L’EDITORIALE – SARÀ VERO CHE MANCANO I LAVORATORI STAGIONALI? (di Matteo Fais)
Solo sul Covid e sul relativo vaccino si dicono tante cazzate come sul mondo del lavoro. Circola, adesso, la notizia sparata a raffica da tutti i media, ma mai realmente verificata, di una presunta penuria di lavoratori stagionali che prendano servizio durante l’imminente periodo vacanziero. Ovviamente, non ci credo manco per il cazzo.
Com’era provvedibile, tutto paga il Reddito di Cittadinanza. E il popolo si beve la cazzata, ignorando completamente che, dei destinatari di tale misura, quasi nessuno prende i famosi 780 euro. Un single, privo di qualsiasi bene o reddito, quando gli va bene, arriverà a 500 euro risicati. E, ribadisco e sottolineo, non bisogna avere niente. Se possiedi una casa ereditata da nonna, in comproprietà con altri 80 cugini, nella provincia della provincia, presumibilmente non ti danno una sega.
Eppure, ovunque sento parlare di giovani che non vorrebbero lavorare per 1600 euro al mese. Vi invito a tal proposito a porvi una semplice domanda: quante volte in vita vostra vi hanno cercato per un lavoro da 1600 euro mensili? Azzardo un mai o giù di lì. Persino i pochi ingegneri che conosco, se non mi hanno preso per i fondelli, parlavano di retribuzioni che si aggirano intorno ai 2000-2200 euro – e sto parlando del Nord Italia, perché qui al Sud ho sentito solo di gente che non veniva pagata.
A ogni buon conto, fatico e non poco a credere all’assenza di camerieri, cuochi e quant’altro disponibili anche solo per 1000 euro. Sono pronto a scommettere che ne troverei 5000 da sfruttare, già domani, se ne avessi bisogno.
Cosa me lo fa pensare? Semplice, la realtà. Una volta, con un’amica che, pur guadagnando 400 euro al mese, sosteneva che nel nostro Paese ci sia lavoro a iosa, tanto da poter accogliere tutta l’Africa e darle un’occupazione, decidemmo di andarlo a cercare sto fantomatico lavoro. O, per meglio dire, la presi a viva forza e girammo, nella ridente cittadina di Cagliari, a chiedere un posto come camerieri o lavapiatti. Siccome mi aveva rotto i coglioni con la sua solita solfa, ero intenzionato a dimostrarle quanto la sua povera mente obnubilata dalla propaganda fosse piena di stronzate.
Iniziamo il giro. In un pomeriggio, passammo per circa 25 tra ristoranti e pizzerie. Niente da fare. E dire che precisai pure – peraltro senza mentire – di conoscere l’inglese e quindi di poter tranquillamente prendere gli ordini dagli stranieri. Palesemente, ai padroni dei locali non gliene sbatteva un emerito.
Sono quindi del tutto persuaso che tale presunta assenza sia una sparata colossale volta a dare una certa immagine del lavoratore italiano alla gente. Ne sono ancora più convinto perché – sempre stando alla realtà di ciò che ho visto in vita mia –, ogni volta che ho chiesto aiuto per qualche amico in necessità, magicamente, tutti questi posti disponibili sono scomparsi. Nessuna aveva più bisogno di camerieri, lavapiatti, cuochi, ecc. Dunque, le cose sono due: o mentivano prima, o la disoccupazione è improvvisamente scomparsa da questo Paese, ma non mi pare.
Vedete, ogni volta che vi raccontano una qualsiasi notizia, che può essere questa o il fatto che le donne guadagnerebbero meno degli uomini e via speculando sul nulla, voi dovete sempre interrogare la vostra personale esperienza e quella di chi vi sta vicino. Certo, dovete tenere presente che il personale non costituisce necessariamente una base per la statistica ma, in ultimo, è il primo aspetto da cui chiunque deve partire per guardare al resto del mondo. Anche perché, come insegna il poeta – che, in questo caso, non è Dante ma Trilussa –, la statistica è quella cosa per cui: “da li conti che se fanno/ seconno le statistiche d’adesso/ risurta che te tocca un pollo all’anno:/ e, se nun entra ne le spese tue,/ t’entra ne la statistica lo stesso/ perché c’è un antro che ne magna due”. Attenti a non farvi fregare.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
I padroni prendono per il culo perché sanno che nessuno va a prendere loro.
L’altro ieri su un TG nazionale il solito industrialotto pelaingegneri diceva: “A me servono ingegneri e operai specializzati con esperienza. Certo, se vanno in Svizzera gli danno il doppio ma io arrivo a 30mila (lordi, n. d. r.) con i quali si può comunque vivere (sopravvivere, n. d. r.)!”
Questi credono che gli ingegneri siano cretini, forse non è abbastanza chiaro…
Assolutamente vero. Faccio due esempi dalla mia esperienza. Uno: dieci anni fa leggo sul “Giornale” un’intervista a due portavoce di società nautiche con la solita lagna: serve personale, gli italiani sono viziati e non vogliono lavorare anche per 1.500€ al mese + vitto e alloggio e siamo costretti a ricorrere ai cingalesi. Scrivo immediatamente ad entrambi, Costa Crociere e Ignazio Messina (cargo), offrendo il mio curriculum di allora trentenne con esperienza in multinazionali e 5 lingue fluenti. Costa neppure risponde, Messina ringrazia ma “non abbiamo al momento bisogno di personale”. Replico girando loro l’intervista del giorno prima: silenzio.
Due: lavoro stagionale alla reception di noti hotel a Porto Cervo, 4 e 5 stelle. Mai visti 1.600€ e mai preso più di 1.300€, e l’ultimo rubava (è la parola adatta) dai 100 ai 150€ al mese come “permessi non retribuiti” a TUTTE le buste paga. Ovviamente nessuno usciva in permesso, anzi, si restava anche oltre l’orario di lavoro.
Ho 40 anni, dalla laurea fino ai 35 anni in Italia ho sempre e solo trovato lavori di merda, sottopagati, a tempo determinato. A 35 parto all’estero e giro in paio di Paesi: in 5 anni divento Country Manager per l’Italia di una grossa multinazionale. Adesso lavoro da remoto per un’azienda rigorosamente straniera, al sole della mia Cagliari, con uno stipendione. Si fottano in culo tutti, uno per uno: politici, imprenditori, sfruttatori, figli di papà del cazzo con il culetto al caldo che i problemi citati in questo pezzo non li passeranno mai per mere ragioni ereditarie. Tutti eh, si fottano, nessuno escluso.