Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

ANNINA VALLARINO, LA DONNA CHE CI SALVERÀ DAL DELIRIO DEL NUOVO FEMMINISMO (di Matteo Fais)

“Sarebbe imprudente abbandonare il buon senso sotto l’influenza di un’ideologia”.

“Troppo spesso, però, le militanze, come vedremo, si concentrano su argomenti che paiono affrontare questioni che in un’altra epoca sarebbero state definite periferiche, come il linguaggio sessista, l’oggettivazione sessuale, la body positivity, il catcalling… Lo chiamo il femminismo degli affari marginali, una tendenza che ha ottenuto una risonanza così ampia da riuscire a confonderci e a farci perdere tempo in dibattiti di scarsa importanza”.

Nell’odierno scenario di follia generalizzata, non abbiamo bisogno di eroi – e meno che mai di eroine – ma di persone di buonsenso che non si adeguino alla stortura dominante, per quieto vivere o per bieco tornaconto personale, ed esprimano, senza prudenza cerchiobottista, lo sconcerto dell’uomo comune.

Ecco perché bisogna leggere il nuovo saggio di Annina Vallarino, Il femminismo inutile – Vittimismo, narcisismo e mezze verità: i nuovi nemici delle donne (Rubbettino), recentemente uscita anche con il romanzo Drama (Neo Edizioni). In prima istanza è consigliato farlo perché l’autrice è una persona sana di mente, ragionevole, priva di fette di salame ideologiche sugli occhi e di una paranoica visione del genere maschile. Molto probabilmente, come si arguisce dal testo, ha avuto anche simpatie per il movimento in questione, almeno in passato, ma ha saputo fermarsi prima del baratro e del ridicolo.

In secondo luogo, è necessario prenderne visione perché, nel mare magnum delle quotidiane idiozie che si succedono, spesso si perde la misura totale di tutto ciò che è accaduto nel lasso di pochissimi anni e che sta segnando le nostre vite – no, non si tratta di un fenomeno marginale, o limitato, come alcuni credono. 

Con la consapevolezza di chi ha seguito le varie vicende con attenzione, l’autrice ci guida a livello spaziale e temporale entro un percorso antropologico che lascia senza parole per come è riuscito a insinuarsi nelle più diverse realtà, dal Nuovo al Vecchio Mondo, coinvolgendo intellettuali e giornalisti, influencer improvvisatesi analiste della realtà di genere (“in quest’epoca le politiche vogliono fare le influencer, e le influencer vogliono far politica e alla fine ci si incontra a metà”).

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Ciò che il testo aiuta a comprendere, proprio perché compilato da una persona equilibrata e mai partigiana, è come questo nuovo femminismo sia fondato su errate convinzioni che rasentano la mania di persecuzione, il complottismo più becero. Per esempio l’idea di vivere l’epoca peggiore per essere donna, quando invece non c’è mai stato periodo storico più propizio per tale genere, visto che, negli ultimi cinquanta-sessant’anni, questo ha guadagnato più diritti di quanti ne abbia mai avuti nella storia (“guardando intorno, la verità salta agli occhi: viviamo in un’epoca niente male in cui nascere donna”). Insomma, come in ogni distorsione psichiatrica, vi è la tendenza a raccontarsi una storia che non esiste, a proiettare una fantasia ossessiva sulla realtà.

Altro aspetto interessante, tra i tanti, è l’analisi critica degli strumenti intellettuali di cui l’attivismo si avvale, spesso mutuati dalla filosofia e riadattati in chiave pop, come quello di “decostruzione”, una teoria di stampo nobile trasformata in fumosa e vacua sciocchezza di cui tutti parlano – sovente in relazione alla cosiddetta “mascolinità tossica” -, senza che nessuno sappia con precisione in cosa si sostanzi (“proprio come accade con il discorso sulla «cultura dello stupro», ci troviamo di fronte a un concetto fisarmonica – estensibile e comprimibile a seconda delle necessità. Insomma, non siamo davanti a un discorso rigoroso e razionale”).

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Le tematiche e i paradossi del nostro tempo ci sono davvero tutti. Si pensi alla concezione di donna come essere libero che, invece, viene sempre più protetta, con maternalistica intrusività, da parte di certi personaggi di riferimento dell’ambiente (“Queste figure, nella loro ascesa, si ergono come bastioni protettivi, incarnando una nuova era di madri guida. Il paradosso è palpabile: mentre con foga denunciano il paternalismo degli uomini, esse stesse – forse senza rendersene conto – replicano una retorica analoga […] pur dichiarandosi campionesse dell’emancipazione femminile dal giogo patriarcale, sembrano paradossalmente voler assoggettare le donne sotto un’altra forma di dominio: il loro.”). Per non parlare di faccende quali il linguaggio inclusivo, o la malsana convinzione di non dover instillare nelle ragazze la prudenza rispetto ai pericoli dell’esistenza, per spingere invece un’idea di rieducazione dell’uomo.

Di conseguenza compaiono anche tutti i nomi, da quelli meno noti a quelli più mainstream, che hanno segnato il dibattito – Murgia e Fonte comprese – e di ognuna vengono sottolineate le posizioni più assurde, senza nessuna falsa solidarietà femminile (“Si avvolgono spesso di un’etica di cortesia, che credono emancipatrice, che, per esempio, sostiene che «una donna non dovrebbe mai criticare un’altra donna», pena l’accusa di misoginia”).

Il catalogo è completo e ogni punto trattato analiticamente, con dovizia di particolari – come dimostrano le numerose note, con riferimenti che vanno dal saggio all’articolo di giornale, passando per il reel di Instagram. 

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In tutto ciò la cosa encomiabile è che la Vallarino non trascenda mai, come fa invece una Hannah Pearl Davis, anche solo sfiorando grottesche prospettive paracule neo maschiliste, per cercare di guadagnare credito presso una platea di disagiati e insoddisfatti che, per quanto ignobile, risulta comunque una fetta di mercato alla mercé del miglior offerente. L’autrice ha il buongusto di non vanificare tante sacrosante argomentazioni per un pugno di like e una visibilità fondata su posizioni inautentiche. Se mai ci salveremo da questo strazio che stiamo vivendo, non sarà certo per via di pazzoidi maschilisti e falsi redpillati, in tutto e per tutto speculari alle femministe, ma grazie a intellettuali come lei.

Matteo Fais

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Telefono e WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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