MEGLIO PAGARE IL REDDITO DI CITTADINANZA CHE PERMETTERE IL CRIMINE (di Matteo Fais)
L’Italia è uno strano Paese anche perché, se entrano in casa di qualcuno, gliela sottraggono, o se non gli pagano l’affitto, finisce che il povero sfortunato deve pure sborsare per le utenze e, prima di 5 o 6 anni, non riesce a riavere indietro i suoi beni.
Al contempo, malgrado tale misura, che sembrerebbe tutelare, al limite proprio del comunismo, le fasce più svantaggiate, lo Stato non è tenuto a esercitare alcuna forma di welfare onde evitare tali violazioni della proprietà privata, in teoria garantita dalla Costituzione più bella del mondo. Insomma tutto ricade sul privato, come se ciò che questo possiede fosse in fin dei conti il frutto di un furto, o di proventi illeciti.
Questa brillante idea di abolire il reddito di cittadinanza avrà effetti devastanti sulla società italiana. Aver tolto ogni forma di assistenza ai più poveri, riportandoci alla situazione precedente – in cui mestamente abbiamo vissuto dalla fine della Guerra -, contrariamente a ciò che credono i più, non farà che incentivare la criminalità e fenomeni affini. Il che è abbastanza ovvio: nel bene o nel male, chiunque deve mangiare.
Il tutto, sempre contrariamente all’idea diffusa, avrà le peggiori ricadute sulla media borghesia. Concretamente, si tradurrà in macchine rubate, tentativi di furto nei supermercati, affitti non pagati, altro nero che alimenterà il mondo della droga e della prostituzione.
Una certa misura di supporto è essenziale in una Nazione civile e tranquillamente praticabile con Leggi ben ponderate e una struttura pubblica preposta regolarmente funzionante.
Tanto più che, parlandoci fuori dai denti, è palese come, in una società postindustriale, non ci possano essere posti di lavoro per tutti. Per quanti netturbini e cassieri di supermercati si possano creare, il problema dell’occupazione non potrà mai trovare soluzione. Ed è anche inutile costringere entro il sistema scolastico tutta la massa umana che, palesemente, detesta la prigionia del mondo culturale, da cui si sente ontologicamente estranea.
Peraltro, siamo pieni di laureati che non possono ora reinventarsi come abili muratori, dopo una vita vissuta a debita distanza da ogni attività pratica e manuale.
Avanti così, stiamo solo costruendo una società in cui le tensioni sociali esploderanno e ciò di solito ha tutto fuorché esiti positivi. La Sinistra potrà unicamente guadagnare terreno su tale base o acquisire forza. La Destra, su questa via, non riuscirà se non a scavarsi la fossa. L’errore è pensare che l’assistenza sia qualcosa dell’altra parte.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.