IL NODO IRRISOLTO DELL’EVASIONE TRA DROGA E PROSTITUZIONE (di Matteo Fais)
Stigmatizzata e colpevolizzata come il peccato capitale par excellence, l’evasione è l’argomento preferito del politicante e dell’opinionista da talkshow. Anche l’uomo medio ha finito per vedersi circondato da queste oscure figure, gli evasori, immaginandoli perfidi, avidi, dalle dita lunghe e affusolate pronte ad arraffare qualsiasi cosa capiti loro sottomano. A questi, in teoria, si deve ogni male del Paese – per esempio, anche l’assenza di posti letto in terapia intensiva, durante l’emergenza covid.
La verità è che quasi nessuno ha capito niente dell’evasione. Chi l’ha capito – i politici – si guarda bene dallo spiegare le cifre stroboscopiche attribuite all’economia sommersa. Forniscono questi dati, ma li usano solo per demonizzare una certa categoria di individui, i liberi professionisti. Medici, avvocati, commercialisti, baristi, ristoratori sarebbero tutti dei delinquenti a piede libero. Non si comprende, allora, come mai ci siano tante serrande abbassate e giovani che guadagnano appena qualche centinaio di euro. Decine di programmi di approfondimento – molti dei quali finanziati anche con denaro pubblico – e nessuno che chiarisca in parole povere alla casalinga e all’idraulico il perché di una certa situazione.
In verità, è ben comprensibile che il tranquillo uomo della strada non arrivi a farsi un’idea approfondita della faccenda. La sua consuetudine con la vita – che lui ha condotto più o meno sempre da appartato, secondo la formula casa-lavoro – non gli consente di vedere tutto un mondo sotterraneo che gli ruota intorno, nell’ombra.
Basterebbe semplicemente andare a fare un giro su escort advisor, o bakeca.it, per rendersi conto che, più o meno in ogni città o paese, vi sono delle donne (italiane e schiave straniere) che vendono prestazioni sessuali in cambio di denaro – naturalmente, non si ha qui l’intenzione di condannarle.
Provate a contare quante sono a Milano, o Roma. Ci vorrebbe un matematico. Poi, andate a fare un giro in certe periferie – nella città della Madonnina, addirittura in pieno centro. È un esercito. Inutile stare qui a dare numeri, perché nessuno è in grado di fare stime attendibili, non essendo la loro professione riconosciuta e registrata presso la camera di commercio. L’immaginazione può giungere in nostro soccorso. Similmente, facciamo per quel che riguarda lo spaccio di droga. Quanti dei vostri amici fumano erba, hashish, o si fanno di coca anche solo saltuariamente? Figuratevi che ognuno di quelli che conoscete ne conosce a sua volta degli altri. Le cifre si fanno esponenziali.
A ogni modo, se pensate che in certe città, neanche tra le più grandi, ci possono tranquillamente essere mille escort – tralasciamo per un momento quelle che stanno su strada – e che una di queste può avere tranquillamente una media di 3-4 clienti al giorno, chiedendo diciamo un centinaio di euro a testa e molto di più per prestazioni straordinarie, vedete voi a quanto può ammontare la mole di denaro non soggetta a tassazione diretta. A tutto ciò aggiungete adesso quelle che esercitano per strada, più i proventi del mondo droga, e il quadro sarà quasi completo – bisognerebbe, poi, parlare di tutte le restanti attività ruotanti intorno alle varie malavite autoctone e straniere.
Morale della favola: quando vi dicono che la domestica al nero, o il giardiniere occasionale che vi falcia l’erba per 20 euro, sarebbero causa di chissà quale danno per l’erario vi stanno prendendo per i fondelli. In Italia, esiste unicamente un’evasione di sopravvivenza fatta da gente che tira su quattro spiccioli per far campare la famiglia e, parallelamente, quella di tutte quelle persone che, come nel caso delle escort, sono proprio impossibilitate a pagare imposte dirette sui loro guadagni. La questione è dunque molto semplice: o legalizziamo droga e prostituzione – che tanto sempre ci sono state e sempre ci saranno – o ci teniamo questa evasione. Ognuno valuti in coscienza. Poi, potete pure continuare a credere alla favoletta che non avete un lavoro perché un ristoratore napoletano non ha battuto lo scontrino per una caraffa di vino della casa da mezzo litro… E, purtroppo, temo che in molti lo farete.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.