L’EDITORIALE – LA PUBBLICITÀ DI DIETORELLE NON È PORNOGRAFIA, MA PERSUASIONE OCCULTA (di Matteo Fais)
Mi spiace dirlo, ma Sgarbi ha preso un granchio. Ho visto questo spot delle caramelle e dei dolcificanti Dietor e Dietorelle, ma non ho ravvisato neppure il preludio hot di certi filmini lesbiconi tipo “Valentina Nappi and Dani Daniels licking each other”.
Il problema, però, non è tanto che si tratti di pornografia, pubblicità o altro, ma che pornografia e pubblicità, telegiornali e intrattenimento, comici e cantanti, insomma ogni aspetto del grande marchingegno è programmato per un fine, veicolare certe idee. Chiaramente, Zia Peppina, nella provincia di Campobasso, non la puoi persuadere con la lingua della Nappi che lecca la fica della Daniels. Ci vuole qualcosa di molto più soft per portarla ad accettare come normale ciò che, a livello antropologico, per lei non lo è mai stato. Ci vuole, per esempio, una pubblicità di caramelle, con due ragazze apparentemente carine, ma normalissime – come una qualunque sua nipote –, situate in un ambiente qualsiasi, magari mentre impastano – attività sicuramente apprezzata da Zia Peppina –, come in effetti succede.
Insomma, il punto è che lei si deve abituare a vederle. Da prima, presumibilmente, la visione le risulterà ripugnante, anche se la signora è stata moglie di Gino, operaio metalmeccanico, e in famiglia hanno sempre votato a Sinistra – essendo che l’antropologia del comunista ante ’68 non era esattamente simile a quella di un membro del Partito Radicale, ma invero molto più affine a quella di un democristiano o di un fascista, nel rispetto della famiglia tradizionale. Ci vorrà tempo, ma anche l’anziana zia arriverà da prima a tollerare, per poi dire che “in fondo ci sono e che ci possiamo fare” o “le cose vanno così”. È passata attraverso chissà quante presidenze del consiglio di Andreotti, vuoi che non passi sopra il bacio tra due donne.
Naturalmente, all’abbassarsi dell’età, tutto si fa immensamente più semplice. Se sei andato a scuola negli anni cinquanta, nella provincia abruzzese, avrai visto solo famiglie patriarcali allargate in cui, all’interno delle mura domestiche, vigeva il matriarcato più feroce. Se invece sei nato e cresciuto dagli anni ’80-’90 del secolo scorso fino a oggi, ti ricorderai una sequela di famiglie sfasciate, allargate, inviti a casa in cui alla domanda “Ehi, Alby, ma quello è tuo padre?” ti sei sentito rispondere “No, in verità è il fidanzato di mia mamma”. Insomma, sei talmente abituato all’atmosfera da bordello che qualsiasi casino non ti fa più né caldo né freddo.
I millenials, in ultimo, sono di sicuro quelli per cui tutto è normale: il compagnetto di classe cinese che parla dialetto bergamasco; la zia sadomaso tatuata; la madre poliamorosa; il papà con tre fidanzati di colore e del suo stesso sesso. Ma più di tutto, per loro, se non c’è tutta questa varietà, il mondo non è bello. Quel che un tempo era eccezione oggi è diversità, nella migliore delle ipotesi, o, peggio ancora, progresso.
Col sistema di un costante bombardamento massmediatico, a cui nell’ultimo decennio si è aggiunta la massiccia potenza dei social, qualsiasi cosa può essere propagandata fino a venir accettata. Perché? Perché fondamentalmente il popolo non ha convinzioni autonome, se non in un’esigua percentuale di casi, solo una mente ricevente, una spugna che incamera indistintamente piscio e champagne. Le stesse ragazze che oggi vedete passeggiare con pantaloncino inguinale e pancia scoperta già a marzo, con altrettanto spirito conformista, se fossero nate negli anni ’20, si sarebbero fatte il segno della Croce quando un ragazzo avesse rivolto loro la parola e sarebbero arrivate sul letto di nozze con un imene a prova di Black&Decker.
Quel che bisogna capire – e su questo Sgarbi ha ragione – è che anche quella pubblicità è un prodotto – o meglio, cronologicamente, un prodromo – del DDL Zan. Esso è l’ufficializzazione del segreto di Pulcinella, i cui dettami seguiamo in via ufficiosa da tempo. Se questo trionferà definitivamente sarà grazie a un oscuro potere paramafioso che dal palco di tanti festival canori, ai giornali, servendosi di scienziati o presunti tali, fino alle pubblicità, lavora in modo coordinato per inculcarvi nel cervello ciò che pochi decenni addietro vi avrebbe fatto gridare di terrore.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Grazie perchè leggendo questi pezzi ci sentiamo tutti antropologi di rango (magari la spiego più in là, per quelli come Marino).
Quelli come Marino ti hanno già fatto capire che non sei gradito qui dentro. Perchè continui a rispondere e ad eludere i filtri?
In accordo con l’articolo non mi piace per niente la pubblicità della Dietorelle e la eliminerei immediatamente.
Aggiungo anche che, non appartenendo alla scuola di pensiero “ pubbliche virtù, vizi privati”, non vedo nemmeno film lesbici.