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MAMDANI È COME TRUMP: UN DEMAGOGO, MA DI SINISTRA (di Matteo Fais)

Se un professore volesse essere amato da una classe, cosa dovrebbe fare? È molto semplice: evitare di comportarsi da professore. Dovrebbe sedersi in cattedra, mettere i piedi sul banco, e dire ai ragazzi “Ciao, belli. Sapete una cosa: non ho voglia di fare niente e immagino anche voi. Bene, ora, io mi rilasso e voi fate altrettanto”. Poco ma sicuro, sarebbe il più amato da una mandria di scansafatiche, come sono quasi tutti i giovani. Inutile precisare che, l’atteggiamento per cui verrebbe tanto ben visto dai ragazzi, sarebbe anche ciò che, sul lungo termine, li rovinerebbe sul piano sociale e umano, visto che non imparerebbero niente, quindi non potrebbero trovare una collocazione sul piano sociale ed evolvere come esseri umani.

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In politica, le cose non sono molto diverse. Un populista pensa a farsi adorare, mai a dire la verità – che, di solito, è sempre dura da accettare. E, in una realtà come quella occidentale, sempre più pericolosamente vicina a un reality show, è facile che si scada a un simile livello. L’abbiamo visto con il Ciuffo più Arancione d’America che, nel 2025, vorrebbe tornare a un mondo pre Prima Guerra Mondiale, fatto di “mogli e buoi dei paesi tuoi”.

Ma, siccome le disgrazie non vengono mai sole e a una azione segue sempre una reazione uguale e contraria, a Trump non poteva che andare a contrapporsi uno come Zohran Kwame Mamdani. Per chi non lo conoscesse, si tratta del candidato a Sindaco di New York, cuore pulsante d’America, alle prossime elezioni del 4 Novembre. Il trentenne, abile comunicatore carismatico – vi ricorda qualcuno? –, mussulmano – perché bisogna essere inclusivi verso tutte le religioni, of course, baby! –, ha un programma per la sua città adottiva – lui è nato in Uganda – che, a paragone, Cettolaqualunque è uno di cui fidarsi ciecamente.

È uscito il dodicesimo numero di “Il Detonatore Magazine”: https://www.calameo.com/read/00774819711c36dcf8adc

Senza scendere nei particolari con il microscopio, ciò che risulta evidente, ascoltando i comizi e leggendo sul suo sito, è come il giovane politico rampante abbia ben assimilato lo spirito di questo tempo straccione e lassista, ovvero il concetto di “It’s Free” – sarebbe a dire, “è gratis”.

Mamdani vorrebbe rendere, in quel di New York, tutti gli autobus più veloci e gratuiti. Ora, se non si capisce con quale bacchetta magica il simpatico candidato Sindaco ambirebbe a mettere le ali ai mezzi pesanti, è ancora più tragico come risulti convincente presso la folla quando starnazza la sua utopia di collettivismo applicato al trasporto pubblico, con un mondo di spostamenti a costo zero. La platea, dal basso, ulula felice, senza neppure comprendere che se non paghi alla biglietteria, solitamente, è perché hai già pagato prima. Nella fattispecie, possiamo anche decidere di non far sborsare mezzo dollaro per salire sull’autobus – per assurdo, si potrebbe pure rendere il caffè o il pane beni accessibili a tutti – basta capire che, per far ciò, bisognerebbe pesantemente aumentare le tasse. Insomma, se non sborsi al momento in cui usufruisci del servizio, devi farlo prima. Ma il popolo è così: si figura che, tutto sommato, quando uno paga per ottenere qualcosa, sia solo perché ci sono degli speculatori cattivi che vogliono guadagnare dalle sue necessità.

E Mr. Mamdani, in questa morchia di sogni bagnati dal vago retrogusto erotico di stampo sovietico, ci sguazza che è una meraviglia. Non importa che sia praticamente impossibile, o dalle ricadute finanziare disastrose: la gente non vuole vivere nella realtà, ma essere proiettata in una dimensione infantile, un po’ onirica, in cui sognare un mondo migliore, stile Imagine di John Lennon.

È uscita la seconda raccolta poetica di Matteo Fais, Preghiere per cellule impazzite (Connessioni Editore, collana “Scavi Urbani), ed è disponibile in formato cartaceo e ebook:
(cartaceo 12 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Ecco, dunque, che il nostro, non per niente figlio di una filmaker, quindi abile nel costruire mondi immaginari, rilancia dicendo che con lui il settore del childcare – per farla semplice, asili ecc. – sarà, anche in questo caso, totaly free, my man! Tenere un bambino costa e ci sono mamme che si trovano nella condizione di spendere tutto quello che guadagnano sul lavoro, per pagare quelli a cui lasciano i figli. Mamdani non ci pensa neppure che, a meno di non utilizzare degli schiavi, anche il lavoro altrui va pagato. E, persino in questa eventualità da lui paventata e minacciata, le mamme che lo voteranno, convinte così di non dover più spendere per mantenere il proprio angioletto, non si rendono conto che pagheranno comunque a mezzo delle tasse – perché se loro vogliono essere retribuite, altrettanto desiderano i poveri stronzi costretti a lavare il culo dei loro pargoli.

