L’EDITORIALE – DIRITTI CIVILI E REATI D’OPINIONE – L’OMOTRANSFOBIA
L’omofobia ci farà portare via. Dove? Per ora solo in galera, per il futuro provvederanno a istituire dei campi di rieducazione coi muri rosa, il filo spinato arcobaleno e i kapò transessuali.
Inutile girarci intorno, il ddl Zan-Scalfarotto è un attentato alle libertà personali, all’eterosessualità in quanto tale e incammina l’Italia sulla via di una dittatura politicamente corretta, dove tutto ciò che offende sarà punito da tribunali speciali e troike anonime.
Le misure contenute nel ddl sono illogiche, iperboliche e irragionevoli. La loro eccessività è rivelatrice della natura ideologica che sottende al disegno di legge. La caricatura di un decreto che è stata depositata in Commissione Giustizia riunifica cinque ddl in materia di discriminazione sessuale presentati da Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni e Bartolozzi. Nei primi articoli s’inseriscono «il genere, l’orientamento sessuale e l’identità di genere» nel guazzabuglio dei «reati d’odio» per razza e religione.
Affermare che il matrimonio omosessuale è antropologicamente insostenibile o che le pedofilia è un crimine sarà punibile sulla base della categoria di discriminazione basata sull’orientamento sessuale. I condannati per il «crimine» di omotransfobia non rischieranno solo sei anni di carcere, di per sé già esagerati per un reato d’opinione, ma anche di vedersi tolta la patente, revocato il passaporto e ogni altro documento valido per l’espatrio, la licenza di caccia e dopo la galera dovranno osservare il coprifuoco rientrando a casa al tramonto. Immaginate una società dove a un camionista viene revocata la patente per una battuta sui gay o individui con la vita sociale mutilata a causa dell’obbligo di rientro a casa a un’ora determinata.
Quella di Scalfarotto e Boldrini è una società totalitaria, dove l’omofobia non è solo un reato, ma uno stigma, una macchia sociale, una bandiera arcobaleno cucita sul cappotto. Inoltre, «omotransfobia» è un concetto nebuloso e indefinito, che apre la strada all’arbitrio del giudice e ben sappiamo con quale pasta politica sono modellate le toghe italiane. Affermare la differenza sessuale come elemento naturale o la normalità dell’eterosessualità per un specie che si riproduce attraverso la congiunzione tra un maschio e una femmina, sarà reato? Quali dichiarazioni sono sufficientemente colorate, gaie e arcobaleniste e quali no? Non si sa.
Il ddl è uno strumento intimidatorio, vuole spaventare chi osa dissentire e mettere alla gogna chi non si conforma alla koinè dominante. Cari Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni e Bartolozzi e inquisitori vari in nome dell’«Uguaglianza» e della «Giustizia», valori che avete snaturato e trasformato in feticci ideologici, non esiste solo il diritto positivo, quello che imponete al prossimo.
Esiste anche un diritto naturale, quello che regola e norma ciò che avviene in natura, che sancisce delle verità antropologiche la cui attestazione non potete punire: i bambini nascono da un uomo e una donna e il matrimonio si fonda sulla polarità dei sessi. Adaequatio rei et intellectus è una formula che vi è sconosciuta, completamente.
Davide Cavaliere