacché si tratta esattamente di quel tipo di donne privilegiate e ultraprogressiste secondo cui si cela uno stupratore dentro ciascuno di noi.

Costoro, anche quando sembra ci chiedano di essere vulnerabili, di raccontarci in modo autentico, in realtà ci stanno chiedendo di mentire. La vulnerabilità maschile, quella vera, è troppo grezza per il loro palato. Le storie di un uomo che si guarda dentro non necessariamente conterranno stupratori, ma certo personaggi che sessualizzano pesantemente le donne; che usano parole come “stronza” e “troia”; che hanno pensieri aggressivi e talvolta violenti nei confronti di se stessi e degli altri; che non provano molta simpatia all’idea che qualcuno, dal suo ufficio in una torre d’avorio, possa decidere ciò che è lecito dicano e pensino. Insomma, personaggi che non suoneranno affatto come le donne dell’alta società che ad oggi costituiscono la stragrande maggioranza degli autori, degli editori, dei redattori e dei lettori di romanzi e poesie vorrebbero che gli uomini suonassero.

Terza uscita per la collana “Scavi Urbani”: Il cielo è uno straccio sporco nella stretta della materia, di Luca Parenti (prefazione di Matteo Fais). Disponibile in formato cartaceo ed ebook:
(cartaceo 10 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Nessuna casa editrice cerca un nuovo Charles Bukowski. Piuttosto un Matteo Bussola, o un Fabio Volo. E questo è il motivo per cui non troviamo in giro un vero equivalente mascolino del genere letterario rosa: non è che gli uomini non siano interessati a un certo tipo di esplorazione emotiva, quanto piuttosto che la stessa non verrebbe mai accolta al di fuori di piccole nicchie radicali a meno di non essere ammorbidita e addolcita al punto di snaturarsi completamente.

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Finché sarà così, preferiranno scrivere – e leggere – di personaggi epici o futuristici, in storie di guerra o di fantasia che non toccano minimamente argomenti come il sesso e l’intimità; oppure lasciar perdere del tutto attività come la scrittura e la lettura introspettiva in favore di podcast di attualità e tutorial di meccanica d’automobili.

Questo quando va bene. Quando va male, troveranno nelle piccole nicchie radicali la propria casa, e lì rimarranno fino a radicalizzarsi a loro volta.

Andrea Rodolfo Nadia

Biografia

Pelato, palestrato, logorroico. Aiutare gli uomini a relazionarsi con le donne e fare commentario sociale sul femminismo sono le scuse che si è dato per parlare di figa con arie da intellettuale. Lo si trova sul web come Andrea Rodolfo Nadia.

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Un commento

  1. D’accordissimo sulla prima parte: ogni volta che ho chiesto più o meno indirettamente sostegno ad una compagna, ho ricevuto in cambio un certo distacco. È come se volessero che ti aprissi sulle emozioni che sono a loro funzionali e si opponessero a tutto ciò che a loro è alieno.
    Ad esempio: (Lei) Voglio andare a convivere – affrontiamo psicologicamente ciò che ti frena.
    Per quanto riguarda la seconda parte invece non sono del tutto d’accordo. Non bisogna confondere l’emotività con la capacità di provare emozioni profonde.
    Mi ha sempre colpito la capacità delle donne di piangere più e più volte e commuoversi facilmente, ma al tempo stesso di lasciarti da un giorno all’altro restando indifferenti alla tua sofferenza.
    In alcuni ambiti, sanno essere davvero crudeli e insensibili, spesso più degli uomini. È vero che esiste una marea di uomini “calcio – fica – birra – nanna”, ma esistono picchi di profondità difficilmente raggiungibili dalle donne. Basti pensare a Pavese, che in una frase sapeva descrivere un mondo interiore.
    Inoltre non crediate che le donne siano avulse da pensieri sessualizzanti/aggressivi/inconfessabili, sono solo più brave a mascherarli.

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