Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL 12 GIUGNO, INVECE DI ANDARE AL MARE, VAI A VOTARE (di Davide Cavaliere)

La RAI, simbolo dell’Italia statalista e corporativa, affida il tema dei referendum sulla giustizia a una delle sue trasmissioni di maggior successo, ossia Che Tempo che Fa – il ché la dice lunga sulle condizioni cognitive del pubblico italiano. 

Tutto sommato sarebbe anche una buona cosa, se non fosse per l’intervento, ai limiti della malafede e della demenza, della popolarissima e ricchissima Luciana Littizzetto, che si esibisce in un monologo che invita all’astensione, capovolgendo il significato della democrazia. La democrazia, per la saltimbanca lautamente remunerata, consiste nel non votare

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Ci informa che il 12 giugno lei andrà al mare perché i referendum sono incomprensibili, tecnici, scritti in modo astruso, e le persone normali che non hanno studiato giurisprudenza non sono in grado di rispondere adeguatamente ai suddetti, attaccando la Camera e il Senato per averli indetti. Un simile argomento dovrebbe spingere chiunque al voto. 

Alla «signora» Littizzetto, e agli incerti, proviamo a dare qualche chiarimento. In primo luogo, bisogna ricordare che i referendum non sono stati indetti dal parlamento, ma sono il risultato di una raccolta di migliaia di firme, in aperto contrasto con l’immobilismo della Camera e del Senato sulla giustizia, ostaggi dello strapotere del ramo giudiziario della nostra democrazia

Il parlamento, infatti, da anni, non riesce neppure a formulare degli interventi decisi di riforma della giustizia orientati a ridurre il potere anomalo che le Procure hanno conquistato in questi anni e che esercitano, fuori da ogni controllo, sulla politica, sulle attività economiche e sulla carne viva dei singoli cittadini. Non di rado operando vere e proprie sopraffazioni delle libertà e dei diritti dalle quali è impossibile difendersi. 

Contro questa afasia legislativa del parlamento è sorta l’iniziativa referendaria. Per modificare le cose dal basso, proprio come avviene in democrazia, e porre la politica di fronte alla necessità di operare senza subire i condizionamenti della magistratura. Questi cinque referendum sono un primo passo per sgonfiare un potere ipertrofico che, da anni, abusa delle sue prerogative e rallenta lo sviluppo della nazione. 

La composizione dei consigli giudiziari, così come il metodo di elezione del Csm, sono gli strumenti che stabiliscono se in futuro sarà possibile oppure no vigilare e giudicare l’efficienza e il valore dei magistrati, fatto oggi impossibile, nonostante il disastro del funzionamento della macchina giudiziaria. Per il Csm, i magistrati sono sempre eccellenti, anche se abbiamo una giustizia degna dello Zambia. 

Poi viene la questione della separazione delle carriere, o meglio, delle funzioni. Ovvero l’attuazione dell’articolo 111 della Costituzione, quella carta fondamentale sempre elogiata in RAI, che prevede che ogni cittadino abbia il diritto di essere giudicato da un giudice terzo, equidistante sia dal pubblico ministero che dalla difesa, e non da un giudice collega del pubblico ministero, la cui carriera è in qualche modo legata ai rapporti che lui intrattiene con le procure. 

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Poi viene il tema della legge Severino, approvata sulla scia del giustizialismo degli anni 2009-2012, che considera colpevoli le persone, in particolare gli amministratori pubblici, senza che abbiano ricevuto una condanna definitiva; poi quello relativo ai limiti da imporre alla custodia cautelare, usata senza vergogna come uno strumento d’indagine, ossia come uno mezzo di pressione sull’indagato affinché confessi

Votare Sì ai cinque referendum significa rendere lo stato italiano più liberale e garantista. Ma visto lo scarso successo che il liberalismo ha sempre avuto nel Bel Paese, in tanti, probabilmente, andranno al mare come la Littizzetto.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

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