L’EDITORIALE – LA NOSTRA VITA FA SCHIFO: QUESTO CI RACCONTA LA COPERTINA DEL “THE NEW YORKER” DIVENUTA VIRALE ( di Matteo Fais)
A vederla, fa venire da piangere. È la storia di tanti di noi. Un monolocale, o bilocale, come ce ne sono tanti. Una donna, nell’immagine, o un uomo – il genere, in questo caso, non fa la differenza – che palesemente trascorre le giornate nella solitudine più avvilente. Intorno a lei/lui l’unica cosa viva sono degli animali domestici inquietantemente chiamati “amore della mamma/papà”. In mezzo, una miriade di piccoli oggetti inanimati della società dell’opulenza: qualche libro letto distrattamente, nel disperato tentativo di trascorrere la notte, la lampada da scrivania, i resti di tante cene take-away – chi ha voglia di cucinare unicamente per sé stesso? Pacchi già svuotati di Amazon giacciono lì in attesa del giorno giusto per liberarsi della carta differenziata e che, inesorabilmente, rimangono per terra settimane, perché la cosa passa di mente. Un letto sfatto – non si attende nessuno, se non il proprio sonno che sopraggiunga a porre fine all’insonnia. La montagna di piatti a segnare l’innalzamento del livello di trascuratezza di un’esistenza dimenticata.
In tanti, sul web, nell’unico spazio di discussione rimasto, in questi tempi sempre più virtuali e meno reali, di pandemia ne hanno parlato. Accade spesso quando l’evidenza che tutti abbiamo sotto gli occhi ci viene sbattuta brutalmente in faccia. La fine del mondo occidentale è tutta lì. Una persona sola con sé stessa che cerca di adescare qualcuno a mezzo del suo laptop. Serve trovare un motivo per lavarsi, per dare una rassettata alla casa, per ricordarsi di esistere.
La nostra vita è divenuta questo, la privacy così sentita da rendere la nostra dimora un compatto e inespugnabile fortino, un nickname dietro il quale nasconderci per confessarsi a uno sconosciuto che spesso non avremmo mai il coraggio di incontrare il nostro bisogno di amore e vicinanza. Abbiamo tanti gatti quanti sono i figli desiderati che non troveremo mai il coraggio di mettere al mondo – in questo mondo. Il bicchiere sempre vicino perché tutto sommato comprare una bottiglia per intontirsi è meno umiliante di andare in farmacia e farsi dare degli psicofarmaci. Nessuno saprà mai che quel vino lo berremo da soli e non in compagnia. Chiedere dello Xanax, invece, sarebbe ammettere pubblicamente di aver fallito, di non avere una vita abbastanza intensa da condurci naturalmente al sonno a fine giornata. L’ansiolitico vuol dire che essere vivi ci risulta difficile, forse insopportabile.
E poi ci sono mascherine e guanti, il gel igienizzante. Siamo sempre stati ipocondriaci. Niente di strano. Capita così quando si è cresciuti con mille paure di malattie veneree, ma con il dovere del libero amore. Tante volte ci siamo ritrovati dal medico a inventare presunti malesseri mortali e patologie, solo per farci ascoltare, per sentirci dire “non hai niente”, ovvero che il domani sarà per noi un’altra possibilità – la possibilità di ciò che aspettiamo da tempo – e non la fine.
Ammettiamolo, questa vita fa schifo, è l’abominio, il cancro. L’Europa non vuol dire settant’anni di pace, ma di cimitero. Persino la guerra è più auspicabile di un tale mortorio. “Un’intera nottata/ buttato vicino/ a un compagno/ massacrato/ con la sua bocca/ digrignata/ volta al plenilunio/ con la congestione/ delle sue mani/ penetrata/ nel mio silenzio/ ho scritto/ lettere piene d’amore/ Non sono mai stato/ tanto/ attaccato alla vita”, dice il poeta – Ungaretti, per chi non lo sapesse. Ecco, ci vorrebbe una notte di vita vera, nella sublime comunione con la possibilità del morire, per sentirsi vivere. Basta con l’essere chiusi in casa perché altrimenti un virus, come un malvivente a piede libero, potrebbe aggredirci. Ma noi, noi non possiamo accettare il sopraggiungere della morte, perché non abbiamo mai iniziato a vivere in questo mondo che corre da qui all’altro lato dell’oceano.
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.