LA DIFFERENZA TRA INGLESI E ITALIANI (di Matteo Fais)
Un popolo che ha scelto di sfanculare l’Unione Europea con la brexit, palesemente, non è certo costituito da una massa di eunuchi. Oltre a essere sicuri della propria economia, gli Inglesi hanno le palle, almeno nei centri che ancora si possono dire popolati da autoctoni – quindi, certamente, non Londra. Quelli hanno vinto la guerra, hanno avuto la Thatcher che ha impresso una seria svolta al Paese – non come Berlusconi che, purtroppo per lui, non aveva la stessa nobile materia tra le mani –, quindi sanno farsi rispettare.
Mentre da noi esplode la passione per la Palestina e il complottismo un tanto al chilo che, come già scritto un’infinità di volte, conduce solo all’inazione – se i poteri sono veramente così forti, lottare per riformarli non serve a niente –, lì la folla reagisce, fa sentire la propria voce, non demorde. Dopo anni di follie woke e progressiste, Black Lives Matter e via dicendo, specie nel mondo anglofono, finalmente qualcosa si muove, qualcosa che evidentemente covava, facendo ribollire il sangue, fino a far esplodere le valvole del cuore.
Sovente è capitato che, quando ho scritto contro le masse inerti e poco reattive, mi è stato detto che l’uomo medio non può niente contro forze che lo sovrastano, contro potenze che vorrebbero sovvertire il suo mondo. Scuse! Tutte stronzate per non assumersi l’onore di passare dalla lamentela all’azione. Guardate Oltremanica, osservate, per quanto i media abbiano cercato di far trapelare il minor numero possibile di notizie, cosa sta accendendo in Inghilterra. Altro che post sui social: la reazione la si ha solo scendendo in strada.
Naturalmente la violenza è sbagliata e, almeno in prima istanza, solo controproducente. È inutile come l’idea della rivoluzione, avanzata come unica possibilità per mutare le cose. L’aggressività spaventa il buon borghese che ha timore di perdere anche il poco che gli resta e preferisce, dunque, perire lentamente. Infatti, non è con le auto incendiate, le urla o gli scontri che si risolveranno le cose, ma con il riformismo. Per attuarlo, basta che vi sia una massa, vasta e compatta, che faccia di tutto per far valere le proprie istanze, che si butti nella battaglia politica, senza nascondersi sempre dietro i propri rappresentanti.
Non è vero, come molti credono, che i veri cambiamenti li producono le élite. Queste, casomai, li impongono a mezzo del terrore, come i bolscevichi, ma sul lungo termine il risultato è devastante. Un popolo che vive sognando un paese totalmente diverso, prima o poi farà fuori i propri leader. La Russia si è dissolta come un blocco di ghiaccio al sole perché nessuno credeva nel comunismo – lo temevano e basta.
Per tutte queste buone ragioni sono le masse a dover far valere sé stesse a mezzo di dimostrazioni spontanee e tanto grandi da non poter essere represse nel sangue. Se una consistente porzione del popolo fa capire al potere che non si darà per vinto, si innescherà un braccio di ferro in cui, inevitabilmente, anche chi sta al comando dovrà scendere a patti.
Per intenderci, se davvero la metà degli Italiani non volesse gli extracomunitari e lo facesse intendere in modo esplicito, con manifesti segnali, state certi che continuerebbero a sbarcare, ma sarebbero molti di meno. Il punto è: siamo certi che il fronte contrario sia così vasto? Davvero pensiamo che, ad andarli a contare uno per uno, ci sarebbe una quantità tale da poter produrre alcune serie manifestazioni di piazza? Forse molti potrebbero avere una brutta sorpresa, scontrandosi con la realtà, ovvero che l’immigrato da sfruttare fa comodo a tanta gente, anche tra coloro che, apparentemente, auspicano l’immediata chiusura dei confini.
Matteo Fais
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L’AUTORE
MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni).