ELOGIO DELLE MULTINAZIONALI CHE NON SFRUTTANO I LAVORATORI ITALIANI (di Alex Vön Punk)
La produttività non si può imporre, bisogna fornire gli strumenti per consentire alle persone di dare il meglio di sé (Steve Jobs).
“Quello che odi non è il lunedì, è il capitalismo” recita uno slogan comunista che ancora oggi circola sui muri e in rete. Questo vuole lasciare intendere, a parte il riferimento a Vasco Rossi, che il lavoratore rifugge lo sfruttamento e il fatto di essere ridotto a una bestia da soma nelle mani di un’azienda, di un padrone.
La realtà come spesso accade è più articolata e complessa, ma potremmo sintetizzarla in “Quello che odi non è il lunedì e neanche il capitalismo, ma la tua azienda italiana sfruttatrice”.
Eh già, perché il problema non risiede nel sistema ma nella mentalità provinciale e padronale, orientata unicamente al profitto, che caratterizza le aziende italiane. I pochi fortunati che hanno la possibilità di lavorare per alcune particolari multinazionali presenti sul nostro territorio stanno già sperimentando una nuova idea di capitalismo illuminato, dove non si guarda al lavoratore come animale da sfruttare, ma come persona, mettendo al centro il suo benessere psico-fisico, generando una sinergia tra dipendente e azienda, creando non degli schiavi ma dei veri e propri brand ambassador.
Il nuovo motto di questo capitalismo virtuoso è “Work smarter, not harder” ovvero “Lavora in modo più intelligente, non più duro”. Questa formula si traduce in diversi effetti pratici che vanno a beneficio dei lavoratori e delle aziende, perché un dipendente felice ed equilibrato è un soggetto più produttivo.
Tra i tanti esempi potremmo citare quello di Apple, il famoso colosso nato dalla mente geniale e visionaria di Steve Jobs. L’azienda di Cupertino offre ai propri dipendenti un piano sanitario flessibile che copre le spese per la salute fisica e mentale. Ogni dipendente ha accesso a professionisti del settore medico provenienti da tutto il mondo, e può usufruire di consulenze gratuite e riservate, sia a distanza che di persona. Oltre a questo viene emanato un bonus palestra che copre i costi delle spese sostenute. Un altro benefit interessante sono i congedi retribuiti per prendersi cura di un parente malato e usufruire di una consulenza gratuita su questioni legali, cura di bambini e anziani.
Ma se il colosso della Mela non vi piace perché preferite altri frutti, potremmo parlare di Iliad. Questa azienda propone un congedo di otto mesi anche ai neo-padri, un’ora di pausa a ogni turno di sette o otto ore, un buono pasto da otto euro giornaliero. Per abbattere l’impatto ambientale e stimolare l’utilizzo dei mezzi pubblici, applica un rimborso che copre il costo dell’abbonamento del treno o dell’autobus. Essendo inoltre emerso da una ricerca che molte dipendenti si dimenticano gli assorbenti per il ciclo, l’azienda francese fornisce a ogni punto vendita un kit per le donne che non dovranno così preoccuparsi in caso le mestruazioni sopraggiungano durante l’orario di lavoro. È previsto anche un rimborso per le spese dell’abbonamento telefonico – a patto che sia Iliad, ovviamente. Non meno importante, il colosso della telefonia adotta la settimana corta, ovvero due giorni di riposo anche per i full time.
Un altro esperimento interessante è quello di Netflix, in cui le ferie sono illimitate, come viene specificato sul sito: “Per quanto riguarda le ferie il nostro criterio si riassume nella frase: ‘prendi le ferie’. Non abbiamo regole sul numero di settimane di ferie all’anno. A onor del vero, alterniamo abbastanza spesso lavoro e tempo libero, rispondendo alle email in orari inusuali o prendendoci un pomeriggio libero a metà settimana. I nostri leader cercano di dare il buon esempio andando in vacanza, spesso tornando con idee innovative e incoraggiando il resto del team a fare altrettanto”.
In Italia, un esempio virtuoso è rappresentato dalla Ferrero International S.A, con sede in Lussemburgo. Dal 2011, la multinazionale offre visite pediatriche per i figli dei dipendenti, un servizio socio-sanitario per gli anziani, un’indennità – nel caso di morte del dipendente – a favore della famiglia pari a tre annualità, i cui costi sono completamente a carico dell’impresa, oltre a soggiorni estivi, stage e borse di studio per i figli dei dipendenti, insieme a un asilo aziendale, nella sede di Alba, aperto anche ai non dipendenti, in un’ottica di promozione di un welfare aziendale “aperto” al territorio e alla comunità.
Come si può evincere da questi esempi, il problema non risiede tanto nel capitalismo in sé, ma nella ristrettezza mentale delle piccole aziende italiane, le stesse che spesso sentiamo di dover tutelare – ma chi ci tutela dalla loro visione padronale del capitalismo?
Lo Stato non pare in grado – anzi, dove esso si è sostituito alla libertà economica, ha generato più schiavitù e repressione. Ma il nodo centrale della questione è cercare di non abboccare alle sirene comuniste e stataliste che ci raccontano una realtà distorta, in cui ogni azienda privata è il marcio da abbattere, mentre nella realtà l’unica cosa da demolire sono le piccole realtà aziendali nazionali.
Alex Vön Punk
Email: vonpunk@tutanota.com
Telegram: @VonPunk
L’AUTORE
Alex Vön Punk viene costruito a Pisa negli anni ‘80. Bandito, cantante e scrittore di canzoni punk nella band pisana Enkymosis fino al 2009. Autodidatta d’assalto tra un lavoro precario e l’altro, grafico freelance, agitatore politico e provocatore di tendenze anarchiche, anti-autoritarie e federaliste, membro del Centro Studi Libertario “Società Aperta” che si occupa di libertarismo, diritti civili e della promozione del Reddito di Base Universale.