JOLE, UNA RAGAZZA DI CALABRIA (di Franco Marino)
La notizia che una persona che si conosce, anche se solo digitalmente, ci lascia per sempre, ha almeno nel mio caso il potere di lasciarmi di stucco per almeno una decina di minuti.
Intanto il dolore nel vedere una giovane vita che si spezza. E poi il bagaglio di ricordi che a quella persona ci unisce, con la quale si è condiviso tanto. O quel poco che basta.
Jole non la conoscevo dal vivo ma su Facebook. Era una mia amica nel vecchio profilo, quello che Marco Montagnadizucchero mi ha bannato per sempre nel lontano Gennaio del 2018. Rarissimamente interveniva nei miei post. Più spesso mi scriveva in privato e tutte le nostre conversazioni iniziavano così. Lei che era un po’ piccata – ma sempre in maniera rispettosa – per le mie critiche a Forza Italia, io che rispondevo sdrammatizzando e poi risate finali da parte di entrambi.
Jole esprimeva, forse come mai nessun altro calabrese da me conosciuto, lo spirito della sua terra. Cocciuta, testarda ma al tempo stesso forte, passionale e leale. Una donna che credeva in quel che faceva, una persona perbene, affezionata all’idea, magari un po’ ingenua, della politica fatta come spirito di servizio.
Sarebbe stata un’eccellente presidentessa della Calabria, una terra meravigliosa ma che, duole dirlo, oggi è purtroppo ridotta a livelli che rasentano il terzo mondo. Questo Jole, pure orgogliosissima delle sue radici, lo sapeva. Ed era lì per cercare di risolvere quei problemi. Non ci sarebbe pienamente riuscita perchè i mali della Calabria nascono dalle medesime radici da cui nascono quelli dell’Italia.
Quello di cui sono sicuro è che avrebbe onorato – e lo stava già facendo – la sua regione, senza dare un attimo di tregua all’orrendo e innominabile male che l’ha uccisa.
E quello di cui sono sicuro è che mi mancherà.
Ciao Jole.
FRANCO MARINO