“EMANCIPATION”: UN FILM SULLA SCHIAVITÙ PER CAPIRE L’IMPORTANZA DELLA LIBERTÀ (di Matteo Fais)
Un cromatismo essenziale, minimalista e drammaticissimo, prossimo al bianco e nero – delle volte, per arrivare all’essenza della realtà, bisogna abbandonare il realismo spicciolo. Una tensione narrativa che è lo specchio dell’immane sforzo umano ed esistenziale del protagonista.
Emancipation, film di Antoine Fuqua sulla schiavitù, recentemente uscito ed ispirato a una vicenda realmente accaduta, quella di Whipped Peter (Peter il fustigato), con uno straordinario Will Smith nel ruolo di attore e produttore, è un film da vedere a tutti i costi. Il motivo? Semplice, l’amore per la libertà.
Un uomo nato senza l’agio di poter disporre della propria persona, a cui è stata insegnata solo la legge della frusta e della sottomissione, del duro lavoro per chiunque si dichiari suo padrone, privo di qualunque tipo di istruzione, scopre dentro di sé un’insopprimibile pulsione verso quel qualcosa che gli hanno sempre detto non riguardarlo.
Di fronte a quella realtà, che gli è stata descritta come la sola possibile per quelli della sua razza, lui sceglie la via del rifiuto. Il film insegna, insomma, come di fronte a una situazione assurda, ovvero priva di fondamento, come è qualunque esistenza, il soggetto ha di fronte a sé due alternative: accettarla o cercare il suo rovesciamento.
Ancora di più, la pellicola trasmette il senso di come, anche nella peggiore delle contingenze, la libertà non viene mai meno. Non, dunque, come avrebbe detto Rousseau, “l’uomo nasce libero, ma ovunque è in catene”, bensì, come sostiene Sartre, “Lo schiavo in catene è libero di romperle; ciò significa che il senso stesso di queste catene gli apparirà alla luce del fine che avrà scelto: restare schiavo o arrischiare il peggio per liberarsi dalla servitù”.
Non dunque “ma che possiamo fare, ce lo impone lo Stato, il Potere”. La libertà non incontra se non i limiti che si pone. Naturalmente, essa ha un costo e questo potrà anche essere atroce. Sono i segni delle frustate impresse sulla sua schiena che la foto oramai tristemente nota, pubblicata nel 1863 su “Harper’s Weekly”, ha impresso nell’inconscio collettivo del Mondo Occidentale.
Nell’uomo che fugge disperato dai suoi aguzzini, attraversando la foresta, privo anche del supporto di un compagno, ma comunque senza mai demordere, è la perfetta rappresentazione dell’essere umano solo e senza scuse. Ha scelto e dovrà dimostrare quanto in fondo tenga alla sua decisione.
Ovviamente, di rado la vita si conclude con un zuccheroso finale hollywoodiano. Ogni giorno è una battaglia. Ma, se i neri, oggi, sono liberi, in America, è grazie anche a persone come Peter che hanno scelto il rischio che sempre si accompagna all’azzardo di voler spezzare le proprie catene.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. Di recente, ha iniziato a tenere una rubrica su Radio Radio, durante la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana, intitolata “Il Detonatore”, in cui stronca un testo a settimana.