Il Detonatore

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WOMEN FOR TRUMP – LA GIUSTA STRATEGIA: RIFIUTARE IL CONFLITTO TRA I GENERI (di Matteo Fais)

Che tra uomini e donne sussista una conflittualità, per così dire ontologica, è abbastanza ovvio. Siamo fatti in modo diverso: loro per selezionare, noi per accumulazione. Niente di strano, si tratta di una legge di natura, pur con tutti i problemi e le frustrazioni che ciò comporta. A noi dà fastidio che loro ci scartino, a loro rode che la nostra fame sia praticamente impossibile da estinguere.

È così, punto, non c’è niente da fare. Come dice uno dei pochi psicologi con un po’ di sale in zucca, il Dottor Orion Taraban, “life it is what it is”. Prendersela con il sesso opposto al proprio per certe sue caratteristiche sarebbe come gridare all’ingiustizia perché i predatori danno la caccia alle loro prede, ognuno nel proprio ambiente. È il loro istinto. Poi, uno può anche bestemmiare Dio tutto il giorno per come stanno le cose, che, comunque, queste resteranno tali.

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Soffiare sul fuoco della naturale incompatibilità tra i sessi è pura follia. Lo è quando a farlo sono i maschi, come quando le femmine ci imitano in questa nostra non esattamente nobile tendenza. Bisogna venire a patti con l’Altro, o meglio andarsi incontro. Certo è anche giusto che ognuno, poi, quando ve ne sia la necessità, protesti per vedere rispettate certe proprie istanze.

I Democratici, in America, con la loro base femminista, invece, non fanno che cercare il conflitto, specie da quando Trump è diventato un concreto pericolo all’orizzonte – adesso che ha vinto le elezioni, poi, si sono proprio scatenati. Gridano al patriarcato, al rischio di perdere il diritto all’aborto, alla contraccezione che presto potrebbe divenire impossibile. Tutte stronzate, ovviamente. Trump lusingherà pure i conservatori ma, essendo un populista, se ne guarderà bene dal fornire motivi ulteriori al popolo per odiarlo.

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Questo le donne sane di mente lo sanno. Tutte le perdigiorno con i capelli rosa, i peli sotto le ascelle, un problema di pinguedine e tanta voglia di rompere i coglioni, continueranno a gridare “al lupo, al lupo”, senza capire che così facendo non faranno altro che alienare da sé la simpatia di quelle psicologicamente stabili.

Questa marmaglia di folli amazzoni fissate con il fatto che tutto è violenza, che ogni parola di denuncia uscita dalla bocca di una debba essere creduta a prescindere, non vogliono comprendere che quelle donne a cui si rivolgono sono, tra le altre cose, le nostre madri, parenti, sorelle, mogli, fidanzate e che ci amano. Certo, a volte ci trovano insopportabili – come noi le riteniamo, per citare la canzone, dolcemente complicate –, ma non possono fare a meno di noi, tanto quanto noi di loro.

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Una madre americana – e, va da sé, italiana – vive nel terrore di fronte alla smania di potere femminista, per cui, se una, la mattina dopo un rapporto, si sveglia con il piede sbagliato, ti fa finire dentro per stupro, semplicemente perché non è rimasta soddisfatta dell’incontro. Nessuna vuole vedere il proprio figlio dietro le sbarre, con addosso il marchio dell’infame.

Trump questo lo sa bene. Le donne non sono tutte delle sgallettate maniache, affette dall’ossessione di fare il culo al genere maschile, anche perché con esso sono profondamente compromesse a livello di sangue – si sa che una donna, persino la più puttana, può sempre fare a meno del marito, ma difficilmente riuscirà a negare il legame viscerale con il figlio e difenderà questo con le unghie e con i denti, se necessario.

I sinistri, anche oltreoceano, si sono fatti male i conti in tasca. Le femmine senza particolari psicosi non vogliono vedere la propria figlia condividere i bagni della palestra con uno che si sente donna anche se ha il cazzo, o il loro bel maschietto accusato da una che prima gliel’ha mollata e, poi, si è ricreduta rispetto al suo gesto. Trump ha dato loro la sicurezza che cercavano: “basta confusione nello sport tra uomini e donne”, “basta follie woke e femminismo estremo”. Il nuovo Presidente è tutto fuorché scemo, sa fiutare l’umore popolare disperso nel vento.

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Anche le donne comuni, quelle che sono indipendenti, ma non giocano all’indipendenza per astio verso i maschi, sono stanche di certi eccessi, non vogliono vedere gli uomini che hanno vicino mortificati in ragione del fatto che hanno un pene – anche perché, sia detto per inciso, un uomo che vive la propria virilità con senso di colpa, difficilmente ti farà godere come si deve.

Certo, le altre fanno più rumore, ma la maggioranza silenziosa, quando si presenta l’occasione, agisce senza clamore per arrestare le derive. Se il femminismo più feroce, comunque, non si è imposto è grazie a tutte coloro che hanno saputo accogliere in società le sue istanze più sane, respingendone le particelle cancerogene. Sono le stesse donne che, pochi giorni fa, tra i due candidati, hanno scelto il male minore, ovvero Donald Trump, se non altro per salvare i propri figli e mariti dalle grinfie di quelle arpie rosa. Con buona pace di queste ultime, per ognuna di loro ci saranno sempre mille Antigone a prendersi cura della nostra povera carcassa.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).

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