L’EDITORIALE – GLI UCCELLI DI TOSA E L’UMANITÀ REALMENTE SOFFERENTE (di Matteo Fais)
Mi si scusi per il benaltrismo, ma mi sveglio il primo dell’anno e mi trovo un post di Lorenzo Tosa che mi lascia basito già per i prossimi 365 giorni a venire.
Il nostro White Knight se la prende per i botti di fine anno che avrebbero causato, in Roma, una spaventosa moria di simpatici uccellini. Non che io sia un sostenitore dei petardi, o di chi li fa esplodere – anche perché non capisco che cazzo abbiano da festeggiare –, ma questi umanitari e animalisti dei miei coglioni sono comunque sempre capaci di sconvolgermi come nessun altro.
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Tutti sanno – tutti coloro che hanno un minimo di cervello, sia chiaro – che viviamo in un mondo di merda. Noi ce ne dimentichiamo come se niente fosse, ma ci sono tante famiglie che non si sono potute permettere di fare festa neppure con una pastasciutta al burro. Famiglie che non sanno come pagare l’affitto, che vivono in macchina, a cui vengono sottratti i bambini perché i genitori hanno perso il lavoro. Famiglie e persone normali, gente per bene che versa nella peggiore delle condizioni possibili. E non parlo di negri arrivati dall’Africa o immigrati in fuga dagli ex Paesi sovietici, ma di gente come me e voi, italiani, la nazionalità più bistrattata sullo Stivale ultimamente.
Ma qui da noi esiste un benaltrismo peggiore del mio ed è quello dei personaggi come Tosa che, magari, se vedono un connazionale che non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, gli gridano “Ma perché non ti cerchi un lavoro come tutti gli altri?”, però si preoccupano dei poveri uccellini morti a causa dei botti. Grazie a loro, io, ogni giorno, sgrano un rosario di bestemmie che in casa mia viene giù il presepe e, sul tetto del palazzo, trovo cadaveri di santi morti sul colpo.
Ricordo che quando, con alcuni amici, aiutavamo un disgraziato in difficoltà, un brav’uomo senza casa né famiglia, tutti quelli a cui chiedevamo la carità si rifiutavano di mettere mano al portafogli anche per sganciare 5 fottuti euro. Gli stessi, però, erano capaci di indignarsi per i morti in mare e i campi di concentramento in Libia, gli animali allo zoo, i topi nelle trappole, i marziani sottomessi dai rettiliani. Erano indignati per tutto, salvo che per il loro vicino con 300 euro di pensione. Gli stessi, probabilmente, oggi, primo gennaio 2021, sono con la bava alla bocca dalla rabbia per i poveri uccellini deceduti a causa dei petardi. Sono tutti quelli come Tosa, solo meno famosi, ma persino più coglioni. Roba che i petardi, a gente simile, glieli ficcherei in culo. Buon anno a tutti, anche a loro e che peste li colga.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.