L’EDITORIALE – QUANDO SCOPRI CHE LA POVERTÀ ESISTE DAVVERO (di Matteo Fais)
Su, avanti, indignamoci tutti quanti. Mettiamo un bel commento rabbioso o strappalacrime sotto le foto pubblicate su Facebook da il “Corriere della Sera”, con la gente in fila a Milano, di fronte alla onlus “Pane Quotidiano”, per chiedere un pasto caldo e qualche pacco alimentare.
Fantastico pensare che tanto sdegno non sia quotidiano, ma legato a un post comparso sul social più famoso al mondo. Praticamente, la povertà non esiste se non nella misura in cui la più famosa testa giornalistica italiana – e a seguire tutte le altre – ne danno notizia. Oggi, noi non vediamo più il mondo e la realtà, se non per ciò che si guadagna l’onore delle cronache. Nel mondo, c’è solo quello che trova il suo corrispettivo in un trafiletto, o in una serie di colonne a tutta pagina – oppure, ovviamente, se trova la sua nicchia tra foto di gattini, discutibili poesie e immagini di culi.
Comunque, menomale, qualcuno si risente. Lo fa per un tempo minimo. Quello che serve per scrivere il suo commento e leggere i primi dieci degli altri internauti, distribuendo un po’ di like a casaccio. Ma, appunto, il tempo corre e cancella tutto dalla memoria, la timeline si aggiorna voracemente e le file di disperati si sciolgono, tornano a casa. Molti le rivedranno solo all’ennesima foto o servizio di un altro grande giornale. Prima di allora, saranno tutti al riparo. La miseria rimarrà confinata nello spazio limitato di quella via, poco distante dal campus della Bocconi.
Chissà quando, infine, ci renderemo conto di essere seduti su una bomba sociale, su della dinamite che ci farà saltare in aria le viscere. Quella fila mesta e maleodorante siamo noi, nessuno l’ha capito. “La Storia siamo noi”, diceva una famosa canzone, e ciò non può certo essere motivo di allegria. Se non siamo tra quella gente, ci finiremo. Il piano è già tracciato, stabilito. Mani invisibili ci stanno disponendo in riga, come frotte di uomini spinti sui carri bestiame. Naturalmente, noi, nel muoverci ordinatamente, rispetteremo le distanze di sicurezza e indosseremo la mascherina – non sia mai di andare a pesare sul sistema sanitario, Signora mia, che qui ci sono ben altre urgenze e dobbiamo scontare l’aver vissuto fino a oggi al di sopra delle nostre possibilità.
Se state per impazzire, a leggere queste righe, vuol dire che siete ancora persone normali. Se avreste una voglia matta di rovesciare il Parlamento, la Nazione e l’Europa a vedere quelle immagini, significa che la sanità mentale ancora vi appartiene. Ma la gente non è così, non la massa. Le persone comuni – anzi, comunissime, alcune addirittura che si definiscono “comuniste” – pensano che i problemi siano di altra natura. Ritengono che ci siano da pagare gli ormoni a chi desidera cambiare il proprio sesso di nascita, che si debba pensare a censurare gli Aristogatti, o a proibire quel particolare libro del ’800 in cui ci si riferisce alla gente di colore chiamandola “negra”. Oppure, troverete le femministe, che non potendo parlare di privilegi patriarcali in mezzo alla fila di morti e morte di fame, si disinteressano delle loro sorelle in attesa per un piatto di minestra. Meglio parlare di quante donne ci sono in politica, o vedere se il pezzo sull’orda di indigenti è stato scritto da un maschio o da una femmina.
Ecco, questa è l’Italia: discussioni oziose, indignazione con i minuti contati, cinquanta articoli al giorno sui femminicidi. Ma di quella gente chi ne parla e quando? Se i numeri della povertà reale – che da noi è fissata alla soglia di 500 euro a cranio, in una famiglia – fossero sbandierati e ripetuti come quelli delle morti violente femminili, chissà se la gente capirebbe quali sono i reali drammi di questo Paese. Personalmente, ne dubito.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.