Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

MORGAN – NON CI VUOLE UN CERTIFICATO DI BUONA CONDOTTA PER ESSERE GRANDI ARTISTI (di Matteo Fais)

“E allora basta con giovani porci / Rossi in faccia, neri in testa, ricchi in tasca / Basta con giovani porci / Rossi in faccia, neri in testa, sporchi e basta / E poi mi dicono che sono l’eretico / Io, l’epicureo / E poi mi dicono che sono l’eretico / Io, l’epicureo / Poi mi dicono che sono l’eretico /
Io, l’epicureo” (Bluvertigo, L’epicureo).

Ogni regime repressivo, da quello sognato da Platone alla Corea del Nord, passando per la Russia, ha sempre avuto paura della libertà intrinsecamente legata all’arte. Quello progressista non ha niente da invidiare, è unicamente sovietismo soft nel cuore dell’Occidente.

Quanto sta accadendo a Morgan lo dimostra in modo palese, proprio come il caso di Alice Munro di appena qualche giorno fa. Non basta produrre canzoni, poesie, romanzi o quadri, per essere considerati artisti, ottenere un contratto discografico, la dignità di pubblicazione o uno spazio espositivo.

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Oggi, ci vuole anche il certificato di buona condotta, di aderenza ai dettami del soviet rosa. Bisogna recarsi in pompa magna e stare in prima fila al Pride, sostenere il DDL Zan per quanto, al momento, in stato di latenza. Ovviamente, dato il femminismo imperante in questo nuovo totalitarismo arcobaleno, non bisogna mai aver molestato una donna o aver assunto atteggiamenti tossici nei suoi confronti, come appunto ha fatto Morgan con Angelica Schiatti, la sua ex e attuale ragazza di Calcutta. Quest’ultimo ha subito tuonato contro la casa discografica del primo, dicendo che ha fatto un contratto a un molestatore. Una situazione delirante, peggio del bigottismo della vecchia Democrazia Cristiana.

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Ciò che fa sorridere, specialmente considerato che si sta parlando di un cantante, è che il mondo della musica è da sempre brulicante di personaggi dalla testosteronicità vagamente sopra le righe, il machismo esibito e l’immaginario che li circonda fatto di donne come bamboline d’accompagnamento.

Tutto l’hard e il glam rock è traboccante di testi che, oggi, se solo questi nuovi paladini della giustizia avessero un minimo di cultura musicale, farebbero accapponare la pelle. Ma la cosa più curiosa è che i Guns n’ Roses, malgrado la voce di Axl ridotta a fastidioso uggiolare, continuano a riempire gli stadi con quelle canzoni per niente concessive rispetto alla capricciosità femminile

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Il povero Morgan paga per essere uno dei pochi artisti, in questo disgraziato Paese, ad avere un vero talento, senza limitarsi a fare mera propaganda. Le sue canzoni, specie quelle con i Bluvertigo, restano. Mentre dei Maneskin, i Calcutta e le Elodie non rimarrà neppure l’ombra di una pisciata sull’asfalto, perché più che di fare arte si sono occupati di propagandare certe cause, lui ha dato un fondamentale e originale contributo alla canzone italiana, aiutando inoltre a riscoprire tanti cantautori dimenticati – chi se ne fotte che abbia dato del finocchio a uno spettatore. La differenza è sostanziale. Qualsiasi buona condotta non potrà mai equiparare il valore di una delle sue migliori canzoni. Che sia chiaro: non basta rispettare le donne per essere un genio, in nessun campo. Anzi, la maggior parte dei bravi ragazzi sono dei poveri mediocri.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha collaborato con varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, “VVox Veneto”) e, in radio, con la trasmissione “Affari di libri” di Mariagloria Fontana. Ha pubblicato L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima (Robin Edizioni). Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Il suo romanzo più recente è Le regole dell’estinzione (Castelvecchi). La sua ultima opera è una raccolta di poesie, L’alba è una stronza come te – Diario d’amore (Delta3 Edizioni)

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