ASSURDI NOSTALGISMI – ADESSO, SI RIMPIANGONO ADDIRITTURA GLI ANNI ’90 (DI ANDREA SARTORI)
In questi anni Internet si sta riempiendo di nostalgismi. Uno dei più diffusi (e anche più redditizi) è stato quello per gli anni ’80. Diciamo “è stato” perché ora sta emergendo prepotente addirittura un nostalgismo per gli anni ’90 e, magari tra qualche anno, assisteremo al rimpianto per gli anni 2000, quelli, per intenderci, iniziati con l’11 settembre e finiti col crack di Lehman Brothers. Ovviamente, più il tempo passa, più nuove generazioni di delusi, che rimpiangono gli anni verdi, si affacciano.
Quelli degli anni ’80 ora sono passati dalla nostalgia alla vera e propria rabbia contro le nuove generazioni considerate peggiori di noi, perché non sanno più cosa sia il rispetto (“dovrebbero rimettere la leva militare”), “non si divertono più in maniera sana come noi che giocavamo a pallone”, “hanno cartoni stupidi che non trasmettono valori”, e via discorrendo – tra l’altro non si accorgono di rispolverare lo stesso stantìo repertorio che i nostri genitori usavano contro di noi. E si sfogano su Facebook, il social alla moda negli anni 2000 che, oramai, è divenuto un “ritrovo per vecchi”.

Caro amico lettore, come potrai immaginare, dietro questo blog ci sono diverse persone che collaborano agli articoli che tu quotidianamente leggi. Se desideri supportare la nostra attività, ti saremmo grati se volessi dare il tuo sostegno all’Iban IT53E3608105138290082390113. L’intestatario è Matteo Fais. Grazie di cuore, La Redazione.
Ma siamo, poi, così sicuri che la nostra generazione, quella dei nati tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni 80, fosse “migliore”, che i nostri divertimenti fossero così sani?
Anche il sottoscritto ha spesso guardato il passato con gli occhiali rosa. Ma a volte basta una lettura giusta, una situazione ben descritta e, come in una seduta di ipnosi regressiva, ecco che riemergono ricordi e ferite di un nerd.
Nel mio caso è stata la lettura di Gotico rurale, una serie di racconti firmati dallo scrittore ravennate Eraldo Baldini. Tali brevi storie rientrano in quel genere inventato dal corregionale Pupi Avati e definito “horror padano”: il paesino di rovincia, che la narrativa e cinematografia italiane da strapaese dipingono come luogo idilliaco, diventa teatro di orrori lovecraftiani. Ed è effettivamente una visione paradossalmente più vicina al vero, tra terrificanti leggende che affondano le radici nel folklore locale e personaggi agghiaccianti realmente esistiti che chi ha vissuto in questi borghi, almeno fino agli anni 90, ha fatto in tempo a vedere. Ma ci sono altri aspetti che Baldini ha riportato a galla, e riguardano proprio i nostri presunti valori.

Il racconto L’insuccesso scolastico e le sue conseguenzeha come protagonista un ragazzino timido, bullizzato dai suoi compagnetti durante la partita a calcetto. E qui si sblocca il ricordo di chi ha avuto la sfortuna di essere nerd in quegli anni. Non essere bravi a giocare a pallone significava la morte civile. Per non essere isolato dal gruppo, eri costretto a prendere parte a tale rituale. Ovviamente, se eri scarso, venivi piazzato in porta. Nove volte su dieci eri scarso anche in tale ruolo e, allora, erano dolori. Venivi maltrattato senza pietà, umiliato nei modi più crudeli.
Sul “social per i vecchi” ho visto decine di post che rimpiangevano la partita di calcetto con gli amichetti. Si accenna a quello scarso messo in porta, ma senza mai menzionare il dramma del bullismo subito. Chi scrive ne sa qualcosa, perché è una di quelle persone che veniva messo sotto per non essere bravo a giocare, schernito perché preferiva roba “da nerd”, come libri o fumetti, al pallone. E non era piacevole: si viveva in un’atmosfera di continua sopraffazione.

