PASTA RUMMO, OVVERO TOGLIERE I SOCIAL AGLI ITALIANI PER SALVARLI DA SÉ STESSI (di Matteo Fais)
Gli Italiani sono pericolosi, in prima istanza per sé stessi. Spiace dirlo, ma non siamo al cospetto di un popolo di persone mature e razionali, ma a dei bambini dispettosi e ingiustificatamente pieni di sé.
Certo, si potrebbe anche comprendere che Salvini stia sul cazzo a un numero infinito di persone. È il rischio di fare politica, persino quando ci si trova marginalizzati come lui al momento. Un po’ meno sensato è dare addosso a un’azienda perché un politico vi si è recato in visita, come successo con il pastificio della Rummo situato a Benevento, in Campania.
Successivamente a questa sua sortita, sui social, è partita una campagna di boicottaggio contro il prodotto, in ciò dimostrando che i nostri connazionali sono degli psicopatici. Spiace, ma bisogna dirlo: i social hanno dato la stura al peggio dell’italianità. Virtualmente circondati da altri come loro, sulle piattaforme, i pazzi hanno trovato supporto alle proprie follie, come mai sarebbe successo in precedenza.
Purtroppo, sempre lì si torna: i social network sono degli strumenti magnifici, ma diventano delle armi pericolosissime se messe nelle mani di soggetti invasati e privi di qualsivoglia remora morale. Se un luogo di incontro è un qualcosa di assolutamente positivo genericamente parlando, si tratti di una biblioteca o di una sala da ballo, se vi si radunano delle persone rissose, può facilmente trasformarsi in un carnaio.
In questo Paese, siamo circondati da gente simile, sfaccendati che non hanno di meglio da fare che seguire le mosse del leader della Lega e, poi, senza criterio, partire a razzo per una nuova battaglia sempre più insensata della precedente, al solo fine di fare paura, instillare il terrore, vivere per suscitare l’odio.
Peraltro, la loro cretinaggine è senza limiti: anche ammesso di distruggere l’azienda con il loro boicottaggio, Salvini continuerà a ricevere un lauto stipendio da politico, mentre tanti padri e madri di famiglia finirebbero nel baratro se la Rummo dovesse scomparire.
Una mossa, insomma, proprio da mentecatti, da giustizieri dei social, inefficace rispetto al bersaglio principale e semplicemente dagli effetti collaterali devastanti per tante persone comuni che – per di più in Campania – con i politici del Nord non hanno niente a che fare.
Se non altro, un tempo, abbiamo avuto le Brigate Rosse che, sicuramente, erano composte da criminali, ma quantomeno dotati di un cervello, insieme ai fucili e le pistole. Oggi, paradossalmente, idioti forniti di hashtag fanno più danni esponendosi, invece che vivendo nell’ombra come i terroristi.
Questa gente non si rende neppure conto di aver spinto una donna al suicidio, come nel caso della Pedretti, titolare di una pizzeria denunciata per una falsa recensione dalla Lucarelli – perché il danno l’hanno fatto loro attaccandola in massa, non la nota giornalista.
È il caso di dirlo, questo Paese non è ancora in grado di portare avanti un sano dibattito democratico, esattamente come un bambino non può gestirsi autonomamente e ha necessità dei genitori. Bisognerebbe proibire loro i social, esattamente come ai minori 13 anni.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).
Concordo in tutto!