I DELIRI DELLA GENTE CHE COMMENTA IL CASO TURETTA (di Matteo Fais)
Per comprendere il sistema Italia, non vanno indagati antropologicamente i suoi politici ma gli elettori, il popolo insomma. I primi sono semplicemente una diretta conseguenza, o emanazione, di questi ultimi. I social ci restituiscono in tal senso la misura dei soggetti da cui dipende il nostro futuro, poiché questi – presumibilmente – esercitano il proprio diritto di voto, o almeno l’hanno fatto in passato.
Basterebbe entrare su X (ex Twitter), o guardare i commenti sotto le pagine di qualcuno tra i massimi quotidiani nazionali, in relazione al caso di Filippo Turetta, l’assassino di Giulia Cecchettin. Il delirio è totale e, per la maggior parte, equamente diviso: da un lato, coloro che si dicono persuasi che il ragazzo non esista, o sia un prodotto dell’Intelligenza Artificiale, creato per fare ulteriormente propaganda rispetto alla questione del femminicidio; dall’altro, quelli che ritengono il diritto individuale una prassi senza senso e passerebbero direttamente non solo al carcere a vita, ma addirittura al patibolo.
Sì, signori, questa è l’Italia, gente che, di fronte ai video dell’interrogatorio, non capisce neppure come una certa luce possa far emergere o meno i nei sul volto del ragazzo – sì, è la stessa persona ma, come ognuno di noi, appare leggermente diverso in ogni immagine che gli viene scattata –, e chi scrive – riporto testualmente – “Processo inutile, ha confessato, entra in cella e si butta la chiave. Fine della storia!”, oppure “Che bisogno c’è di un processo???? Non è abbastanza chiaro?? Ergastolo immediato e punto e basta”.
Quelli che hanno scritto simili idiozie potrebbero essere il professore che, ogni giorno, fa lezione a centinaia di ragazzi, quello che deve gestire pratiche in un ufficio pubblico. Parliamo di persone che, potenzialmente, potrebbero fare danni gravissimi, non tanto condizionando le menti – questa è una cretinata –, quanto fornendo informazioni false su come funzioni uno Stato. Potrà sembrare una facezia, ma è per tal motivo che molti, poi, anche giunti alla maturità, non hanno idea di come vadano avanti certi ambiti della società e confondono, per esempio, diritto e buonsenso – ammesso che lo sia – da bar.
Veramente, l’assassinio di Giulia Cecchettin, se c’è un qualcosa a cui è, per così dire, servito – mi si perdoni l’infelicissima espressione – è per comprendere, a livello sociologico, quale sia il sostrato di ignoranza diffuso in questo nostro tragico Paese. Là fuori c’è una massa che risponde alle proprie sensazioni di pancia con il senso etico di un animale, affetta da una paranoia che potrebbe portare in poco tempo, se ben indirizzata, a una nuova caccia alle streghe.
Insomma, non c’è solo la giustizia italiana da cui guardarsi. Esistono purtroppo anche questi soggetti in mezzo a noi, gente che vive come se l’Occidente non avesse alle spalle più di due millenni di riflessione filosofica, costruzioni giuridiche e un lungo e travagliato cammino alle spalle che l’ha condotto alla democrazia. Cittadini che sognano impiccagioni, processi sommari, fucilazioni in piazza e che hanno un’opinione su tutto, pur senza sapere niente.
Aggiungete a tutto ciò che, oggi come oggi, grazie ai social, simili pazzi detengono una libertà non tanto di espressione, quanto di diffusione delle proprie idee senza fondamento, che può solo portare a un processo perverso per cui un’ignoranza si fa forte di un’altra, in una catena in teoria infinita. Tanto più che qui nessuno cerca la verità, ma solo un numero abbastanza consistente di persone che avvalorino il proprio bias cognitivo. Praticamente, il Paese è nelle mani di bambini che giocano con una pistola carica, senza sapere come questa funzioni.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)