PERCHE’ NON RIVOGLIO IL FASCISMO (di Franco Marino)
Oggi molti sognano il ritorno del fascismo. Io personalmente no e l’ho spiegato diverse volte il perchè.
Non ha nulla a che fare con un’avversione preconcetta e ideologica come quella dell’antifascismo tradizionale, mutuato pari pari dall’ANPI, di cui penso tutto il peggio possibile. Ha semmai a che fare con una fortissima diffidenza che un nonno orgogliosamente fascista mi ha insegnato nei confronti del postfascismo e dunque del perchè il sistema liberaldemocratico lo ha sempre tollerato, sia pure tra mille stramaledizioni cosmetiche, in quanto come contenitore e sterilizzatore di eventuali nuclei rivoluzionari fascisti.
Ha a che fare con la conoscenza di come il fascismo, prima ancora che sotto i colpi del comunismo e dell’anarcocapitalismo, sia stato tradito al suo interno da molti fascisti e in generale con la conoscenza storica di quello che fu il fascismo negli intenti di fondo (una gigantesca arma di distrazione di massa), di come nacque (dalla profonda crisi del ceto medio) e di chi lo finanziò e lo appoggiò (americani e inglesi, in chiave antisovietica).
Tutto il benessere fascista, per quanto composto da un quantitativo monumentale di opere pubbliche e di riforme sociali, era concepito non tanto da Mussolini – che fu un autentico socialista a ventiquattro carati – ma dal sistema di potere fascista (su cui il Duce non aveva alcun reale controllo) come una semplice transizione verso un ordine neoliberistico che rimase in piedi fin quando le potenze atlantiche, temendo che i nazionalsocialismi potessero rivoltarsi contro di esse, non decisero di allearsi con quella stessa URSS contro cui li avevano concepiti.
Se l’URSS fosse crollata, ogni riforma del nazionalsocialismo sarebbe stata liquidata e l’Italia e la Germania si sarebbero trasformate in una dittatura neoliberista sudamericana. Mussolini e Hitler erano solo espedienti tattici, probabilmente a loro insaputa.
Ma soprattutto, ha a che fare con una mia avversione nei confronti di ogni schematismo ideologico. E pur tuttavia ho sempre rifiutato l’etichetta di antifascista, preferendo definirmi semplicemente “non fascista”, proprio perchè ho sempre avuto le idee chiare sul tipo di società che voglio, sui valori da abbracciare, ossia un liberalismo di impronta sociale e soprattutto su base sovrana e italiana. Quando si ha chiaro ciò che si vuole, non c’è bisogno di essere antiqualcosa. Dietro ogni “antismo” c’è il nulla di chi combatte un complesso di idee senza averne nessuna.
Io invece le idee chiare, giuste o sbagliate, le ho eccome. Oggi come oggi occorre una rivoluzione che si muova su schemi completamente diversi, occorre ricostruire un nuovo modo di vedere la società, totalmente fuori dagli schemi del passato, di qualsiasi tipo.
Perchè esiste un’unica ideologia che dobbiamo recuperare ed è l’Interesse Nazionale, puro e semplice. Ci deve essere PRIMA L’ITALIA, poi tutto il resto. Che poi questo si manifesti con il passo dell’oca o facendo il ballo del qua qua, me ne frego.
Questa pandemia sta provocando e provocherà una devastante crisi socioeconomica, presto saremo tutti più poveri e per salvare questa società bisogna rifarla da zero, guardando al futuro.
Interpretare il domani con gli schemi di ieri (di qualsiasi tipo) significa condannarsi ad altre catastrofiche sconfitte.
FRANCO MARINO
Si, sono, come quasi sempre, d‘accordo con te, anche, e senza alcun distinguo, sulla chiosa finale riguardante il futuro da non immaginare con gli schemi del passato, di qualsiasi idea se ne abbia, perche‘ saranno, inevitabilmente, anacronistici.
Gli schemi “storici“, anche se di oggettive qualita‘ di efficienza e fattibilita‘, risulteranno comunque indigesti per le generazioni a venire.
Per quanto sia del tutto condivisibile e ormai urgente il rifiorire concreto del sentimento nazionale, e con ciò non intendo ‘sovranista’ (che noia!) ma ‘identitario’, riflettendo su che significhi l’io profondo dell’italianità direi che addirittura si possa tentare un salto quantico, una entusiastica sovrabbondanza, un’orgogliosa audacia, ossia non il limitarsi ad un Prima l’Italia ma il lanciarsi in un fiero e generoso Italia per il Mondo. L’Italia non è piccola, è immensa e può benissimo ricominciare a fare crescere l’intera famiglia umana. Non ho detto che basta un paio d’anni chiaro? Non l’ho detto .