ECCO LA PROVA CHE LE MULTINAZIONALI AMERICANE PROLIFERANO SOLO PER COLPA TUA – IL CASO DI DOMINO’S PIZZA (di Matteo Fais)
Sei infastidito dalla massiccia presenza delle multinazionali americane in Italia? Detesti vedere quegli invadenti non-luoghi che sono i McDonalds, in cui la gente si ingozza di indigesti panini con hamburger e patatine fritte in olio stantio? Benissimo, allora, fai un favore a te stesso e a quelli come te, non entrarci, non comprare da loro. È molto semplice.
Dici che non è così? Allora, com’è che Domino’s Pizza, il partner italiano in franchising del marchio di fast food ePizza SpA, nel nostro Paese da 7 anni, ha chiuso i battenti? Beh, elementare, Watson: non ci andava nessuno a mangiare ed ecco che pure i potentissimi marchi di catena sono costretti a fare fagotto e levarsi dalle palle.
Allora, vuoi ancora raccontare che il destino della Nazione non è in mano tua? Non sei forse tu a decidere dove e in cosa spendere i tuoi soldi? Vuoi che ci sia più cultura? Fantastico! Il grosso del tuo stipendio spendilo in libri, vinili, cd, quadri, mostre e via dicendo. Fortunatamente, in questo disgraziato territorio, nessuno ti impedisce di leggere Gabriele D’Annunzio o Grazia Deledda, invece di guardare Maria De Filippi.
Non hai scuse. Smettila di cercarle. Non sei in Corea del Nord, o in un qualche folle paese islamico. Tutto ciò che vedi intorno a te, l’hai voluto tu, con il tuo assenso manifesto o il tuo lassismo. La vita è una chiamata alle armi a cui non hai che da rispondere, se ritieni che ciò che accade sia sbagliato. Ogni uomo può incidere così tanto sul mondo che, solitamente, invece, fa di tutto per sfuggire a questo impegno con la Storia.
E se ti dà il voltastomaco il successo senza senso della Ferragni e del cagnolino tatuato al suo fianco, sai che c’è? Toglile il follow su Instagram, trattieni il ditino pronto a metterle il milionesimo like e la più inutile imprenditrice italiana finirà a pulire stoviglie nella kebabberia di un pakistano, o dai cinesi dell’all you can eat.
Non servono rivoluzioni, non devi essere in grado di portare avanti un’operazione di guerriglia urbana con molotov e kalashnikov. Devi solo avere la forza morale di dire no a tutto quello che la società intorno a te cerca di venderti come giusto e sacrosanto, sano e da perseguire. Ogni volta che manifesti il tuo diniego, sei forse più coraggioso di uno dei terroristi che andavano a gambizzare i padroni.
Non hai bisogno di uno Stato Etico che scelga per te, che ti tratti come un deficiente incapace di autodeterminarsi. Smettila di dire che nessuno è libero, che siamo tutti vittime della propaganda. Anche se ti bombardano dicendo che niente è come il panino del Mc, chi ti spinge dentro il locale per acquistare quella porcheria? Nessuno, sei tu a entrarci con le tue gambe, sei tu a non cercare un’alternativa – e un’alternativa c’è sempre in un regime democratico.
Il mercato è fantastico, perché è l’impietoso specchio del consumatore. Niente può restare in vita a lungo senza che vi sia un acquirente interessato. Per quanto, dall’inizio dei tempi, tanti uomini abbiano cercato di determinarlo, muoverlo a loro piacimento, plasmarlo, nessuno è mai riuscito a imporre niente senza andare incontro ai gusti – più o meno giusti – delle masse. Insomma, il mercato sei tu e quel che gira e si impone in esso è una tua responsabilità. C’è poco da smarcarsi, non hai giustificazioni.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.