L’EDITORIALE – FACCIO MANSPLAINING E DICO ALLE DONNE COSA FARE, VISTO CHE NON CI ARRIVANO DA SOLE (di Matteo Fais)
Il senso di onnipotenza nuoce gravemente a chi ne è afflitto. A molte, a troppe donne è stato raccontato che loro possono fare tutto ciò che vogliono – anzi, devono farlo. Purtroppo, mai fu detta cazzata più eclatante.
Anche l’altro giorno, è arrivata la notizia che, a Verona, una ragazza sarebbe stata stuprata da cinque calciatori professionisti, “al termine di un gioco di carte alcolico”. Una storia, insomma, molto simile a quella capitata a Silvia, la giovane che ha denunciato il figlio di Beppe Grillo e i suoi amici.
Premesso, onde evitare polemiche, che lo stupro è sempre da condannare e presupposta la buona fede di coloro che si rivolgono al tribunale per vedere puniti i torti subiti, personalmente sono incazzato nero con queste ragazze. Voglio dire: ma che cazzo ci vai a fare a casa di quattro o cinque sconosciuti maschi, magari alle 5 di mattina? Non vorrei arrivare a dare della cretina a una che è andata incontro a simili atti riprovevoli, ma mi verrebbe voglia.
Ragazze, malgrado le coglionate che vi dicono le femministe, tipo che “le strade sicure le fanno le donne che le attraversano”, il mondo è un posto orribile e violento. Credere di poter fare ciò che si preferisce, perché si ha il diritto di non vivere nella paura, è follia pura. La prassi secondo cui chiunque – maschio o femmina non importa – si dovrebbe comportare è ben diversa. Bisogna guardarsi da tutto e da tutti, è un dovere, un dovere che si ha prima di tutto verso sé stessi.
Alle tre di mattina, io non vado in giro per quartieri malfamati. Non lo faccio perché non sono un deficiente. Non me ne frega una sega se, in linea del tutto teorica, esiste il diritto per il cittadino di circolare liberamente e la rapina, lo stupro, la violenza non sono permessi dalla Legge. Non vado comunque a gettarmi tra le braccia del mio rapinatore.
Similmente, se fossi una donna – bella o brutta non importa –, mi guarderei bene da accettare inviti di sconosciuti in case private. Ma vi dico di più, mi guarderei bene anche dal rispondere positivamente a quelli degli amici, a meno che non ci sia una cospicua presenza femminile a garantire una vaga sicurezza, in nome della solidarietà tra donne.
Ma ci vuole molto a capire che nessuno ti invita a casa sua durante le prime ore del mattino per parlare del suo libro preferito? Serve una laurea o grande esperienza del mondo per comprendere che certe situazioni sono a rischio e vanno evitate? Se con uno non voglio avere niente a che fare in senso biblico, non mi ci apparto, non sparisco dagli sguardi della gente, non ci vado a casa insieme.
Certo, poi, una misura di rischio va sempre contemplata e non può essere esclusa mai, ma ciò è ben diverso dal mettersi a fare “un gioco alcolico”, con le carte, in compagnia di gente che non si conosce.
E non crederete mica che le manifestazioni contro femminicidi e violenza servano realmente a qualcosa per fermare i malintenzionati? Dei ragazzi che stuprano in branco se ne fottono ampiamente dei vostri slogan. Quelli sono utili solo con chi già è contrario all’inciviltà – praticamente non servono a niente.
Il mio consiglio è di evitare il rischio, invece di mettere alla prova il valore del sacrosanto diritto alla libertà. È mansplaining questo? Pazienza. Se non ci arrivate da sole, è bene che qualcuno ve lo spieghi.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.
Giusto.
Allo stesso modo consiglieremo agli uomini alti un metro e un barattolo di non uscire la sera tardi o di scegliersi bene gli amici: corrono il rischio di venire malamente pestati per un nonnulla.
Infatti, gentilissima Signora, come avrà letto anche nel mio pezzo, ho detto che io me ne guardo bene dal girare in piena notte in un quartiere malfamato, perché ci tengo alla mia incolumità…
Mi permetto però di dubitare che verrà mai scritto un articolo su questo ulteriore importante principio di prudenza, al netto di tutte le rapine e pestaggi che avvengono, Signore.
Non ne vedo il motivo, gentilissima Signora, essendo che la questione è già stata esplicitata in questo pezzo. Ripetersi sarebbe narcisistico.
C’è una serie televisiva apposta per informare su pericoli e comportamenti ad elevato rischio, oltre alle conseguenze che questi ultimi possono portare (sia agli autori dei misfatti che alle vittime).
S’intitola Law&Order Special Victims Unit e va in onda da 22 anni.
E’ aggiornata all’attualità più spinta: nell’ultima stagione ad esempio compaiono mascherine, disinfettanti e plexiglass anti-sputo, oltre a tematiche legate a lockdown, ospedali sovraccarichi eccetera.