UN PAESE DI OBBLIGHI. ORA, PURE QUELLO SANITARIO (di Matteo Fais)
Altro che obbligo vaccinale. Con tutti questi vincoli, statene pure certi, non si va molto lontano. Infatti, siamo un Paese bloccato. Questo non si può fare, quell’altro neppure. Ci manca solo un’ulteriore imposizione a porre freni e camicie di forza all’azione individuale.
In Italia, per tirare su un muro, ci vogliono 800 autorizzazioni, firme di ingegneri e architetti, interventi delle Belle Arti, sopralluoghi della forestale. Una roba da uscirne pazzi. In altre nazioni, apri un’impresa in due giorni, qui ci vogliono anni anche per chiuderla – la famosa Europa.
Per costruire una casa, ci sono tanti di quei vincoli – peraltro, identici per Milano, con inverni a meno dieci gradi, come per Cagliari, dove, se va bene, a Gennaio, una volta si arriva a sette gradi. Se può sembrare che ciò funga da tutela per il consumatore, in verità è solo di freno per l’economia. Costruire costa troppo rispetto alle retribuzioni medie e chi lo fa si ritrova dunque spesso con una miriade di immobili sul groppone che deve svendere. Ciò si ripercuote poi su chi lavora nel settore che o non viene pagato o si vede costretto a faticare per cifre irrisorie.
Ci credo, a questo punto, che detestiamo le imposizioni. Quasi mai, sono poste a fin di bene. Farebbero prima a dirci solo cosa possiamo fare, visto che i divieti sono troppi per poterli ricordare tutti. Adesso, poi, pure l’obbligo vaccinale, o del tampone entro 48 ore, se non si vuole esibire il green pass. Naturalmente, però, non si può chiedere al proprio dipendente – che so, un pizzaiolo – di mostrare il test del HIV, per una questione di privacy. Che cosa grottesca!
È una vita di stop e vietato l’accesso. Persino per fare 200 forme di formaggio e 40 prosciutti, ci sono tante di quelle regole che pare di dover costruire grattacieli. Ogni cosa deve essere igienicamente perfetta. Questa è un’ossessione ormai divenuta parte integrante dell’immaginario collettivo. Il maniacale sfregamento di mani con il gel magico, che si può notare in ogni locale pubblico, è solo l’ultimo atto di una follia che serpeggia tra le masse da decenni, grazie alla propaganda costante.
Cibo controllato, anzi controllatissimo; sesso preservato – che non si incontrino neppure le bocche, visto il rischio Covid. Vincoli, vincoli. Ci manca solo la paura di essere l’uno l’untore dell’altro. Ma è davvero questa la vita che vogliamo condurre?
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Sicurezza e Green sono attualmente le due parole dietro le quali si nascondono le maggiori truffe globali.
Notare poi come l’essere umano riesca a pensare sempre e solo in negativo, prima decide cosa non si può fare, cosa è vietato e sbagliato; poi, per esclusione, ti lasciano fare quel poco che resta…