DA DIO ALLA SCIENZA, IL NUOVO PERCORSO DI FEDE (di Davide Cavaliere)
Molti commentatori della crisi afghana hanno contrapposto la laicità occidentale alla teocrazia islamica incarnata dai Talebani. Ma le cose stanno realmente così? L’Occidente è davvero secolarizzato?
Se, soprattutto in Europa, il Cristianesimo non attecchisce più nei cuori e nelle menti dei suoi abitanti, ciò non significa che stiamo vivendo in un continente secolare. Il pensiero religioso, infatti, non è scomparso ma ha assunto una veste laica.
La scienza è diventata la religione del nostro tempo che, per l’appunto, è caratterizzato da un positivismo ottocentesco di ritorno, con in aggiunta un culto feticistico e monomaniacale per i dati, i numeri e le percentuali.
Questa nuova religione, non priva però di antecedenti storici, si contraddistingue per una visione materialistica dell’essere umano, che produce un timore ossessivo della morte e della malattia, che a sua volta alimenta speranze messianiche nella capacità della scienza e della tecnica di prevenire, curare e sostenere il corpo. In tale contesto, la medicina ha assunto un ruolo sempre più rilevante e, non a caso, il mestiere del medico ha accresciuto la sua aura di sacralità.
La religione medica è ovviamente manichea: da un lato il Bene, i farmaci, i vaccini, la forma fisica, la salute; dall’altro il Male: la malattia, il virus, il batterio, la contaminazione. Ambiti strettamente separati e tra loro in conflitto.
L’arrivo del COVID-19, ossia di un virus sconosciuto, è stato vissuto con terrore apocalittico. Una paura che ha favorito l’ascesa del potere scientifico, consolidando il fideismo nel sapere medico, il culto del camice bianco e delle statistiche. Come ha scritto Giorgio Agamben: “La religione medica ha raccolto senza riserve dal cristianesimo l’istanza escatologica che quello aveva lasciato cadere”.
Durante la pandemia, la suddetta religione ha imposto un severo codice di rituali: controllare di aver messo bene la mascherina in modo da coprire integralmente naso e bocca, igienizzare frequentemente le mani, non creare assembramenti, indossare i guanti mentre si fa la spesa al supermercato… Si tratta di rituali di purificazione, perlopiù inutili, messi in atto per allontanare il male. La paura dell’infezione ha creato nuovi tabù: le strette di mano e il tossire in pubblico.
I comportamenti ossessivi e cronici posti in essere per allontanare i sentimenti di impurità favoriscono il fanatismo, l’intolleranza e la paura. Il distanziamento sociale ha riattivato un istinto a lungo sopito: il tribalismo. Quanti rispettano maniacalmente le norme, temono e odiano quelli che non lo fanno e viceversa. Il COVID-19 ha diffuso diffidenza e odio.
Il medicalismo, ossia il culto della medicina, ha una vocazione totalitaria. Il nemico, il virus, è invisibile e sempre presente. Dunque, deve essere combattuto incessantemente e senza tregua alcuna. Di conseguenza, gli esseri umani sono obbligati a mettere in atto in modo rigoroso e quotidiano i rituali apotropaici prescritti dalla “scienza”. Scrive a tal proposito Giorgio Agamben: “Anche la religione cristiana conosceva simili tendenze totalitarie, ma esse riguardavano solo alcuni individui – in particolare i monaci – che sceglievano di porre la loro intera esistenza sotto l’insegna «pregate incessantemente». La medicina come religione raccoglie questo precetto paolino e, insieme, lo rovescia: dove i monaci si riunivano in conventi per pregare insieme, ora il culto deve essere praticato altrettanto assiduamente, ma mantenendosi separati e a distanza”.
Culto del medico-sacerdote, settarismo, millenarismo tecnofilo, ritualismo esasperante, manicheismo, pulsioni totalitarie, pensiero magico, il medicalismo non solo è una religione, ma una fede primitiva, barbara e pericolosa.
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”.