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CHI PUÒ PERMETTERSI DI CRITICARE MARZIA SARDO E CHI NO (di Matteo Fais)

È praticamente impossibile non aver sentito parlare di Marzia Sardo, la ragazza siciliana, residente in Roma, che l’altro giorno ha scatenato un bordello, con un video divenuto virale, per essere stata vittima di una battuta fuori luogo, da parte del personale sanitario – la famosa “se ti togli il reggiseno, fai felici tutti”.

Ora, in molti hanno convenuto, sui social, che la giovane donna abbia esagerato – sottolineamo che non si tratta di una ragazzina, ma di una persona di esperienza, avendo 23 anni, età in cui, nei secoli passati, certe avevano già tre figli e più, e che, quindi, avrebbe potuto ampiamente cavarsela senza frignare tanto.

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Da quel momento, il profilo è stato saccheggiato. Le sue foto sono state prese ed esposte all’occhio pruriginoso della pubblica opinione – memorabile quella di lei che beve vino, seduta sul cesso, senza le mutandine addosso. Per non parlare della descrizione che fornisce di sé stessa su Instagram e che recita qualcosa come – vado a memoria, ma non credo di sbagliarmi – “Non ho peli sulla lingua e, se li ho, non sono miei” – cosa che ha portato molti a darle della pompinara, in senso dispregiativo, visione a cui, ovviamente, non ci accodiamo, avendo grande rispetto e stima delle donne che soddisfano certe necessità maschili a mezzo dell’apparato orale.

Riteniamo obbligatorio, per una questione di onestà intellettuale, a ogni modo, segnalare che non tutte le critiche rivolte alla ragazza hanno la medesima dignità e coerenza. Per intenderci, i reazionari, che auspicano un ritorno al passato, dovrebbero sapere che, in illo tempore, se un uomo si fosse rivolto in modo simile a una ragazza, dandole sostanzialmente della poco di buono, a meno di non parlare a una in casino, la situazione, con i maschi della famiglia di lei, si sarebbe risolta nel sangue, con una fucilata in petto. Nella società patriarcale, attentare all’onore di una donna, anche solo una battuta fuori luogo, non parliamo poi dello sfiorarla, fosse pure con un dito, era pratica non consigliabile per chi desiderasse conservare la vita.

È uscito l’undicesimo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/00774819711c36dcf8adc

Ergo, a voler proprio ragionare secondo un pensiero che fu – di cui, ripetiamo, tanti maschi, oggi, auspicherebbero il ritorno -, quanto fatto dal medico risulta esecrabile e da punire nel modo più severo.

Ciò che, invece, fa sorridere gli animi più libertari è proprio il fatto che una ragazza la quale, almeno a giudicare dai suoi spazi social, ha fatto dell’essere disinibita una bandiera, poi, si formalizzi per una innocua battuta. Quel che suona scandaloso a chi ama la libertà è che questa debba essere senza conseguenze per le donne che la pongono in essere, sfidando le convenzioni con il loro esibizionismo senza remore, quando poi le stesse si spendono a censurare e stigmatizzare ogni innocua uscita senza peso – insomma, anche una battuta – proveniente dal genere maschile. 

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
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Non si può pretendere di fare quel che si preferisce, senza avere un atteggiamento permissivo verso gli altri. Una donna che va in giro mezza nuda, e si lamenta perché riceve attenzioni maschili, risulta di per sé contraddittoria, perché pretende di godere di una libertà che non concede agli altri. Anzi, più propriamente, se avanza una tale richiesta, sembra animata da una sorta di volontà sadica: suscitare gli istinti, senza soddisfarli e, per di più, andando a colpire anche quelli che sono i pensieri del maschio e i suoi tentativi di tenere a bada la tensione che certe visioni suscitano – Freud dipingeva il moto di spirito così.

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In una società della repressione sessuale, quale quella passata, niente di tutto ciò sarebbe stato ammesso, da parte femminile come maschile. Naturalmente, la maggior parte degli uomini che si scaglia contro la presunta degenerazione dei costumi, volutamente ignora questo aspetto, ovvero che anche a loro non sarebbe permesso di fare i galletti, con le ragazze di passaggio sul marciapiede. Su tale punto glissano, esattamente come le femministe che invocano sempre maggiore permissività per volerne sottrarre quanta più possibile agli altri. Va da sé, insomma, che entrambe le posizioni sono stupide e presentano un evidente cortocircuito cognitivo.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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Un commento

  1. Il problema di Marzia Sardo è proprio che da una parte millanta di essere una “strong and independent woman” e poi come spesso accade alle femministe di tutto il mondo si ritrova a piagnucolare per una battuta.

    Anzitutto bisognerebbe capire il contesto, già immagino lei che fa la voce ammiccante e l’occhiolino al medico mentre dice la battuta “mi devo togliere il reggiseno?” e quello per sdrammatizzare risponde con un’altra battuta.

    Razionalmente parlando immagino che un medico possa avere possibilità di incontri sessuali molto più interessanti della Marzia nostrana che con tutto il rispetto non mi risulta essere miss universo.

    Altra cosa che continuo a non capire è perché le femministe vogliano essere pari all’uomo in termini di reddito, di opportunità ma poi nell’ambito sessuale vogliano vivere in una sorta di strana campana di vetro: chiediamoci se una dottoressa avesse fatto la stessa battuta a un uomo sulle mutande, quale sarebbe stata la reazione? Una risata, un rifiuto, un atto sessuale? Sicuramente non avrebbe frignato sui social e se lo avesse fatto nessuno lo avrebbe preso sul serio.

    Ecco la fine del femminismo, quando le femministe fanno appunto le femmine e quindi vanno contro la parità che esse stesse hanno chiesto.

    Il femminismo si concluderà quando finalmente le donne riusciranno a ridere per una battuta per cui anche un uomo riderebbe nella loro stessa condizione.

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