Ecco la parola chiave: sopraffazione. In realtà, l’unico valore davvero amato dalla mia generazione è quello della legge del più forte. Questa è la chiave per interpretare anche il più irrazionale rimpianto dei miei coetanei, quello per la leva militare. Solitamente si legge che questa insegnava “il rispetto e la disciplina”. Leviamo subito gli occhiali rosa e pronunciamo una parola: nonnismo.
La leva non insegnava la disciplina, ma la legge dell’oppressione. Non appena arrivavi in caserma, dovevi subire ogni sorta di angheria da parte dei cosiddetti “nonni”, i militari di leva più anziani. E una volta che pure tu diventavi tale, ti divertivi ad umiliare le “burbe” come si chiamavano i ragazzi appena arrivati. I più fragili si suicidavano. Non è un caso che molti miei coetanei trovino “divertente” o “mitico” il sergente Hartman che, nelle intenzioni di Stanley Kubrick, doveva risultare odioso proprio per i soprusi a dannao di una persona fragile come il soldato “Palla di lardo”. E non era nemmeno rara la crudeltà verso i compagni diversamente abili – i “mongoloidi” come venivano chiamati.

(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)
Un altro racconto di Baldini ambientato nel mondo dell’infanzia, In fila per due, mette quasi incidentalmente in luce un’altra caratteristica non proprio positiva della mia generazione, specie se cresciuta nei paesini: la crudeltà verso gli animali. La voce narrante, un bambino, racconta: “io piglio gli uccellini piccoli dai nidi, li porto in una scatola che è nella stalla, nascosta nella paglia, e guardo quanto ci mettono a morire… Anche coi gatti faccio esperimenti. A uno volevo fare l’operazione nella pancia con un coltello, ma è scappato non appena l’ho tagliato…”. Purtroppo molti queste cose le facevano davvero: ho la memoria nitida di miei coetanei che, alle elementari, si divertivano a torturare i felini. Purtroppo anche l’ambiente da strapaese non aiutava. I bifolchi non hanno mai avuto sensibilità e trovavano normale, quando guidavano, non cercare nemmeno di evitare cani e gatti che attraversavano la strada.
Ce ne sarebbero tante altre di cose da dire: la bestemmia facile anche sulla bocca di bambini, oppure quell’antisemitismo che, esploso in questi anni con una virulenza da far rabbrividire, aveva radici in sfottò tra tifosi (“rossoneri ebrei”), o in parodie di vecchie hit (“con ventiquattromila ebrei / quanto sapone ci farei”).

AMAZON: https://www.amazon.it/regole-dellestinzione-Matteo-Fais/dp/8832828979/
IBS: https://www.ibs.it/regole-dell-estinzione-libro-matteo-fais/e/9788832828979
Siamo davvero così migliori?
Quello che eravamo da ragazzini sta esplodendo sui social: una masnada di bulli frustrati che odia tutto, la religione, gli ebrei, le donne, la sua stessa civiltà, che si esalta per Mussolini, Hitler, Stalin – sono pervasi da un reazionarismo basato sulla legge della giungla. Ma tutto questo schifo ha radici lontane…
E intanto osservo mio figlio che pare avere, fortunatamente, valori opposti a quelli della mia generazione. Il mondo grazie a Dio non è finito, continuerà anche senza di noi. E quasi certamente sarà reso migliore dalla nostra assenza.
Andrea Sartori
Chat Whatsapp: +393387524471
Telegram: http://www.telegram.me/andreasarto
Facebook: https://www.facebook.com/sartori.andrea.167
L’AUTORE
Andrea Sartori è nato a Vigevano il 20 febbraio 1977. Laureato in Lettere Antiche presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha vissuto a Mosca dal 2015 al 2019 insegnando italiano e collaborando con l’Università Sechenov. Attualmente collabora presso il settimanale “L’Informatore Vigevanese”. Ha pubblicato con IBUC i romanzi Dionisie. La prima inchiesta di Timandro il Cane (2016) e L’Oscura Fabbrica del Duomo (2019) e, con Amazon, Maria. L’Eterno Femminino (2020)