L’EDITORIALE – DAL VANGELO SECONDO SAVIANO E ZAN (di Matteo Fais)
Saviano, Saviano, vecchia volpe! Tu che di Napoli hai detto peste e corna – neanche la malavita esistesse solo lì. Tu che la mafia e la camorra, purché non sia quella cinese, nigeriana, russa. Ah, quanto vorrei una tua bella indagine per capire come mai tutte quelle ragazze nere in tangenziale non vengono mai fermate e sottratte ai loro aguzzini, per sapere chi le fa entrare, dove vengono tenute! Mi piacerebbe anche sapere se tutti questi all you can eat che spuntano servano poi a riciclare denaro sporco, perché io ne dubito che si possano servire quantità industriali di cibo restando nell’ordine dei 10 euro di spesa, per quante agevolazioni fiscali si possano concedere a chi tra questi apre un’azienda in Italia.
Ma non voglio approfondire questioni simili, le lascio alla tua candida e specchiata coscienza. La questione del DDL Zan, da te affrontata l’altro giorno, in un monologo papale a reti unificate, mi pare molto più cogente nel pubblico dibattito nazionale.
Tu, giustamente, fai il tuo mestiere e inizi rasserenando anche chi non è parte della comunità LGBTQ+, sostenendo che l’approvazione di questo disegno di legge non porterà ad adozioni da parte di coppie omosessuali, insegnamento gender nelle scuole e via dicendo. Sai cosa, ti voglio dare ragione, almeno in parte. In verità, il DDL apre a fantomatiche giornate di sensibilizzazione tra le mura degli istituti ma, per come è scritta la cosa, risulta piuttosto e volutamente fumosa. Io – che penso sempre al male – suppongo che tu dica così perché sai che poi, in ultimo, l’importante non è dire cosa si farà nello specifico, ma farlo. Tra parentesi, sul palco dell’ultima manifestazione pro Zan, l’attivista Marilena Grassadonia ha proprio detto che questo disegno di legge “è solo l’inizio”, che il punto è “entrare nelle scuole”. Decidetevi…
Anche perché, dai Roberto, ma è ovvio che certi cambiamenti tanto radicali non si introdurranno dall’oggi al domani, ma un passo alla volta. Com’è che diceva quell’altra vecchia volpe democristiana di Fanfani? “Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva”. È sempre la solita vecchia prassi progressista, dal divorzio al lavoro precario: il cazzo te lo mettono dietro non con un colpo secco, ma lentamente e spalmando lubrificante a badilate, poi ti risvegli con il culo rotto.
Ma le rassicurazioni non sono finite. Tu lo dici chiaro e tondo: nessun attacco alla libertà d’espressione. Riporti anche il famoso articolo 4, anche se non interamente. Meglio leggerlo, invece, in tutta la sua estensione: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.
Ammetterai che, a passarlo al vaglio nella sua interezza, è vagamente fraintendibile. Convincimenti, opinioni e condotte sono tutte legittime “purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Tu, che come me hai fatto Filosofia, sai benissimo che, quando si parla di idee che determinano qualcosa, la materia si fa molto rischiosa. Se Socrate mi dice che io dovrei ammazzare tutti gli omosessuali che incontro e io lo faccio, di chi è la colpa, mia o di Socrate? Beh, non è così semplice. Per essere precisi, manca quello che si chiama un nesso causale chiaro. Esempio: la pallina A ha colpito la pallina B e quest’ultima si è mossa. Nel nostro caso, la situazione si complica con il libero arbitrio. Perché, infatti Eichmann è stato giustamente condannato per crimini contro l’umanità, pur potendo difendersi dicendo di essere cresciuto in un certo ambiente antropologico e di aver “unicamente eseguito gli ordini”? Perché ogni gesto, in ultimo, rimanda unicamente alla nostra responsabilità individuale. Perché se persino Mario Draghi oggi dovesse chiamarmi e dirmi di uccidere mio padre, io potrei rifiutarmi, magari a rischio della mia stessa vita, ma sarebbe comunque fatta salva quell’opzione – senza considerare, nel caso del noto nazista, che lui ha volutamente ricercato quella posizione di potere, tanto per essere puntigliosi.
Dunque, se un signore dovesse indignarsi, come nell’esempio da te portato, e dire, di fronte a una coppia omo che si bacia, che lui li ucciderebbe tutti, non per ciò io sarei obbligato a prendere un fucile e dare concretezza alla sua idea. Mi spiego? Non è consequenziale. Tant’è che spesso e volentieri – grazie al cielo –, persino il pirla che pensa e dice certe cose, poi non agisce e si limita a borbottare consumando l’ennesima birra. E tu questo lo sai Roberto, lo sai molto bene! Così come sai bene che, anche la famosa intolleranza verso gli intolleranti di Popper, è rivolta agli atti, non alle presunte intenzioni. Per capirci, se Socrate dovesse dire, al bar con gli amici, “Cazzo, quella troia della mia ex moglie la ucciderei. Baldracca maledetta, mi ha portato via la casa con la searazione”, non sarebbe perciò perseguibile. Possiamo moralmente stigmatizzare la sua rabbia, ma se non minaccia concretamente, se non uccide l’ex moglie, che cosa si dovrebbe condannare in sostanza, un suo sfogo un po’ troppo acrimonioso?
Ma la questione più insidiosa della tua argomentazione è quella che concerne l’aggravante dell’omofobia. Tu dici, cito testualmente, “Se prendo a botte una persona perché, giocando a calcetto, abbiamo litigato, è giusto che io risponda per aver ferito quella determinata persona. Ma, se io prendo a botte qualcuno perché è omosessuale o perché disabile o perché donna, non sto facendo del male solo a quella persona, ma sto colpendo un’intera comunità di persone, che si sentirà minacciata, che proverà paura che possa succedere anche a loro”. Ma, dunque, scusa, se Socrate picchia Platone perché quest’ultimo è grasso, tutti i grassi si sentono minacciati, non ho capito? Ok che per voi sostenitori del DDL la “percezione” personale è importante, ma qui, forse, stiamo trascendendo verso la paranoia. Questo ragionamento potrebbe certo valere per gli ebrei nella Germania nazista, perché lì c’era proprio un piano – la nota “soluzione finale” – e un’ideologia volti a sterminarli; o se si trattasse di scongiurare le azioni violente del Ku Klux Klan. Cioè dovrebbero esserci delle organizzazioni o associazioni volte all’uccisione di una determinata minoranza, ma non mi pare sia il caso dell’Italia.
Detto ciò, a ogni modo, capisci che si creerebbero pericolosi casi di ambiguità. Per meglio dire, praticamente, ogni qual volta che un soggetto omosessuale dovesse subire un qualsiasi tipo di risposta violenta, anche in replica a un suo attacco, potrebbe tirare fuori dal cilindro la sua tendenza sessuale. Perché, se Socrate reagisce male a uno che gli ha rubato il parcheggio e gli tira uno schiaffo, chi può dire che non lo faccia perché lo ritiene un sodomita? Mi è anche oscuro, tra le altre cose, come possa essere ogni volta chiaro che uno nel suo sferrare un attacco sia animato da un odio così ben specifico verso le donne, gli immigrati o gli omosessuali. Cosa potremmo portare a garanzia di ciò? Se una banda di teppistelli mi dovesse circondare e iniziare a menarmi, chi potrebbe stabilire se lo fanno in ragione del fatto che mi ritengono grasso, brutto, debole, o omosessuale?
Eh, caro Roberto, quanti dubbi su questo DDL. Beato te che non ne hai neanche uno, beato te che…
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
“…dovrebbero esserci delle organizzazioni o associazioni volte all’uccisione di una determinata minoranza…”
Ci sono. Una si chiama PD, ad esempio, l’altra Parlamento della Repubblica.
Stanno uccidendo la minoranza di cittadini dotati di senso critico privandoli dei mezzi di sostentamento (ovvero per fame). I più fortunati, come gli internati che riuscirono a fuggire dai lager nazisti (o staliniani), sono condannati all’esilio.