L’OCCIDENTE DOVEVA FINIRE MALE, SECONDO I PUTINIANI, E OVVIAMENTE NON È SUCCESSO NIENTE (di Davide Cavaliere)
Dopo una primavera-estate trascorsa a rivelarci «complotti americani» e «laboratori chimici», i tovarisch filorussi sembrano essersi ritirati, attestandosi non si sa bene su quale linea del fronte social. Delusi dalla prestazione militare di quello che, secondo loro, era il «secondo esercito più potente del mondo» e affranti per la mancata comparsa delle «armi segrete» russe, non era rimasto loro che paventare scenari catastrofici causati dalle sanzioni occidentali, ma anche in questo caso sono stati smentiti dagli eventi. Nonostante i rincari, infatti, non abbiamo assistito a scenari post-apocalittici di città sprofondate nel buio e anziani decimati dal freddo.
L’Ucraina, nel frattempo, grazie al sostegno europeo e soprattutto atlantico, ha riconquistato migliaia di chilometri quadrati di territorio occupato dai russi. Di conseguenza, anche i «putinisti» più esagitati si stanno giocando la loro ultima carta, trasformandosi definitivamente in docili pacifisti contrari al «furore bellico» del governo in carica.
Le cose si mettono male per i ciechi sostenitori del Cremlino, che fanno sempre più fatica a conciliare la narrazione di Sputnik con la realtà. La leggenda aurea dell’abilità militare russa è andata in frantumi e Putin è allo sbando. Persino i leader di Cina, Kazakistan e India tollerano sempre meno la sua politica estera, che non ha prodotto nulla di concreto, men che meno un riequilibrio dei rapporti tra Occidente e Oriente, ma solo generato incertezza economica – in compenso, lo Zar kitsch di tutti i gasdotti ha incassato il sostegno della Corea del Nord.
Un anno di conflitto russo-ucraino ha rivelato la vera natura dei putiniani. Altro che «liberi pensatori» dal vivace spirito critico, ma biechi e turpi riciclatori di veline russe, incapaci di discernere correttamente i difetti di una democrazia da un autoritarismo compiuto, una notizia grottescamente falsa da una vera, una teoria strampalata da un’analisi razionale. Non a caso nessuna delle loro profezie si è avverata, lasciandoli con la bocca spalancata, la lingua pendula e una tristezza crescente.
Le loro ardite affermazioni sul presunto «nazismo» del Battaglione Azov, sull’inarrestabile declino americano e l’escalation atomica appaiono, alla distanza, sempre più ridicole e raffazzonate, come accade a tutte le idee maturate da un humus velenoso. Al momento sono in fibrillazione per il messaggio di Zelensky che sarà trasmesso al Festival di Sanremo, che gli darà l’occasione di armare la loro indignazione per le stramberie estetico-sessuali dei cantanti con una dose extra di nazi-sovietismo.
Per farla breve: l’unica catastrofe è stata quella del mondo, un po’ nero e un po’ rosso, del russismo militante, sconfitto dalla sua stessa, icastica, imbecillità.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.