ELOGIO ANARCHICO DEL LIBERTARISMO CONTRO I FALSI RIVOLUZIONARI COMUNISTI (di Alex Vön Punk)
Che cosa è un libertario? Questa domanda in apparenza semplice in realtà, a mio avviso, nasconde un’insidia, da un lato perché questo termine oggi è abusato da chi vorrebbe utilizzarlo per rifarsi una verginità politica, da chi lo utilizza come paravento per imporre una sua idea e da chi in buona fede lo reclama per sé non avendo la più pallida idea delle implicazioni etiche in gioco.
Partiamo dal fatto che libertario e anarchico non sono termini necessariamente sovrapponibili. Il primo, nell’accezione comune, è una persona vicina ad ideali anarchici che cerca di realizzare una società fondata su principi non-autoritari. Il secondo, invece, basa la sua azione politica non solo sulla teoria, ma cala i principi teorici nell’azione quotidiana. Sostanzialmente, quindi, siamo in presenza di una divergenza non di idee e fini ma di mezzi.
Un libertario non esige di imporre una propria idea. Si potrebbe quasi dire che siamo in presenza di un estremizzazione del pensiero di Karl Popper, in cui il fine sarebbe una società aperta, basata sulla razionalità, che rigetti l’autoritarismo, nella quale gli individui siano parte attiva dei processi decisionali e in cui sia garantita la maggiore autonomia possibile (il tema dell’autonomia meriterebbe di essere trattato a parte, perché troppo spesso vittima di fraintendimenti in special modo dagli anarco-capitalisti).
Siamo in presenza dunque di un mendicante di avvenire, di un partigiano permanente di cause variabili che gridano libertà, un ribelle che si muove all’interno e al di sopra della società con il pugnale della critica al potere e all’autorità.
Egli può confondere. Spesso non si riesce a capire quando sia a favore o contrario, ed è possibile trovarlo – se coerente con la sua etica – da anticlericale a manifestare per il diritto dei cattolici o dei musulmani a pregare, a rendere culto al loro Dio in una società che impone l’ateismo – come nei paesi comunisti. Ma, al contempo, in un paese dove vige la sharia, questo difenderà i diritti della comunità LGBT.
Emma Goldman, una delle più grandi anarchiche del ’900, sintetizza bene lo spirito libertario: “Poiché sono una rivoluzionaria, semplicemente mi rifiuto di sedermi al fianco della classe dei padroni, che in Russia si chiama Partito Comunista. Il mio posto sarà sempre al fianco del diseredato e dell’oppresso, fino alla fine dei miei giorni”. Max Leroy, proprio in un libro a lei dedicato, Emma la rossa, descrive bene l’etica che connatura ogni sincero libertario, il solco – sovente tracciato con il sangue – che lo separa dagli altri rivoluzionari. Scrive Leroy “la Rivoluzione russa illustra bene questa secolare lotta fra il principio libertario e il principio autoritario. Le due tendenze non possono in alcun modo coabitare e la vittoria dello Stato-Partito corrisponde ineluttabilmente alla «sconfitta della Rivoluzione». Lo statalismo centralizzatore paralizza «ogni atto creativo» e monopolizza «tutte le attività sociali»”, perché se per il libertario il fine è l’autonomia dell’individuo, la sua liberazione dalla coercizione, e se lo Statalismo rappresenta tutto ciò, cosa c’è di più anti-libertario dell’Unione Sovietica?
Non è un caso che i compagni, trovatisi a dover fuggire dalle persecuzioni del regime sovietico ripiegassero in buona parte negli Stati Uniti: non perché la società americana fosse libertaria, ma perché a differenza dei paesi comunisti garantiva – nonostante una buona dose di repressione – un minimo di libertà politica per poter propagandare le proprie idee e cercare di incidere nella vita della società.
La morale dominante, lo Stato etico, il governo che vuole imporre in modo coercitivo un’etica collettiva è nemico della libertà ed in questo senso nulla è più autoritario di uno Stato comunista. Nel suo ottimo testo, Riconoscere il totalitarismo, Juan J. Linz ci spiega che “La caratteristica del terrore totalitario che colpisce maggiormente (e che probabilmente ne spiega la capillarità e la vastità) è il senso di rettitudine morale usato dai governanti e dai loro sostenitori per giustificare il terrore medesimo, talvolta pubblicamente, talaltra nell’ambito di un circolo ristretto di individui. Spesso il terrore arriva a contrastare con gli scopi più pragmatici del regime. Il carattere non puramente strumentale del terrore deriva dalla passione per l’unanimità, dal desiderio di abolire i conflitti, dalla necessità di sradicare totalmente gruppi sociali ritenuti malvagi”. È in questo esatto concetto che si corrobora il rifiuto del libertario, che sa bene che l’essere umano è imperfetto, soggetto al fallimento, e non crede che si possa o che si debba creare l’Uomo nuovo, ma lasciarlo solamente libero di esprimersi, di estendere le sue qualità naturali.
Lo Stato etico e totalitario non si limita a colpire i singoli individui. Nella Germania nazista, era prassi lo Sippenhaft (arresto della famiglia), così come lo era nelle disposizioni dell’articolo 58 del Codice Penale sovietico magistralmente analizzato dal dissidente Aleksandr Solženicyn, il quale arrivò alla conclusione che qualsiasi attività svolta da qualunque persona potesse essere interpretata alla luce di tale articolo come “attività controrivoluzionaria”. Ecco qui che si delinea la figura del libertario, del partigiano permanente, considerato un bandito da ogni regime.
Auguriamoci amici che di non dover mai passare per questi regimi, teniamo a mente che seppur con ogni difetto possibile, la democrazia è un valore da proteggere. Cerchiamo di estenderla, anziché di restringerla. Proviamo a dirottare lo Stato verso un livello minimo che ci consenta la maggiore autonomia possibile. La libertà è contagiosa, diffondiamola ovunque possibile. Mazel Tov.
Alex Vön Punk
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L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80, bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Liibertario “società aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del reddito di base universale.