L’EDITORIALE – MASCHI CHE ODIANO SÉ STESSI (di Matteo Fais)
Sono i nostri amici, nipoti, figli – per chi ce li ha, o è abbastanza grande – e sono un peso. Risultano persino più problematici delle femmine – con le quali, se non altro, la conflittualità è data dalla felice differenza genetica, forse addirittura ontologica. Sono i maschi che odiano sé stessi, che non si sopportano in quanto nati testosteronici. Guardano con sospetto alla virilità e alle sue più che naturali esternazioni. Li si può facilmente immaginare dolersi di un’erezione repentina e incontrollata, e allontanare da sé, volenterosi come monaci, tutti quei pensieri che sorgono spontanei alla vista di un bel culo o di un paio di tette ballonzolanti – o, perché no, di un viso sensualmente conturbante.
È strano questo Paese. Non c’è mai ragionevolezza, solo salti da un estremismo all’altro. Un tempo c’era il Bossi, dall’eloquio potente ma l’aria sempre un po’ burina, oscillante tra la giacca d’ordinanza e la canottiera al balcone, che propagandava il celodurismo e il “siamo armati, sì, di manubrio”. Simpatico, per carità, ma non proprio raffinatissimo. Accettabili le sue come goliardate, ma un poco sopra le righe se calate nella quotidianità.
Beh, ci sono vie di mezzo, ma non vengono imboccate. Dopo il virilismo epico e supercafone, adesso è il tempo di ragazzi che si rasano pure i peli sul petto per non passare da machi microcefali. Il sospetto è che non toccherebbero neppure il culo alla ragazza – dico così, simpaticamente, una strizzatina mentre ti passa davanti per andare a prendersi un bicchiere d’acqua – per paura di commettere “una violenza”. Mamma mia, che esagerazione! Non dico di apostrofarla con un “su, troia, mettiti in ginocchio” – che poi, vabbè, dipende dal contesto e dalla sua giocosità –, ma questi ragazzi hanno un problema. Bisognerebbe spiegare loro che per quanto la virilità sia sempre a rischio di trascendere sé stessa verso il sopruso, seppur minimo, non ci si può comunque tagliare i coglioni solo perché si è dotati di pistolino, eh che cazzo!
Leggo, per esempio, lo stato di questo giovane – che non citerò perché non mi piace esporre la gente al pubblico ludibrio, ma solo criticare certe idee che reputo malsane – che mi è stato girato da una ragazza. Il ragazzo, così sapientemente spettinato, scrive: “La ‘galanteria’ o ‘cavalleria’ non è altro che l’identità fittizia benevola che assume ogni tanto il maschilismo per far credere alle proprie vittime di tenere a loro e farle stare buone al loro posto senza fiatare mentre continua a discriminarle”. Per carità, forse e in alcuni casi non ha tutti i torti. Mi corre l’obbligo, a ogni modo, di far notare che c’è un gioco delle parti tra i due sessi che non può venire meno. Anche perché i nostri organi genitali sottendono un destino. Io la devo prendere, lei mi si deve concedere – e non sto parlando di violenza. Lei mi può pure lusingare, cercare, provocare, approcciare, ma alla fine è a me che si deve rizzare – per quanto si voglia far finta di non vedere, la semplice volontà femminile non può niente contro un membro flaccido. Lei potrà pure prendere l’iniziativa, essere libera e menate varie, ma sono io che la debbo penetrare, altrimenti può pure giocare alle freccette con il cetriolo di plastica. E, in ultimo, questo mio fisico, che è così strutturato – o almeno tendenzialmente più strutturato della maggior parte delle ragazze che abbia visto in vita mia – suggerisce implicitamente che le buste della spesa me le debba caricare io, per non spezzare la schiena della povera donzella. Capisco che qualcuno possa storcere il naso e torcersi il cazzo dalla rabbia, ma le cose stanno comunque così. Di donne con il secchio del cemento in mano ne ho viste poche e similmente non mi è mai capito che qualcuna mi prendesse in braccio per portarmi in camera da letto.
La galanteria e la cavalleria esistono, anche se qualche ragazzo con problemi psicologici percepisce il proprio essere maschio come un sopruso verso la donna. Per farla breve: amico mio, c’hai il cazzo, è per quanto amore ci possa caricare sul rapporto, sempre dentro glielo devi mettere. Sarà sbagliato, sarà giusto? Non è dato sapere. Altrimenti, partendo dai tuoi presupposti, l’unica soluzione sarebbe chiavare con una tuta elettrostimolante, in modo tale da non arrecare mai disturbo alla donna – e preoccupandoti di vivere a distanza da questa –, oppure tirarcela in culo tra amici maschi. E scusa se declino l’offerta e continuo a cercare le donne, consapevole che non si può vivere senza fare del male a qualcuno.
Matteo Fais