Ma la ciliegina sulla torta del programma elettorale di questo eroe del popolo oppresso è l’idea di congelare gli affitti. Praticamente, una trovata stile equo canone, come quella che si tentò in Italia, con il catastrofico risultato che i proprietari preferirono evitare di mettere sul mercato degli affitti i propri beni immobili. Praticamente, non si trovava più una casa e le poche in circolazione erano tutte fatiscenti. Pare che Mamdani vorrebbe pure obbligare i locatori a tutta una serie di interventi – pena farli effettuare da un ufficio preposto che, poi, presenterebbe il conto. Inutile anche discutere una simile misura che può incontrare il favore solo dei nostalgici del comunismo novecentesco, dei sognatori alcolizzati e di tutti coloro che, non possedendo un immobile, non si figurano neppure i costi di gestione di questo.

Terza uscita per la collana “Scavi Urbani”: Il cielo è uno straccio sporco nella stretta della materia, di Luca Parenti (prefazione di Matteo Fais). Disponibile in formato cartaceo ed ebook:
(cartaceo 10 euro)
(ebook 5 euro – gratuito per gli abbonati a Kindle Unlimited)

Quello su cui è importante riflettere, a ogni modo, è l’idea di fondo che questo Che Guevara 2.0 sembra abbracciare con particolare successo e che, oggi, va diffondendosi in modo pernicioso: l’idea di gratuità. La cosa dovrebbe mettere in allarme e apparire come una gigantesca red flag agli occhi di chiunque abbia osservato attentamente il mondo negli ultimi decenni. Ogni volta che qualcosa è totalmente gratuita, si sa, c’è sempre un prezzo molto alto da pagare. L’abbiamo visto tutti, per dire, con i social, con le app di messaggistica istantanea e via dicendo – recentemente, proprio in questi giorni, anche con un noto programma di grafica e di lavorazione delle immagini. Tutti i saggi commentatori del web hanno oramai compreso che quando qualcosa viene dato, senza corrispondere un pagamento, la transazione avviene semplicemente in un modo meno manifesto. Nel caso dei social, tu sottoscrivi una sorta di contratto, per cui loro si trovano materialmente in mano il controllo della circolazione e diffusione delle idee, oltre che l’accesso a tutta una serie di dati che, poi, rivendono, sempre senza che l’utenza ne sappia niente. Nel caso delle misure proposte da Mamdani, ciò che avverrà è un ingresso a gamba tesa delle istituzioni nelle tasche del cittadino e, fondamentalmente, una pubblica gestione dei suoi introiti, che saranno deviati e indirizzati a piacimento di un potere verticale nella sua essenza incontrollabile dalla base.

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Dunque, per quanto lui ami definirsi “il peggior incubo di Donald Trump”, in realtà ne è il rovesciamento speculare a Sinistra. Tanto quanto è demagogo e narcista uno, altrettanto lo è l’altro. Entrambi si propongono come voce del popolo, come “uno di voi” – pur non essendolo minimamente –, quindi aventi un legame diretto e privo di mediazioni. In ambo i casi, si tratta di Masanielli della peggior specie, abilissimi imbonitori, che vorrebbero superare la diffidenza provata dalla gente verso personaggi rispettabili ma distanti, come un Obama o un Bush. Purtroppo, in un tempo di estremismi, di governi del popolo, sono esattamente questi personaggi a fare breccia e salire alla ribalta, soggetti con il piglio da influencer – non per niente, ambedue hanno ampio seguito sui social –, più che dotati della sapienza del vero politico. È il governo dell’idiocrazia quello che avanza, quello che confonde il sociale con il social, la dialettica con il wrestling, l’autorità con il numero di like, la verità con la viralità. Qui, comunque vada, sarà un colossale insuccesso, in questo scontro tra vanesi, una ecatombe senza precedenti.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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Un commento

  1. Semplicemente perfetto, un’analisi lucida, coerente, completa.

    Qualunque persona che sappia “fare di conto” come si diceva una volta, comprenderebbe facilmente che nell’equazione “tutto gratis per tutti” qualcosa non torna, perché “l’energia non si crea né si distrugge ma si trasforma” ed è una legge della fisica, non certo un programma elettorale.

    Ma purtroppo, come già indicato dal filosofo Polibio, che certamente conosceva la storia meglio di molti nostri concittadini, la demagogia rappresenta la democrazia degenerata, alla quale seguono inevitabilmente le monarchie o le tirannidi, in quanto la deresponsabilizzazione collettiva raggiunge livelli troppo alti e il sistema implode su se stesso.

    Anche in Grecia c’erano i demagoghi che promettevano grano per tutti, finché i romani hanno spazzato via una civiltà millenaria come se fossero quattro campagnoli. L’Unione Sovietica anche prometteva tutto gratis nei mercati, non a caso sempre vuoti in quanto non conveniva a un cazzo di nessuno di lavorare.

    Purtroppo la democrazia richiede cultura e consapevolezza, mentre noi siamo proprio nell’epoca in cui il professore fancazzista citato Fais sarebbe amato da tutti gli studenti di tutte le istituzioni, e la politica è solo uno specchio di questo.

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