#PORNFOOD – LA CUCINA COME ARTE DELLA DECADENZA (di Matteo Fais)
Quando ti rendi conto che tanto, a questo punto, non ti sposerai mai e non lascerai al mondo una stracazzo di discendenza – quindi, fondamentalmente, quando ti si palesa il tuo essere una falla nella storia della natura, che è lotta per l’affermazione di sé – hai davanti una vasta gamma di opzioni. Puoi decidere di spararti in testa, buttarti giù dal tetto di un palazzo, cedere alla depressione e al fascino malefico degli psicofarmaci, sbronzarti fino a perdere i sensi. Oppure, puoi optare per la cucina.
Naturalmente, se hai un minimo di dote intellettuale, non abbandonerai altre occupazioni, come la scrittura, la pittura, la scultura, il cinema. Essendo che, comunque, la tua vita è un vuoto di disperazione, un’atroce attesa che sopraggiunga il cancro a porti al cospetto dell’insensatezza, restano degli spazi da riempire. Quale migliore occupazione e trastullo inutile di tutto ciò che ruota intorno ad aglio e prezzemolo, carne succulenta e pesce dall’inebriante odore del mare.
Certo, l’uccisione della propria persona conserva un fascino estremamente romantico e conferisce un certo credito post mortem – “se si è ammazzato, è perché il suo dolore era reale”. Resta il fatto che il gesto richiede un coraggio decisamente troppo grande per questi tempi di pace perpetua e nauseabonda. L’idea del sangue, tra le altre cose, è una vertigine insopportabile già se vista su uno schermo in 4k, figurarsi dal vivo e se si tratta del proprio.
Pertanto, il Sistema ci ha fornito una gradevolissima soluzione al vuoto di senso e al baratro esistenziale: cucinare con dedizione maniacale e, successivamente, dedicarci con abilità da chirurgo all’impiattamento di quanto preparato. Il tutto, ovviamente, al fine di avere una bella composizione ampiamente instagrammabile da postare sui social. Diciamo che nutrirsi è interesse esclusivamente plebeo e a tratti sconsigliato per motivi di dieta.
Non per niente, oramai, se si organizza una cena con amici, è facile notare l’emergere di autentiche tensioni nella disputa per i fornelli. “Cucino io”, “No, oggi, è il mio turno”. Situazioni di delirio totale in cui due uomini rischiano di accoltellarsi, neanche si stessero contendendo una donna, al solo fine di autocompiacersi onanisticamente delle proprie gesta culinarie, come cavalieri medievali che, in luogo della spada, si armano di mestoli e grembiulini da casalinga in calore.
Certo, a ogni modo, il pornfood – mai nome fu più azzeccato – ha un suo perché, uno charme, del sex appeal, un’attrattiva, se vogliamo della grazia, e – Dio abbia pietà – un certo incanto. La perfezione, quanto più è inutile, quanto più rapisce. È come la bellezza di una donna che è, poi, fondamentalmente, un involucro vuoto. È così bello il vuoto, la superficie. “Non c’è niente di più profondo di ciò che sta in superficie”, dice Hegel e vattelapesca che cazzo vorrà dire, ma suona bene, quindi è bello, dunque piace. Proprio come la foto luccicosa di un piatto, un cheeseburger, un’insalata che magari sa di fertilizzante, però è piacevole vista su Instagram. È il vuoto, ma il vuoto regala un suo piacere, attira con una morbosità tutta sua, come l’idea di gettarsi in un buco nero e trovare finalmente la pace. In fondo, come dicevo prima, il pornfood è un’alternativa al suicidio.
Comunque, in un mondo senza più figli da crescere, a cui trasmettere un sapere – sia esso della mano o intellettuale poco importa -, resta la gioia di quelli che ti scrivono in privato: “Mi daresti la ricetta, per favore? Sembra un piatto molto saporito”. Il pornfood, insomma, è la vita che continua anche nella decadenza.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Cibo da essenziale fattosi grazioso orpello… in necrotica società occidentale… una cucina fatta di stelle… ed impiattamenti… e foto da mandare a chi proprio no gli frega minimo cazzo… materia per finocchi d’antan elevati a guerrieri di cappa e mestolo… in un mondo che sa di marcio…!!…https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/