OMAR PALERMO E LE NUOVE ASSURDE REGOLE DEL SUCCESSO (di Matteo Fais)
C’è qualcosa di profondamente malato e perverso in questo mondo. “Tutti converranno che questa è una società profondamente turbata”, come recita la prima pagina di uno dei testi più illuminanti di fine ’900, La società industriale e il suo futuro di Theodore Kaczynski. Una delle manifestazioni di tale turbamento di inizio millennio è il nuovo corso che ha preso l’ascesa al successo e alla notorietà.
Oggi si può diventare famosi davvero per niente. Per esempio, vi siete mai chiesti quale sia l’abilità di Chiara Ferragni? Io me lo domando da quanto è iniziato il fenomeno e, ogni volta che incappo per sbaglio nella sua pagina Instagram, l’interrogativo, abissale come quello della teodicea – perché il male? –, si rinnova più sconcertante che mai.
Voglio dire: sono sempre stato dell’idea che, per emergere, al netto di avere i contatti giusti – molte volte conta più l’entratura sociale del talento –, si debba avere una qualche qualità peculiare. Che so, non mi stupisce che Montanelli sia celebrato – quando non anche condannato – essendo stato una delle più grandi penne di questo Paese. Certamente, non penso che sia stato un puro o un esempio di sovraumana moralità. I soldi di Berlusconi li ha presi e come, per poi voltargli le spalle al momento più opportuno – non certo quando evitò il fallimento del suo giornale, altrimenti destinato a scomparire. Cionondimeno, persino i detrattori, almeno quelli intellettualmente onesti, gli devono riconoscere due palle così alla macchina da scrivere.
Un discorso simile si potrebbe fare per tanti altri personaggi che hanno popolato il nostro immaginario, tra alti e bassi, fino a prima della nascita dei social. Non mi piacciono tutti gli album dei Pink Floyd, ma Roger Waters è un dannato genio. Similmente Kubrick non ha prodotto tutti film allo stesso livello, ma resta comunque un fuoriclasse. Persino il tanto bistrattato Drupi è uno che sa cantare – e ciò sapeva Mia Martina che decise di lanciarlo nel panorama musicale nazionale.
Al contrario, si converrà che è sconcertante vedere questo signore appena morto, Omar Palermo, che, se non ho inteso male, si è fatto notare su YouTube per epiche mangiate, con dietro il tristissimo sfondo di una cucina da casa popolare anni ’50. Niente contro di lui, personalmente, ma mi domando che cazzo di successo sia quello che si ottiene consumando voracemente panini e schifezze varie, come se non ci fosse un domani. Il senso, per Dio? È come se trasformassi mia zia in un mito per le sue melanzane sott’olio.
Io credo che una persona dotata di un minimo di razionalità faccia fatica a comprendere tutti questi assurdi fenomeni privi di una qualunque base di grandezza. Anche perché, non c’è neppure iconoclastia, rottura di un canone, come potrebbe essere la americanissima poesia di Bukowski. Queste sono stronzate, merda con prezzemolo ai lati che viene presentata a tavola su piatti d’argento. Come cacchio avete fatto a mangiarla? Non ci sono dubbi, qualcosa in voi non quadra.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.