CHE NOIA LE SCRITTRICI FEMMINISTE FRIGNONE (di Matteo Fais)

Nel terribile pantano femminista odierno, tra le principali, a sguazzare felicemente in questa fanghiglia, ci sono tante scrittrici che, avendo ben poco da offrire sul piano artistico, si sono lanciate strenuamente nella difesa della causa, nella denuncia di ogni gesto maschile come sessista, prevaricante, annichilente e via delirando.

Ogni giorno, una o più tra queste, specie le giovani, si sfoga su Facebook, con un lungo post, in cui stigmatizza l’atteggiamento di qualche giurato di un premio di provincia o di un lettore. Hanno osato farle una battuta, buttar lì un “ciao, bella”, usato un’espressione infelice. Che due coglioni! È un mondo di offesi, di snowflake, di delicatissime principesse a cui non si può dire niente senza che si sentano molestate. Se siete davvero animi così nobili, senza alcun legame con le masse, chiudetevi in casa, come Emily Dickinson.

Naturalmente, manco a dirlo, queste simpatiche frignone passivo-aggressive, tra una dichiarazione e l’altra di indipendenza, non mancano, sovente, di promuovere la propria silloge poetica o romanzo a mezzo di foto strategiche con scollatura vertiginosa o in perizoma. E venite a raccontarci che non sapete dell’effetto che suscitano un paio di tette sulla platea di morti di fica che abita i social.

Adesso, veramente, basta con tutte queste stronzate, con la rieducazione sovietico-democristiana del maschio intemperante. Dopo aver cercato per decenni la liberazione degli istinti e dalla buona educazione ipocrita da un potere retrogrado e clericale, ecco che il femminismo rivela la sua vocazione repressiva, il suo codice etico volto unicamente al controllo orwelliano della vita e del linguaggio.

Molta di questa presunta letteratura attuale in rosa, non per niente, ben lungi dall’essere nobilmente confessionale, si riduce a espressione del capriccio di tredicenni vezzosette. È tutto un florilegio eternamente ripetuto di “non voglio essere giudicata” per il mio adipe in eccesso, per le mie scelte sessuali e blah blah, blah. Tutt’altro che espressione di forza e sicurezza in sé stesse. Non credendo neppure loro in ciò che propongono, si accaniscono affinché il giudizio sulla loro persona venga sospeso. Queste vorrebbero essere alla stregua di Sylvia Plath e non riescono neppure ad affrontare le critiche con il coraggio di Wanna Marchi.

Le presunte scrittrici non conoscono davvero nessuna esclusione, solo una generale solidarietà per qualsiasi cazzata facciano, il tipico trattamento riservato alle poverette. Del resto, non vogliono realmente essere rispettate e trattate alla pari. A loro basta di essere delle privilegiate in un mondo marginale.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde e Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)