L’EDITORIALE – FREGNACCEZ (di Matteo Fais)
In Italia, c’è molta confusione, una confusione terribile. Da Adriano Celentano, passando per Andrea Santori, fino ad arrivare a Fedez, il tragico decadimento culturale della Sinistra lascia sgomenti. La più alta manifestazione delle loro idee arriva per mano, o meglio dal microfono, di un ragazzino-padre senza età, tatuato come un muro di periferia, incapace di cantare, che ha per moglie una altrettanto strana figura di ragazza manichino con doti da opinionista pari solo a quelle di Aurora Ramazzotti.
Sarebbe bello che da una parte e dell’altra ci fosse un’intellighenzia capace di un titanico scontro intellettuale, ma a quanto pare dobbiamo accontentarci di lui. Di Pasolini o Moravia sembra non ce ne siano più in giro, al momento. Al massimo si trova un Baricco qualsiasi o una Murgia. Il che è speculare, a Destra, al passaggio dai discorsi di Pino Rauti e Giorgio Almirante ai selfie di Salvini.
In sostanza, è stato quindi impossibile per qualsiasi italiano attento all’attualità non prestare l’orecchio al sermone a reti unificate e social propagandanti del Fedez nazionale e, ovviamente, bestemmiare nel mentre. Anche se, a difesa del tatuato, bisogna riconoscere che una predica o dichiarazione di Papa Francesco non è meno stupida e densa di liquame organico.
Cappellino Nike – da rivoluzionario? – bene in vista, il cantante senza canzoni, ma pieno di cazzate, ha recitato col fogliettino sotto il naso una filippica monotono meno emozionante di una canzone di Britney Spears. Più che da incazzarsi, c’era da addormentarsi. La condanna della censura, poi, da parte di quello che sta con i censori progressisti era veramente ridicola. Considerato poi che i social zittiscono Trump, ma lasciano parlare lui, dovrebbe quantomeno avere il buongusto di stare zitto.
Ma, niente, lui ha continuato. Ovviamente, ha difeso i lavoratori dello spettacolo, come se quelli della ristorazione fossero stati trattati bene dal Governo. Insomma, come al solito, ognuno difende i suoi e non la totalità dei maltrattati. In compenso, si è ben guardato da dir male di mascherine e restizioni alla libertà personale, limitandosi a fare il truzzo e chiamare Draghi per nome, della serie “io me lo posso permettere”. Immagino che “Mario”, come dice lui, abbia sorriso, con un quasi impercettibile movimento delle labbra a turbare il giaccio solido del suo volto.
La parte sulla Lega, poi, era veramente imbarazzante, così come è imbarazzante che nella giornata teoricamente dedicata al lavoro si parli ancora del dannato DDL Zan. Ma quanto deve essere potente la lobby che sta dietro la proposta di legge per imporre l’argomento, ogni giorno, persino quando c’entra come la minchia nel brodo? I cantanti italiani non pensano ad altro. Sicuro, dei lavoratori se ne battono i coglioni.
Arrivato al momento della canzone che Fedez avrebbe dovuto cantare, comunque, ho abbassato il volume. Mi era già venuto in testa un altro motivetto che ho canticchiato all’immagine senza audio del marito della Ferragni, una recente canzone di Edoardo Bennato: “Al diavolo il Grillo Parlante/ Filosofo da baraccone/ Che è comico senza volerlo/ Drammatico con convinzione”. Ci stava, vero?
Matteo Fais
Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais
Chat WhatsApp di Matteo Fais: +393453199734
L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. È in libreria il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Saper bene interpretare la moda del momento significa sopravvivenza per alcune persone.