SHOLEM ALEYKHEM E LA SOFFERENZA ANIMALE COSÌ SIMILE A QUELLA UMANA (di Davide Cavaliere)
Sholem Aleykhem è universalmente considerato uno dei maggiori scrittori di lingua yiddish. Le sue novelle, incentrate sulla vita pittoresca degli shtetl, i villaggi ebraici dell’Europa orientale, sono caratterizzate da un perfetto equilibrio tra forma e contenuto, che le rende leggere e tragiche, ironiche e brillanti. Dal suo racconto più famoso, Tewje il lattaio, il compositore Jerry Bock trasse il musical Il violinista sul tetto, poi divenuto un celebre film sotto la regia di Norman Jewison.
Di grande vivacità e perfezione stilistica sono i racconti che Aleykhem ha dedicato agli animali, pubblicati da Adelphi in un volumetto della Piccola biblioteca intitolato Storie di uomini e animali, che rivela la grande sensibilità dell’autore, cresciuto a stretto contatto con l’ebraismo hassidico, per le sofferenze e le ingiustizie patite dalle bestie. Una pietà che lo accomuna a un altro, importante, scrittore yiddish, il premio Nobel Isaac Bashevis Singer.
Gli animali di Aleykhem sono vittime della crudeltà e della disattenzione degli uomini che, assorbiti come sono dalle loro incombenze e dall’apprensione di celebrare i loro riti e le le loro festività, appaiono incapaci di vederli come «esseri viventi», quindi come soggetti dotati di una vita emotiva.
Alcuni animali, come i polli del racconto iniziale, stanchi di essere fatti roteare in aria prima di venire sacrificati per le Kapures, le espiazioni rituali che precedono lo Yom Kippur, si ribellano al rituale religioso e ne ottengono l’abolizione: «A quanto pare non c’è nulla di eterno al mondo! Ogni cosa ha il suo tempo, ogni cosa ha il suo tempo!».
Assai meno gloriosa è la novella successiva, La coppia, che riguarda due tacchini, un maschio e una femmina, destinati a essere macellati per la festività di Pesach. I due, insieme, prima di finire sgozzati, amano, sperano e sognano una fuga dai tratti chagalliani: «Ecco, si alzano in volo a piacimento, sopra i tetti, i giardini, i boschi; lontano, lontano, verso casa… Là ritrovano la loro gente».
Rabtshik, il cane «ebreo», invece, oltre a soffrire le angherie e le cattiverie degli uomini, patisce anche l’indifferenza crudele dei suoi simili, fino alla resa finale al dolore e all’insensibilità: «Se un cane non può sopravvivere neanche un giorno, nemmeno tra i suoi simili, vada pure tutto in malora!». Il vecchio cavallo, Matusalemme, dopo anni di fatiche e crudele sfruttamento, quando ormai sembra aver trovato il meritato riposo e la giusta pace, incappa in una morte indebita dopo esser stato oggetto dello scherno di alcuni monelli.
Il libriccino si chiude coi «pensieri di un bambino stupido», considerato non troppo sveglio per via della sua sensibilità verso gli animali, le cui sofferenze lo feriscono fino alle lacrime. Il piccolo invita gli adulti ad avere «pietà per gli esseri viventi», come insegna il rebe alla scuola religiosa.
«Neppure un ragno, che è un animale nocivo – riflette il bambino – si ha il diritto di uccidere». Ma come possono gli uomini avere pietà degli animali, se si uccidono tra loro? Ecco, allora, che gli ritorna in mente Perele, la bambina paralitica assassinata durante un pogrom.
Il piccolo uomo ricorda ls fanciulla con le sue «dolci ditine», gli uccelletti schiacciati contro un albero dai suoi coetanei, il cane Sirko ustionato per scherzo con dell’acqua bollente, la carpa che dibattendosi sembrava chiedergli: «Bambino, salvami!… Salvami!»… e piange, piange sommessamente, per non voler farsi sentire; mentre la madre e la cuoca, osservandolo, pensano che gli sia finito del rafano negli occhi: «Prendi il mio grembiule, asciugati gli occhi stupidello».
Davide Cavaliere
L’AUTORE
DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.